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Alessandria - Un libro permette di viaggiare anche per migliaia di chilometri lungo itinerari sconosciuti, di esplorare il passato o di fare un salto nel futuro, ma anche di parlare di emozioni. Perché un libro consente di “librarci” verso altri e alti pensieri.
Dopo aver scavalcato le porte di biblioteche e librerie, oggi la lettura si pratica anche in natura e si trasforma in una strategia per stimolare la scoperta di luoghi poco conosciuti, ma soprattutto si traduce in un piano culturale, capace di dare il “la” a un approccio che lascia il segno nella vita quotidiana dei piccoli abitanti delle valli dell’entroterra.
Sta accadendo proprio questo in val Borbera, grazie al Sarvego Festival, l’evento “selvatico” dedicato alla letteratura per l’infanzia e al mondo dell’illustrazione che quest’estate ha toccato diversi paesi dell’alta valle, tutti accomunati dal desiderio di mettere insieme risorse e visioni.
LA NUOVA SEZIONE PER RAGAZZI DELLA BIBLIOTECA DI CARREGA
Nell’ambito dell’iniziativa, che ha visto tutti i comuni valborberini fare da sfondo alle iniziative e che ha portato circa 500 bambini e le loro famiglie a incontrare il meglio della letteratura e dell’illustrazione per ragazzi, un’intera giornata ha visto protagonista il piccolo comune montano di Carrega Ligure, a cavallo tra Piemonte e Liguria.
Proprio qui è nata la nuova sezione per bambini e ragazzi della biblioteca del paese, inaugurata durante una tappa del Sarvego Festival. Ed è così che in un caldo pomeriggio di agosto è stato tagliato il nastro di una stanzetta minuta ma ricca di colore e allegria, oltre che di scaffali stracolmi di libri.
Un segnale positivo per un territorio in cui l’entusiasmo dei lettori, giovani e giovanissimi, è la vera promessa che questo spazio diventerà presto un nuovo punto di riferimento per le giovani generazioni della valle.
E se è estremamente importante far crescere e sostenere queste piccole ma grandi iniziative, capaci di ravvivare la fiamma della cultura anche nei piccoli borghi di montagna, c’è un gruppo di persone che ha recuperato “alla fonte” il patrimonio di favole, fiabe e racconti locali che per secoli la tradizione aveva tramandato di generazione in generazione solo oralmente.
TERRA DI FIABA E LE “STORIE INTORNO AL FUOCO”
Sono le “sorelle Grimm” di queste terre ed è un collettivo che è riuscito a raccogliere, all’interno di un libro, le Favole dell’Oltregiogo, quella porzione di territorio al confine tra Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna (storicamente l’area comprende 38 comuni in provincia di Alessandria, un comune in provincia di Pavia, 3 comuni in provincia di Piacenza e 22 comuni nella provincia di Genova, ndr).
«Adesso – raccontano i ragazzi dell’Ecomuseo di Cascina Moglioni – tutti possono conoscere le fiabe ascoltate dai nostri nonni quando erano bambini e si riunivano intorno al camino o nella stalla, i luoghi più caldi in inverno».
Le favole illustrate, pubblicate dall’ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, raccontano storie di polenta, di “marenghi”, di persone realmente esistite e di tradizioni del territorio. Bergagi, Giuanin forte, Teresina e Luigina sono solo alcuni dei personaggi che ricorrono tipicamente anche nelle storie tradizionali di altre regioni italiane, magari con piccole differenze e nomi diversi, ma qui è il loro stretto legame con la realtà locale a permettere a chi ascolta di immedesimarsi e sentirsi parte integrante di una collettività.
«L’incontro tra comunità diverse – sottolinea Danilo Repetto, presidente delle Aree Protette Appennino Piemontese – dà sempre i suoi frutti, soprattutto dove ci sono giovani con nuove idee e voglia di fare, come sta accadendo ora in val Borbera. Continueremo a lavorare insieme, magari anche a un’esperienza simile a quella dell’Oltregiogo: sarebbe bello recuperare i racconti e le fiabe della tradizione orale valborberina, affinché non vadano perduti».
Il Sarvego Festival non è stato solo la prima edizione di un evento che ha permesso a grandi e piccoli di “giocare a immaginare, per dare forma ai sogni”, in contesti di natura selvaggia e incontaminata. È stato soprattutto la preziosa occasione per stare di nuovo gli uni accanto agli altri per ricostruire, insieme, un futuro dove la cultura diventi parte integrante del quotidiano.
“Sarvego”, ma aperto al mondo.
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