Refugees Welcome: storia di una famiglia e di un giovane che ha ritrovato la speranza
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Milano, Lombardia - Refugees Welcome Italia è un’associazione onlus apolitica attiva dal 2015, è diffusa nelle principali città italiane ed è aderente all’omonimo network europeo nato a Berlino sette anni fa. La sua attività principale consiste nell’adozione, da parte di una famiglia partecipante al progetto, di un individuo con lo status di rifugiato di età tra i 18 e i 35 anni. Attraverso questo tipo di iniziative, l’associazione opera affinché l’accoglienza in Italia sia diffusa con capillarità e professionalità.
Con “famiglia” si intende una qualsiasi persona, coppia o famiglia con figli, che possa mettere a disposizione una camera per il rifugiato e dedicargli del tempo per farlo integrare nella società. I ragazzi accolti sono solitamente usciti da centri di accoglienza, in cui si può stare finché si è minorenni.
Refugees Welcome cerca quindi di creare una rete di rapporti sociali a sostegno del rifugiato, trasmettergli una maggiore conoscenza della lingua e della cultura e attivare le sue risorse umane o professionali, in modo da poter un giorno entrare nel mondo del lavoro. Il periodo di “adozione” dura almeno 6 mesi, il tempo minimo per imparare a convivere e avere uno scambio culturale significativo.
Tutto il progetto – di cui abbiamo parlato diverse volte su Italia Che Cambia, come per esempio in questo approfondimento – è ovviamente seguito da un team di esperti: project manager, operatori sociali, psicologi, legali, esperti in comunicazione e raccolta fondi, giornalisti e ricercatori sociali.
Per partecipare, è sufficiente iscriversi al sito di Refugees Welcome Italia, da cui si possono anche attingere e donare risparmi, per chi avesse difficoltà a coprire le spese del nuovo arrivato in famiglia. All’iscrizione, ognuno può esprimere le proprie abitudini e preferenze: ci pensa poi un gruppo di esperti a trovare gli abbinamenti giusti tra i rifugiati e le famiglie.
Per farvi capire meglio lo spirito del progetto, vorremmo parlare di una delle tante storie di famiglie che accolgono un rifugiato per dargli accoglienza e amore, in modo che possa avvenire un magnifico scambio culturale per far sì che l’ospite possa integrarsi al meglio nella nuova società.
Questa è una storia abbastanza recente: risale a settembre 2020, quando Diallo – un giovane ragazzo di vent’anni – viene accolto dalla famiglia Martini, che già da tempo avrebbe voluto partecipare al programma proposta da Refugees Welcome. Quella dei Martini è una famiglia numerosa, ma tutti sono d’accordo; così, comincia la loro esperienza con Refugees Welcome.
Il primo incontro con la famiglia è difficile per Diallo, poiché il ragazzo non vuole rappresentare un peso per loro. Tuttavia viene subito colpito dall’allegria dei figli di Annalisa. A 15 anni Diallo è stato costretto a lasciare il suo paese natale, la Guinea Conakri, per raggiungere dopo un mese la Libia. Lì è stato detenuto e poi venduto a una persona che lo ha costretto a lavorare duramente per lui.
Fortunatamente è riuscito a scappare, ma sempre rimanendo nascosto per evitare di essere rintracciato e restituito al “padrone”. In quel momento ha capito che l’unico modo per poter avere la possibilità di un futuro migliore era tentare il viaggio per l’Europa. Sul gommone erano in 140. Sarebbe voluto essere l’ennesimo viaggio della speranza, ma è stata una strage. Solo quaranta sono sopravvissuti, tra cui lui. Finalmente Diallo arriva in Italia: viene portato in un centro di accoglienza, ottiene lo status di rifugiato e decide di andare a vivere temporaneamente in una casa con una famiglia. Così inizia tutto.
Giacomo, uno dei figli di Annalisa, afferma che «quando sento Diallo raccontare la sua storia mi rendo conto di quanto io sia fortunato a vivere in un paese in cui mi sento al sicuro e dove nessuno mi fa del male. Nascere in un posto invece che in un altro, influisce su tutto il corso della tua vita».
La storia della famiglia Martini, come quelle di tante altre famiglie, ci fa comprendere l’importanza di ogni gesto, anche piccolo, ma che se intrapreso da molti può mutare i destini di tante persone. Il bello di queste esperienze è che non solo cambia la vita di chi viene accolto, ma diventa una grande avventura ricca di insegnamenti anche per le famiglie che accolgono.
Infine, tutti noi dovremmo far nostre le parole di Annalisa: «È importante che i nostri figli capiscano che nulla è loro dovuto, che la vita di molte persone nel mondo è piena di difficoltà e che non ci si può voltare dall’altra parte. Bisogna tendere la mano».
Questo contributo è stato realizzato dagli studenti e dalla studentesse delle scuole secondarie di secondo a conclusione dell’attività “Un giornalista in classe”, percorso di giornalismo ambientale condotto dalle giornaliste e giornalisti di Italia che Cambia all’interno del progetto SOStenibilmente. #SOStenibilmente è un progetto nazionale di educazione ambientale promosso da CIFA ONLUS e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, volto a costruire una cultura basata sul rispetto dell’ambiente e sui principi dello sviluppo sostenibile, promuovendo il protagonismo giovanile e l’integrazione da parte di cittadini e rappresentanti delle istituzioni di una prospettiva rispettosa dell’ambiente nelle proprie scelte quotidiane.
Articolo scritto da Matilde Zacchera, Francesco Simontacchi e Ludovica D’Alessandro della classe 1CL dell’istituto Leone XIII di Milano.
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