Sarah: “Sono diventata doula per tenere per mano le donne che diventano mamme”
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La Spezia - Doula in greco significa “serva della donna”. Se un tempo a supportare le neomamme erano le donne della famiglia e le vicine di casa, oggi la doula è una figura professionale che si occupa del sostegno emotivo e del benessere, sia della donna che della famiglia, dalla gravidanza fino al primo anno di vita del bambino. Una donna che fa in qualche modo, “da madre alla madre”, incorporando in sé diverse professioni in una con l’unico obiettivo di far stare bene la mamma.
Pur trattandosi di un momento della vita unico e irripetibile, a ruotare intorno alla nascita di un bambino ci sono anche tanta fatica, stanchezza e stress. Ne ho parlato con la doula Sarah Weber: lei è svizzera e fa parte del gruppo Doule Lunae, un collettivo di quattro professioniste ben distribuite sul territorio spezzino. Ha voluto raccontarmi alcune sfumature di questo lavoro, ancora poco conosciuto.
Sarah, parlaci di te: com’è nata la scintilla che ti ha spinto a diventare doula?
Da bambina ero affascinata dalle donne in gravidanza e dai neonati e ho capito di essere doula da sempre. Già da ragazza mi piaceva trascorrere le mie vacanze nelle famiglie come ragazza alla alla pari e successivamente ho lavorato in una famiglia con quattro gemelli. L’ambito della maternità mi ha sempre riempito il cuore di gioia e di stupore, collezionavo gli annunci nascita, facevo la babysitter e volevo fare l’ostetrica, tant’è che ho lavorato per un periodo in un reparto maternità. Poi la mia vita ha preso una svolta “non sanitaria” ed eccomi qui. Ho scoperto la figura della doula e sapevo istintivamente di voler stare vicino alle donne e alle famiglie in questo modo: desidero semplicemente esserci per loro e dare supporto, in modo silenzioso. Quando ho avuto l’occasione di accompagnare la mia migliore amica al suo terzo parto, nel 2013, la prima cosa che mi ha detto dopo il parto è stata: “Tu devi diventare una doula”. E così è stato.
Chi sono le mamme che ti contattano e che approccio ha questo territorio sul tema?
Le mamme che mi contattano sono diversissime una dall’altra, spesso hanno già sentito parlare della doula e sono sorprese di trovarla anche qui e non solo nelle grandi città. Sono madri che aspirano a una maternità consapevole, sapendo che chiedere sostegno in questa fase particolare e trasformativa della vita significa essere forti e non deboli. Diciamo che la doula, essendo una figura nuova ma nello stesso tempo antica (le donne un tempo venivamo accudite da altre donne della famiglia oppure vicine di casa prima, durante e dopo il parto) fa ancora fatica ad essere capita, soprattutto in quello che fa. Spesso però la doula “c’è” senza “fare”. E visto che seguo i bisogni della mamma e della sua famiglia, è effettivamente difficile elencare ciò che faccio. Posso spaziare in tanti ambiti, offrendo sostegno pratico ed emotivo.
Mi piace descrivermi come la “doula Mary Poppins”, colei che arriva con una borsa piena di coccole, che fa un po’ da mamma alla mamma, un po’ da babysitter, un po’ da cuoca e un po’ da donna delle pulizie, insomma, una colf della famiglia! Il mio obiettivo è uno solo: far stare bene la mamma, perché se sta bene lei sta bene tutta la famiglia.
Stai facendo rete con realtà locali correlate al tema maternità/prima infanzia?
Fare rete è una delle caratteristiche principali di una doula. Spesso lavoro in team con altri professionisti, come ostetriche, psicologhe, osteopate e consulenti d’allattamento, per citarne solo alcune. È molto importante anche poter indirizzare la mamma ad altri professionisti della genitorialità e, prima di farlo, è bene conoscersi di persona.
La doula sostiene la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel difficile periodo del puerperio, sino all’anno di età del bambino. E dopo?
La doula in effetti copre il primo anno di vita del bambino, ma in alcuni casi va anche oltre. La doula è “l’alleata” di quella mamma e di quella famiglia, diventa parte di essa, entrando anche dentro alle sue dinamiche. Succede che la volte viene richiamata la stessa professionista al secondo, terzo o quarto figlio: io, per esempio, ho appena seguito il puerperio di una mamma che è al quarto figlio e sono la sua doula da quando era incinta del secondo. A questo punto è importantissimo ricordare che, come doula, lavoro rispettando il segreto professionale e seguo il codice etico della mia associazione nazionale, Mondo Doula.
“Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”, dice un proverbio africano. La doula è una figura che sopperisce a una lacuna dell’era moderna, diventando quel “villaggio” che oggi manca, oppure secondo te è una persona che sarebbe opportuna in ogni famiglia?
Certo, la doula copre questo vuoto sociale che oggi c’è, purtroppo. Soprattutto nelle famiglie che sono sradicate dal proprio luogo d’origine, la doula può fare la differenza. Io stessa sono rimasta incinta in un paese che non è il mio, ho partorito dove io non sono nata e ho cresciuto i miei figli là dove non sono cresciuta. Posso capire benissimo cosa vuol dire partorire e crescere un figlio lontano dalla tua terra. Ho provato le stesse sensazioni, quindi capisco senza bisogno di parlare. Credo però che questa figura sia opportuna in ogni famiglia, perché essendo una persona non strettamente coinvolta emotivamente nella vita familiare ha uno sguardo esterno. Arriva con cuore e orecchie aperte, per questo mi piace dire alle persone che loro aprono le porte di casa, mentre io apro il mio cuore.
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