Andrea di Vallesina Bio: “La mia agricoltura? Biologica, creativa e solidale”
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Ancona, Marche - “Fare agli altri ciò che si vuole per sé stessi”, scrive Andrea Laudazi, imprenditore poco più che trentenne che ha fondato la Vallesina Bio, un’azienda agricola di cui è titolare a Monsano, in provincia di Ancona.
Anni fa Andrea era a Montreal, in Canada, per inseguire il proprio sogno nel mondo della sceneggiatura. Un giorno ricevette la chiamata del padre che voleva offrirgli la possibilità di continuare la tradizione di famiglia. Guidato da solide ed etiche motivazioni rientrò in Italia e avviò un robusto processo di ristrutturazione dall’azienda agricola paterna, che da convenzionale si trasformò in una realtà integralmente votata al biologico.
Ma questo è solo uno dei percorsi lungo i quali Andrea ha deciso di declinare il concetto di sostenibilità che aveva in mente. Il team, un gruppo giovane e poliedrico, con interessi che spaziano dall’arte all’edilizia, si è avvicinato anche al mondo del sociale attraverso l’apertura di diversi crowdfunding per la realizzazione di diversi progetti, tra cui “Linna Apis – La favola dell’ape intelligente” e “A rotelle in fattoria”.
Puoi parlarci di questo primo progetto, Linna Apis – La favola dell’ape intelligente?
La favola, scritta da me, intende offrire ai bambini un messaggio forte e chiaro, fornendo loro termini specifici.
Racconta di un’ape, Linna Apis, che si trova a dover scegliere l’aiuola perfetta per sé stessa, quella che combina i fiori e i colori più belli. Seguendola nella sua ricerca della perfezione incontriamo e scopriamo tante creature appartenenti al magico mondo della natura, dalle quali riceverà tanti consigli. Il miele di Linna Apis diverrà a breve anche un prodotto di Vallesina Bio.
“A rotelle in fattoria” invece in cosa consiste?
È un progetto volto a dare la possibilità anche a chi si muove con una carrozzina di vivere l’ambiente agricolo nel miglior modo possibile, trovando un momento di tranquillità nella natura, a contatto con gli animali e facendo attività tra orto e frutteto.
La Vallesina Bio si fonda sul motto “fare agli altri ciò che si vuole per se stessi”: puoi raccontarmi meglio la storia della sua nascita?
Nasce nel 2017 dalle ceneri dell’azienda paterna, per un problema burocratico. Dovendo metterci la faccia, dovendo trasformare il lavoro capitato in passione, ho fatto quanto più vicino alla mia etica, ovvero passaggio netto al biologico e vendita diretta. Voglio mangiare sano e voglio esserne certo. Abbiamo anche il certificato Qualità Marche per il controllo del lotto. Vendiamo e trasformiamo solo quello che coltiviamo noi. Utilizziamo solo confezioni senza plastica, perché odio vedere quelle che buttano lungo la strada.
Il team dell’azienda è giovane, creativo e innovativo. In che modo la creatività si avvicina al mondo dell’agricoltura?
L’Europa ci impone di diventare imprenditori, quindi più precisi, organizzati e sì, anche creativi. È una questione di marketing. Essere creativi è importante anche per trovare nuove strategie e soluzioni, provare e osare in un ambiente molto tradizionale. Serve sapersi adattare ai mercati che cambiano, ma soprattutto alle avversità dei cambiamenti climatici sempre più evidenti.
Quali sono i vostri prodotti più richiesti?
Abbiamo iniziato con poco: farine e legumi. Al momento stiamo potenziando il nostro pacchetto sia con gli ortaggi freschi che con l’olio, ma abbiamo progetti anche per pane, pizza, biscotti, miele e molto altro. Tutto è avviato, seppur in quantità minime, per testare il mercato. Sicuramente le farine sono il nostro prodotto principale, anche se ortaggi e olio arrivano facilmente a esaurimento scorte, quindi molto venduti.
Vallesina Bio ha una particolare attenzione per il sociale. Puoi raccontarmi i progetti che vi vedono protagonisti, oltre ai due di cui abbiamo già parlato?
Abbiamo iniziato con un percorso più adatto ai disabili motori, per agevolare il contatto con l’agricoltura, provando a bypassare le barriere naturali. Dobbiamo ancora perfezionarci. Ospitiamo anche attività per ragazzi autistici e recentemente abbiamo partecipato a un bando per l’inserimento lavorativo di soggetti affetti da spettro autistico, in attesa di graduatoria. Abbiamo fatto i formatori per rifugiati politici e alcuni hanno svolto un tirocinio da noi. Abbiamo molti interessi per la comunità, per questo vogliamo diventare Società Benefit. Locale e territorio sono alla base del concetto del chilometro zero che, se venisse applicato, salverebbe moltissime comunità.
Novità per il futuro?
Tante, almeno speriamo. Abbiamo un progetto su sette anni, lungo, molto articolato e speriamo di completarlo, con lungimiranza appunto. L’acronimo del progetto dovrebbe già dire molto: ACT, Agricoltura, Cultura e Turismo. In ogni caso entro primavera diventeremo una SRL Agricola, Innovativa e Benefit, la prima in Italia con questa triplice denominazione, a cui stiamo provando ad aggiungere anche la dicitura Culturale.
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