Agricoltura idroponica: è questo il metodo di coltivazione del futuro?
Seguici su:
Grosseto, Toscana - Conoscete l’agricoltura idroponica? Si tratta di una tecnica di coltivazione fuori suolo che permette di non sfruttare il terreno e di diminuire l’utilizzo di acqua e pesticidi. Ce lo svela anche l’etimologia del termine: ὕδωρ in greco significa acqua, mentre πόνος è il lavoro. È dunque l’acqua che si fa quasi interamente carico di nutrire e far crescere le colture.
Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato l’agronomo Filippo Mascalchi di Sfera Agricola, realtà toscana ispirata al principio “produrre di più, utilizzando di meno” che fonda la propria attività proprio sull’agricoltura idroponica.
Che cos’è l’agricoltura idroponica? Quali sono i suoi vantaggi e svantaggi?
La coltura idroponica consiste nella coltivazione fuori suolo e può essere effettuata avvalendosi di un substrato o facendo galleggiare le piantine nell’acqua con supporti in polistirolo. I vantaggi di questa tecnica consistono nella possibilità di coltivare in qualsiasi luogo, di aumentare le rese produttive e di monitorare le malattie delle piante. Gli svantaggi invece, sono l’elevato costo degli impianti, il loro smaltimento e il consumo energetico, dato che in inverno le piante vengono illuminate con luci a LED e la temperatura all’interno della serra rimane costante sui 25°.
Com’è nata Sfera Agricola? Quante persone sono coinvolte?
Il progetto è nato dalla necessità di ottenere una maggior resa di prodotto e una migliore qualità, utilizzando meno risorse: infatti con soli 13 ettari di serre riusciamo a produrre diversi milioni di chili di prodotti. I collaboratori impiegati in azienda sono 250.
Che colture coltivate principalmente?
La coltura principale è il pomodoro (datterino, ciliegino) a cui sono dedicati 10 ettari. Sui restanti 3 ettari coltiviamo insalate ed erbe aromatiche (lattuga, romana, basilico). Produciamo circa 3 milioni di chili di pomodoro all’anno, 800 mila di insalata e 400 mila di basilico.
Con che criteri vengono scelti i tipi di piante da coltivare?
Cerchiamo di ottenere prodotti che abbiano una buona resa al metro quadro e un prezzo di vendita che porti a una buona redditività. Un altro criterio è quello di creare un prodotto ad alto gusto con la giusta quantità di zuccheri e vitamine.
Cosa cambia rispetto alla coltivazione tradizionale e a quella in serra?
La principale differenza consiste nella tecnologia di monitoraggio degli impianti, che permette una programmazione duratura. L’ambiente interno della serra infatti viene mantenuto costante nel tempo perché non vi sono fattori ambientali esterni che possano influire. Anche nella coltivazione tradizionale si può programmare, ma è sempre possibile che eventi non prevedibili (grandinate o parassiti) alterino le rese sperate. Inoltre l’agricoltura idroponica garantisce la produzione per tutto l’anno.
Da che materiale è costituito il terreno dove vengono piantati i semi?
È costituito prevalentemente da “lana di roccia” (ovvero roccia che viene filata a temperature elevate), materiale che non presenta sostanze organiche e viene quindi definito “inerte”.
Quali animali vengono usati al posto dei pesticidi? Sono più efficaci?
Sono utilizzati i cosiddetti insetti utili, perché combattono gli insetti dannosi per la pianta. Essi sono efficaci negli ambienti chiusi perché non possono fuggire.
I tempi di coltivazione sono maggiori o minori di quelli delle coltivazioni tradizionali?
Essi non variano perché la genetica della pianta è la stessa, anche se le condizioni di agiatezza influiscono in maniera positiva.
Oltre alla Toscana, vi state espandendo anche in altri luoghi dell’Italia o all’estero?
Attualmente collaboriamo con delle serre partner dove, in affitto, coltiviamo i nostri prodotti. Nei prossimi cinque anni Sfera pensa di espandersi in Italia per raggiungere oltre 160 ettari, con alcuni progetti anche in provincia di Milano.
Perché le persone dovrebbero preferire i vostri ortaggi agli altri?
Innanzitutto i nostri prodotti sono tracciabili, sicuri, gustosi e vengono coltivati nel rispetto dell’ambiente. Inoltre la nostra azienda è stata insignita di due riconoscimenti molto importanti: il No water footprint, perché l’acqua che viene utilizzata è il 95% in meno rispetto a quella usata nella coltivazione nel campo e in più il 95% è acqua piovana; e il Nickel Free, poiché non utilizzando il suolo, le piantine non entrano in contatto con tutti i metalli pesanti in
esso presenti. È stata la prima azienda in Italia ad ottenerlo.
Secondo lei nel futuro questa tecnica di agricoltura sarà sempre più diffusa?
Sì, perché negli anni a venire sarà sempre più utilizzata per sopperire al fabbisogno di cibo della popolazione mondiale. Infatti l’agricoltura idroponica permette di coltivare per tutto l’anno senza sfruttare le risorse della Terra. A mio avviso occorrerà pian piano sostituire l’agricoltura normale e tutte le strutture a basso o medio livello energetico in strutture ad alto livello energetico.
Questo contributo è stato realizzato dagli studenti e dalla studentesse delle scuole secondarie di secondo a conclusione dell’attività “Un giornalista in classe”, percorso di giornalismo ambientale condotto dalle giornaliste e giornalisti di Italia che Cambia all’interno del progetto SOStenibilmente. #SOStenibilmente è un progetto nazionale di educazione ambientale promosso da CIFA ONLUS e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, volto a costruire una cultura basata sul rispetto dell’ambiente e sui principi dello sviluppo sostenibile, promuovendo il protagonismo giovanile e l’integrazione da parte di cittadini e rappresentanti delle istituzioni di una prospettiva rispettosa dell’ambiente nelle proprie scelte quotidiane.
Questo articolo è stato scritto da Vittoria Lucini, Giulia Rivara e Cristina Scremin della classe 1A/G2 dell’Istituto Leone XIII Liceo Scientifico di Milano.
Abbiamo deciso di dare spazio a questo approfondimento, pur consapevoli di una serie di criticità che questo tipo di agricoltura può comportare; tuttavia ci sembrava interessante approfondire e aprire un dibattito.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento