Perché scendere in piazza per il clima? Anche il Piemonte sciopera con Fridays for Future
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Torino - Perché scendere in piazza per il clima?
Perché la temperatura globale è già aumentata di 1.2 °C rispetto ai livelli preindustriali.
Perché i livelli del mare si stanno innalzando e minacciano le coste.
Perché i poli si stanno fondendo liberando gas tossici.
Perché gli eventi meteorologici estremi sono sempre più frequenti e intensi.
Perché per quanto ci crediamo assolti, siamo coinvolti e abbiamo il dovere di rimediare.
Per assicurare un futuro alle prossime generazioni.
Per ottenere quel mondo migliore che è possibile.
Sono queste le intenzioni riportate sulla pagina Facebook di Fridays for Future di Torino che oggi, insieme ai gruppi delle città di Novara, Asti, Alessandria e Cuneo, torna a diventare protagonista dello sciopero globale per il clima in un grande evento, come non vedevamo dall’inizio della pandemia. Eppure in quest’anno – tra notizie di alluvioni, incendi e siccità che sono passate in televisione, che abbiamo letto sui giornali e ascoltato alla radio – i nostri giovani attivisti non si sono mai fermati, organizzando eventi, campagne di sensibilizzazione e progettando i prossimi passi. E oggi, con ancora più determinazione, ritornano nelle vie delle città per chiedere ai governi azioni immediate.
Per aggiornarvi sul lavoro di questi mesi, abbiamo parlato con Laura Vallaro, attivista del gruppo Fridays For Future Torino. Come ci ha raccontato, «scendiamo in piazza dopo diverso tempo, dopo i lunghi mesi di emergenza sanitaria. Pensiamo sia fondamentale mettere pressione ai decisori politici che negli ultimi tre anni, da quando abbiamo iniziato a protestare, hanno usato tante belle parole per raccontarci che risolveranno i problemi e che arriveremo a ridurre le emissioni. Ma a oggi le azioni necessarie di cui il pianeta ha bisogno non si vedono ancora. Per questo è importante continuare a far sentire la nostra voce, perché la distanza tra quello che i politici dicono e quello che fanno, tra quello che fanno e quello che la scienza indica essere necessario, è ancora molto grande».
In questi mesi il gruppo torinese ha partecipato a diverse azioni insieme ad altri movimenti locali. È il caso di Non Una di Meno, con la quale ha organizzato alcuni eventi, oppure Extinction Rebellion, con cui si sta mobilitando in vista della preCOP26 a Milano. Il Pre-COP Summit vedrà la partecipazione di 40 paesi in un confronto informale sugli aspetti politici chiave della prossimo summit mondiale sul clima, in programma all’inizio di novembre a Glasgow.
«Sono passati quasi sei anni dall’accordo di Parigi e i governi stanno presentando i loro piani, che non sono ancora sufficienti. La PreCOP, che si terrà a Milano, ha un ruolo importante ed è necessario mostrare che, come attivisti, stiamo osservando quello che gli stati e i decisori politici fanno e decidono. Parteciperemo alle manifestazioni a Milano insieme a tantissimi movimenti e prenderemo parte all’Eco Social Forum ed altri momenti in piazza in cui convergeranno tante persone e associazioni. Un aspetto su cui abbiamo intenzione di concentrarci, come gruppo torinese, è quello della giustizia climatica e dell’equità. Pensiamo sia necessario dare voce alle persone che vivono nelle aree più colpite dalla crisi climatica, le cui notizie non sempre arrivano all’attenzione dei media».
Un altro tema su cui il gruppo torinese è coinvolto sono le elezioni amministrative che porteranno i cittadini a Torino, come in diverse città italiane, alle urne. Come ci spiega Laura, «stiamo sensibilizzando le persone che hanno la possibilità di votare e di scegliere come loro rappresentanti coloro che hanno maggiore intenzione nell’affrontare l’emergenza climatica». Oltre alle azioni di sensibilizzazione, un’attenzione particolare è rivolta agli stessi amministratori: «In vista dello sciopero stiamo chiedendo ai candidati delle prossime elezioni di spiegare meglio quali sono i loro piani per una città a minori emissioni, dal momento che non abbiamo individuato nei rispettivi programmi forti obiettivi per gestire l’emergenza climatica».
Perché scendere in piazza? Come scrivono sulla loro pagina Facebook, «il 2021 è stato un anno sempre più caratterizzato da eventi climatici estremi, eventi che aumentano di anno in anno e che sono sempre più devastanti. Secondo Coldiretti solo in Italia gli eventi climatici estremi sono stati 1400, con aumento del 65%. In termini economici abbiamo perso 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola e danni a strutture e infrastrutture. Senza contare il costo umano che la crisi climatica ha ogni hanno in ogni parte del mondo, in particolare nei paesi del Global South. Il 24 settembre scendiamo in piazza perché vogliamo che la politica si attivi e attui i cambiamenti necessari per non far aumentare ancora di più la potenza devastante di questi eventi».
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