“Insegniamo alle nuove generazioni che il territorio del Beigua è un patrimonio da tutelare”
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Savona - «Maneggio api, scruto i pipistrelli, ascolto i canti notturni, leggo favole sotto i faggi, osservo i rettili, saluto gli uccelli migratori, esamino insetti». Così Greta Pastorino descrive il suo lavoro di guida ambientale escursionistica e divulgatrice scientifica.
Nata trentadue anni a fa a Mele, un piccolo comune sulle alture di Voltri, Greta ha iniziato a coltivare sin da bambina il suo amore viscerale per tutta quella microscopica vita che brulica nella natura che circonda la sua casa natale. E negli anni quella fiamma non si è spenta. Si laurea in Scienze Naturali a Genova con una tesi sul barbagianni e prosegue il percorso accademico a Torino con una laurea magistrale in Biologia dell’Ambiente. Ogni volta che ha un giorno libero va a camminare, perché «ciò che amo fare di più è quello che faccio anche quando lavoro e spesso sono una meravigliosa cosa sola».
Pur lavorando in tutta la Liguria, oggi il parco naturale del Beigua è la sua seconda casa: è proprio qui, sullo spettacolare balcone di montagne che si affacciano sul mare, che Greta, insieme allo staff di guide ambientali del Parco, accompagna i più piccoli ad analizzare i messaggi dei nostri avi interpretando le incisioni rupestri sulle rocce, ad ascoltare i versi degli animali notturni e a salutare il passaggio dei gruccioni. Attività outdoor, originali ed esperienziali, per appassionare alla natura le nuove generazioni: il parco offre più di cento proposte a tema geologia, biodiversità, sviluppo sostenibile, storia e tradizioni, specifiche per fascia di età e di apprendimento, dalla scuola dell’infanzia sino alle superiori.
Ho intervistato Greta per saperne di più del suo lavoro nel parco e del suo percorso.
Quando hai iniziato ad appassionarti alla natura e quando hai deciso di diventare guida escursionistica?
Amo stare in mezzo alla natura da quando sono nata: da piccola trascorrevo il tempo a osservare tutti gli animaletti che vivevano nel mio giardino, ma anche in montagna e nel mare. Questa è un’attrazione che hanno molti bimbi e che io ho mantenuto nel tempo. Ho deciso di diventare guida escursionistica nel 2012, una volta finita l’università, quando ho preso coscienza che potevo combinare le mie passioni per la natura e il trekking con la mia formazione accademica, trasformandole in una professione.
Oltre all’importanza di acquisire nozioni e conoscenze sul proprio territorio, ritieni che la socializzazione in natura stia portando ai più piccoli benefici emotivi, soprattutto in questo momento storico?
Senza alcun dubbio. Sono numerosi gli studi che dimostrano come lo stare in mezzo alla natura nutra anche la mente oltre che il fisico. All’aperto i bimbi sono stimolati, curiosi, attenti. E lontani da telefoni e televisione tornano a chiacchierare con i coetanei, imparano ad ascoltare i suoni del bosco, osservano il mondo che li circonda, anziché concentrarsi solo su loro stessi. E poi imparano ad aiutarsi l’un l’altro, senza lasciare indietro nessuno.
Parlaci del parco del Beigua e del suo territorio: secondo te ci sono aspetti che andrebbero valorizzati?
Quello del Beigua è un territorio straordinario, ricco di biodiversità per la quantità incredibile di ambienti diversi che lo caratterizzano, dai versanti ripidi e assolati nella parte a sud del parco – versante tirrenico – ai verdi pascoli dei dolci versanti padani. E poi torbiere, importantissime e protette, oltre a postazioni ottime e riconosciute in tutta Europa per il passaggio degli uccelli migratori. La geodiversità, con rocce, paesaggi e fossili che rendono il Beigua l’unico geoparco della Liguria tutelato dall’UNESCO. E poi ancora l’aspetto storico, con la Badia di Tiglieto ad esempio, e preistorico, con le numerose incisioni rupestri. C’è poi la tradizione enogastronomica: questo territorio vanta diverse eccellenze del marchio “Gustosi per Natura“, come lo zafferano, i canestrelli, gli amaretti, la birra e le formaggette, solo per citarne alcuni. Come guide, facciamo il possibile per valorizzarlo, sottolineando tutte queste peculiarità.
Da tempo il territorio del Beigua è in allarme perché si vocifera la possibilità di costruire proprio sul Monte Tarinè, uno splendido luogo naturale, per buona parte entro i confini del parco, una miniera per l’estrazione di un minerale, il rutilo, contenente titanio. Tu cosa ne pensi?
Naturalmente sono contrarissima: sarebbe la fine del Parco, del territorio e di anni di sforzi per andare nella direzione opposta.
Hai modo, insieme alla cooperativa Dafne con cui lavori, di fare rete con altre realtà locali?
Sì, stiamo collaborando con diverse realtà, in primis con le scuole del territorio e non solo. Abbiamo creato una buona sinergia con l’Associazione Didattica Museale durante il Festival della Scienza, ma anche con Legambiente, durante le attività di sensibilizzazione ambientale.
Cosa ti porti a casa dopo ogni escursione?
Tanta “rumenta” raccolta sui sentieri (sorride: in genovese il termine “rumenta” significa spazzatura, ndr). Dal punto di vista emotivo mi porto a casa tanta soddisfazione per aver trasmesso ai miei uditori almeno un po’ della mia passione e soprattutto tanta gioia, per aver trascorso il mio tempo dove più amo stare. Tra alberi e ruscelli.
“Crescere un bambino legato alla natura è crescere un ribelle, un sognatore, un innovatore, qualcuno che seguirà il proprio percorso verdeggiante e tortuoso“. Nicolette Sowder
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