3 Set 2021

Nuovo Maschile: liberi dalla violenza per una nuova visione dell’essere uomini – Amore Che Cambia #22

Scritto da: Daniel Tarozzi
Intervista di: DANIEL TAROZZI E PAOLO CIGNINI
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Abbiamo incontrato Desiree Olianas, che ci ha guidato alla scoperta dei centri per uomini maltrattanti. Per cambiare le cose infatti non è sufficiente agire sul sintomo, ma occorre intervenire sulle cause. Solo trasformando la nostra cultura maschilista e misogina possiamo fermare un flagello che ancora oggi colpisce in Italia una donna su tre.

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Pisa, Toscana - Desiree Olianas ci riceve nel suo studio. Siamo a Pisa, in una delle tappe del nostro viaggio nell’amore (e nel sesso) che cambia. Oggi tappa difficile. Siamo qui per parlare di violenza sulle donne e di come agire sugli uomini maltrattanti lavorando per costruire un altro modo di essere uomini, un Nuovo Maschile.

Partiamo dai dati. Come riporta il rapporto ISTAT sulla violenza sulle donne, in Italia “la violenza contro le donne è fenomeno ampio e diffuso. 6 milioni e 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subito violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subito stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri”.

Ecco, questi freddi dati in poche righe riassumono un fenomeno tremendo e ancora oggi poco toccato. Una donna su tre ha subito violenza. Le nostre madri, figlie, sorelle o amiche sono coinvolte. Noi siamo coinvolti. Eppure sembra sempre un fenomeno lontano, che non ci riguarda. Ci scandalizziamo per le violenze sulle donne commesse dai talebani. Ma cosa accade dietro alla porta accanto alla nostra?

Va considerato che quelli riportati sono i dati ufficiali. Chissà quante violenze non rientrano in queste statistiche perché non denunciate. Prima di entrare nel merito del nostro incontro voglio citare ancora due dati tratti dal rapporto dell’ISTAT: “Il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o precedente. Il 10,6% delle donne ha subito violenze sessuali prima dei 16 anni”.

Lo ribadisco, per far capire la gravità della situazione. Una donna su dieci ha subito violenza sessuale prima dei 16 anni. Desiree, purtroppo, rientra in queste statistiche. Ha vissuto la violenza in prima persona come nipote e come figlia. Ma ha deciso non solo di non arrendersi a questa violenza, ma anche di trasformarla in un motore che l’ha spinta a cambiare le cose e a farlo nel modo più difficile: lavorando con gli uomini che “agiscono violenza”.

nuovo maschile 2

Nuovo Maschile

Desiree, infatti, oggi è psicologa e psicoterapeuta e nel 2012, insieme a Riccardo Guercio, ha fondato Nuovo Maschile, associazione di promozione sociale che nasce con l’intento di poter offrire agli uomini che subiscono violenza un luogo in cui poter imparare a non agirla. «Volevamo aiutare “i maltrattanti” a sperimentare un modo diverso di essere uomini, di essere dei maschi, andando oltre gli stereotipi ancora molto diffusi che vanno a rinchiudere la maschilità in delle caratteristiche che sono l’apripista della violenza nelle relazioni».

Come emerge dai due video proposti all’interno di questo articolo, Desiree, Riccardo e il loro staff lavorano su due filoni: da un lato aiutano gli uomini maltrattanti con un percorso di almeno un anno (ma quasi sempre più lungo) a mettere in discussione la loro idea di maschio, a scardinare le idee che hanno delle relazioni, del contatto con l’altro partner e ad entrare in contatto con la loro rabbia, cercando di comprenderla e governarla. Dall’altro lavorano sulla prevenzione, con progetti culturali nelle scuole e non solo.

In media un paziente su quattro porta a termine il percorso. Funzionano in particolare gli interventi su uomini che hanno scelto di mettersi in discussione, quasi sempre spinti dalle partner che – dopo un’ennesima violenza – li mettono di fronte alla scelta: “O cambi tu o cambio partner”. Altri percorsi sono portati avanti da uomini “assegnati” dai tribunali e in questo caso la sfida è ancora più grande.

Ovviamente, il primo passo di fronte ad una donna vittima di violenza è invitarla a denunciare e a proteggersi andando in un centro anti-violenza. Nuovo Maschile non vuole in alcun modo legittimare gli uomini maltrattanti o invitare le donne ad accettare la violenza in nome di un possibile cambiamento futuro. Ritiene che la tutela della vittima sia il primo passo. Per questo, durante il “contatto partner”, viene subito chiarito che la responsabilità del comportamento dell’uomo è solo dell’uomo, che solo lui può cambiare e che lei non dovrà basarsi sul fatto che l’uomo inizia un percorso per decidere cosa fare, ma dovrà restare molto ferma su come lui si comporta; vogliamo evitare qualsiasi tipo di manipolazione.

Subito dopo però, si cerca di intervenire aiutando questi uomini a cambiare davvero, in modo da scardinare una volta per tutte una dinamica che, se lasciata libero di agire, tenderà inevitabilmente a ripetersi. Non a caso, moltissimi casi di violenza sono commessi da “ex” e molti uomini tendono a essere violenti con più donne nella loro vita. Il lavoro che Nuovo Maschile propone si concentra sia sulla violenza fisica che su quella psicologica e ha a che vedere con tutti quei comportamenti che vanno a ledere l’integrità, la libertà fisica e psicofisica di una persona.

Chi sono gli uomini maltrattanti?

Innanzitutto la violenza “domestica” è diffusa in tutta Italia e non è legata al contesto socio-economico. Molti dei “carnefici” sono professionisti, uomini colti, di successo. Per questo presentare chi agisce violenza come “mostro” non aiuta. Nell’immaginario la violenza è spesso rappresentata come un qualcosa commesso da persone vittime di droghe, pazzia o altri disagi evidenti, ma in realtà il fenomeno è molto più diffuso e subdolo.

L’elemento che accomuna queste persone è dato piuttosto dalla presenza di idee di stampo maschilista, misogino; idee che fanno ancora parte della nostra cultura e che considerano l’uomo superiore alla donna, titolare di più privilegi e diritti. «Banalmente – ci spiega Desiree – rappresentano questa visione spesso inconscia anche il diritto di occupare spazio, il diritto di guardare, il diritto di toccare, di fissare una donna, di dirle qualcosa. E se la donna non mi risponde, non mi fa un sorriso, io la offendo. Questi sono tutti privilegi che non sono legati a psicopatologie, ma a disfunzioni culturali».

«È ancora considerato normale – prosegue Desiree – che un uomo abbia potere, raggiunga delle posizioni elevate nel proprio ambito e così via. Inoltre, sono ancora molto forti gli stereotipi di genere che presentano la donna come carina, gentile, abnegante, disponibile in vari modi, accudente, sessualmente disponibile e l’uomo come forte, dominante, figo, che può utilizzare e può provare rabbia e sfogarla su qualcuno se le proprie aspettative sono frustrate e deluse».

Grazie ai percorsi con Nuovo Maschile – o con centri analoghi – si sviluppano effetti a lungo raggio e si agisce sulla cultura: «Essere consapevoli del fatto che la violenza non ha una giustificazione o una base biologica e che, se vuole, l’uomo può cambiare è un fattore molto importante perché restituisce una grande senso di padronanza all’uomo in questione e gli permette di responsabilizzarsi».

Chi paga il percorso?

Fino al 2017 Desiree e i suoi colleghi e le sue colleghe hanno lavorato gratuitamente, sapendo di agire su un’utenza scarsamente motivata. Dal 2017 hanno ricevuto un sostegno economico dalla Chiesa Valdese, che ha permesso loro di continuare a offrire le proprie prestazioni gratuitamente, Nel 2018 hanno avviato una collaborazione con la società della salute della zona pisana che ha permesso di garantire la gratuità sia per la parte iniziale di valutazione che per il percorso di gruppo dell’utenza pisana. Oggi il carico è aumentato e sempre più uomini arrivano da zone non convenzionate. In quel caso, Nuovo Maschile fa pagare una cifra “agevolata”.

E nel resto d’Italia?

Il primo centro per uomini maltrattanti è nato nel 2009 a Firenze ed è il CAM, il Centro di Ascolto Maltrattanti. Questo ha diverse sedi in Italia. Poi è nata Relive, l’associazione nazionale che riunisce alcuni centri per autori di violenza che si riconoscono nelle linee guida internazionali stilate del WWP, un’associazione di respiro europeo.

Cosa può fare ognuno di noi?

Voglio chiudere questo articolo con le parole di Desiree e vi invito davvero a farle vostre e a guardare i video contenuti in questa pagina per capire meglio il senso profondo di questa storia. «Sappiamo dai racconti dei nostri uomini quanto sia importante che il contesto intorno a loro non li legittimi. Un ragazzo con cui sto facendo i colloqui, che inizialmente si era assunto la responsabilità dei propri comportamenti e aveva affermato che non aveva giustificazioni, al terzo colloquio mi ha detto: “Beh, certo, io ho sbagliato, ma come mi hanno detto i miei amici anche lei me le ha tirate fuori dalle mani”. Il maschio oggi continua a ricevere messaggi dai media, dagli amici, dalla famiglia che li legittimano e li giustificano».

«Le donne invece continuano a essere colpevolizzate. Quando un uomo agisce violenza gli altri che dicono ”ma tu cosa hai fatto? perché lui ha fatto così?”, implicitamente affermando che lei abbia qualche colpa. Dobbiamo diventare tutti più capaci di riconoscere la violenza e di intervenire. La violenza si nutre del silenzio. Sappiamo che molto spesso i familiari sanno delle violenze agite dai figli sulle loro mogli e spesso i familiari genitori sono complici e conniventi. Gli amici invece, nella mia esperienza, assistono alla violenza verbale ed emotiva senza intervenire. C’è ancora molto questa idea che “i panni sporchi si lavano in casa”. Facciamo in modo che non sia più così».

Già, facciamolo. Per un Nuovo Maschile, per una nuova Umanità.

Per approfondire leggi anche il report regionale sulla situazione Toscana. In libreria: Amori violenti. Riconoscere, prevenire, contrastare la violenza sulle donne

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