Aumento delle bollette: cosa c’è dietro ai rincari dei prezzi di gas ed energia?
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In un momento così delicato per gli equilibri ambientali globali e in un paese ancora drammaticamente legato ai combustibili fossili come l’Italia, l’aumento delle bollette che sta per colpire i nostri concittadini riveste un ruolo particolarmente importante, non solo per il peso che eserciterà sulle economie famigliari, ma anche per le cause che lo hanno generato.
Io ho ristrutturato casa in modo efficiente ed ecologico e ho installato i pannelli fotovoltaici sul tetto per evitare di consumare energia proveniente da fonti fossili. Inoltre ho deciso di avere come fornitore di energia elettrica ènostra, in modo da essere certo che anche quel poco di energia che consumo e non riesco ad autoprodurmi arrivi da fonti rinnovabili. Quando ho sentito dell’aumento del 40% del prezzo del gas ho quindi pensato: “Non mi riguarda!”.
E invece mi coinvolge.
Aumenta il prezzo dell’energia in generale e non solo di quella proveniente da fonti fossili. Per capirne il motivo ho chiamato Gianluca Ruggieri, tra le altre cose fondatore e Vice-Presidente di ènostra. Gianluca mi spiega che questo “caro energia” risulta così marcato perché paragonato ai dati del 2020, anno in cui i vari lockdown avevano comportato un calo drastico dei consumi e quindi anche delle tariffe.
«In effetti – mi dice – a parità di consumi, se confronteremo le bollette della seconda metà del 2020 con quelle della seconda metà del 2021, vedremo un aumento incredibile. Questo rincaro dipende per l’80% dall’aumento del prezzo del gas. I mercati asiatici hanno richiesto più gas e questo ha comportato l’impennata del prezzo». Il restante l 20% di questo aumento dipende dal costo delle emissioni, che finalmente sta un po’ aumentando.
Tutto questo si ripercuote sul prezzo con cui viene scambiata l’elettricità sulla borsa elettrica, che varia su base continua oraria. Il valore dettato da questa borsa viene chiamato PUN, Prezzo Unico Nazionale. «Quindi se un contratto di compravendita dell’elettricità è basato sul PUN – come in effetti è la maggior parte dei contratti –, a prescindere dal tipo di energia che si consuma, rinnovabile o meno, il suo costo seguirà l’andamento di questa borsa».
Quindi c’è poco da fare. I rincari riguardano quasi tutti. La buona notizia, almeno in parte, la riceve chi ha installato degli impianti fotovoltaici e produce più energia di quella che consuma. In questo caso, infatti, l’energia che rimetterà in rete verrà pagata con un prezzo più alto.
Nell’ascoltare Gianluca, il meccanismo mi è chiaro. Peccato però che il prezzo non sia legato al tipo di energia che si utilizza, perché questo diverrebbe un forte incentivo per le persone a cambiare gestore. «Per questo – mi dice Gianluca – ènostra, pur avendo come suo core business la produzione di energia rinnovabile, da anni spinge le persone a efficientare la propria abitazione. Chi, come te, ha fatto il cappotto termico, ha cambiato gli infissi e ha effettuato altri interventi analoghi non verrà toccato dagli aumenti dell’energia elettrica previsti nei prossimi anni».
Se poi – aggiungo io – come nel mio caso si è eliminato completamente il gas o qualunque altra fonte per riscaldare l’abitazione o cucinare, un’altra bolletta comprensiva di oneri e tasse è completamente eliminata. In ogni caso, se si vuole un prezzo fisso per l’energia un modo esiste. Si può scegliere, proprio come per i mutui, un contratto a costo fisso.
Nel caso di ènostra, chi è socio sovventore negli impianti rinnovabili e ha quindi investito almeno 500 euro, ha la possibilità di chiedere la tariffa fissa, che varia una volta l’anno in funzione delle prestazioni degli impianti. Alcuni anni avranno prodotto di più perché c’è stato più sole e più vento, altri meno. Il prezzo dipende quindi soltanto dai costi di produzione e ci sgancia dal mercato.
Ora il Governo sta pensando di intervenire abbassando il costo degli oneri di sistema sulle bollette per compensare gli aumenti. Secondo Gianluca la cosa migliore sarebbe spostare i costi dovuti agli incentivi e alla transizione ecologica dalle bollette verso il sistema di tassazione: «In questo modo il loro impatto sarebbe progressivo e legato al singolo reddito e avremmo un sistema in cui chi è più ricco paga di più e chi è più povero paga meno. È comunque importante precisare che oggi gli incentivi legati a energia ed efficienza energetica non vanno in bolletta, ma sono legati alle tasse generali di costruzione dei nuovi impianti».
Prima di salutarmi Gianluca mi segnala due interessanti approfondimenti. Il primo è un articolo di Recommon che spiega chiaramente che è un falso mito quello secondo il quale l’Italia avrebbe bisogno di produrre più energia. Si legge: “Ben nove Paesi, tra cui l’Italia, potrebbero da subito chiudere centrali a combustibili fossili per un totale di 48,8 GW di potenza installata senza mettere a rischio le forniture di elettricità per famiglie e imprese”.
“Si tratta di ben il 17% di tutta la potenza installata in centrali fossili in Europa. Con il pensionamento anticipato delle centrali non necessarie, il risparmio dei costi fissi operativi e di manutenzione sarebbe di quasi 2 miliardi di euro l’anno. Il 77% della potenza in eccesso riguarda le centrali a carbone (che in Italia, a meno di sorprese, dovrebbero chiudere i battenti entro il 2025), il resto sarebbero centrali ad olio combustibile e gas in qualche caso”.
Più avanti, nello stesso articolo, si legge: “In barba all’emergenza climatica, da noi il 57% dell’energia elettrica è ancora prodotta da fonti fossili, con il gas passato dal 40% del 2015 al 46% attuale. La tendenza è stata accelerata dalla sostituzione di 14 GW di centrali a carbone con impianti a gas, invece che con impianti ad energia rinnovabile e distribuiti sul territorio”.
La seconda segnalazione proposta da Gianluca vi invito direttamente a leggerla direttamente sul loro sito. Il titolo è emblematico: La volatilità del prezzo del gas è un elemento di fragilità per la crescita.
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