31 Ago 2021

Socially Made in Italy, il brand di moda etica confezionato dalle detenute

Riscattarsi dal punto di vista umano e professionale attraverso il saper fare, la creatività e l'autoimprenditorialità. È questa l'opportunità che viene offerta alle donne rinchiuse in diverse carceri italiane da Socially Made in Italy, un progetto di moda etica nato e Milano e poi diffusosi in tutto il Paese.

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Socially Made in Italy è un progetto che coinvolge donne carcerate mettendole in relazione con importanti aziende italiane di abbigliamento. É un’idea ormai diffusasi in gran parte dell’Italia, che negli ultimi anni si è ingrandita drasticamente e che persegue lo scopo di dare alle giovani uno stimolo per andare avanti e riconquistare la propria libertà.

Dopo un’esperienza in carcere non è facile ritrovare la strada per crearsi un nuovo futuro. Proprio per questo, diversi istituti si sono organizzati per cooperare e individuare un punto di incontro tra brand di alta moda italiana e donne carcerate al fine di reinserirle nella società e in modo tale valorizzare il loro lavoro artigianale all’interno di diverse carceri femminili italiane.

A capo del progetto troviamo Caterina Micolano, project manager, e Luisa Della Morte, social impact manager. Lo scopo di questa organizzazione è creare un distretto produttivo tra i laboratori delle cooperative sociali ridando la dignità e l’attenzione che diverse donne hanno ormai perso da tempo.

Socially Made in Italy

Socially Made in Italy: le origini

Nel 1992 nasce la Cooperativa Alice che, all’interno del carcere di San Vittore a Milano, sviluppa progetti per aiutare le donne detenute a crearsi nuovamente una carriera nel campo dell’abbigliamento e della sartoria. Socially Made in Italy nasce nel 2015 e rappresenta uno dei progetti della Cooperativa Alice, tuttora in corso.

Caterina Micolano lo ha definito «una community tra etica, fashion e diritti umani». Attraverso dei laboratori, il progetto permette alle donne in carcere di creare campioni di abiti, borse e altri capi di abbigliamento. Ognuno fa la propria parte per ricominciare insieme, da un lato creando uno spirito collaborativo e dall’altro lato valorizzando la forza del singolo.

La moda etica tra sostenibilità ambientale e creatività

Grazie a questo progetto le donne riacquistano la loro dignità, sentendosi soddisfatte del loro lavoro e formandosi professionalmente. Le persone che lavorano trascorrono inizialmente un periodo di formazione di circa un anno e successivamente ricevono un contratto, che le rende maggiormente responsabili.

Il progetto ha una forte attenzione per la sostenibilità ambientale, infatti tutti i prodotti sono eco-friendly e vengono recuperati scarti di lavorazione grazie alla collaborazione con il marchio Carmina Campus, che utilizza solamente materia prima di seconda mano. In questo modo si alimenta non solo la sostenibilità ambientale, ma anche la creatività delle donne.

Socially Made in Italy partecipa anche a eventi come sfilate e fiere, mostrando al pubblico i risultati del duro lavoro delle donne coinvolte. Il ricavato viene investito per finanziare corsi di formazione per le giovani detenute.

Le carceri coinvolte nel progetto

Le fondatrici di Socially Made in Italy Caterina Mircolano e Louisa Della Morte hanno guidato le prime undici carcerate che hanno aderito al progetto e con il passare del tempo l’organizzazione si è ingrandita fino a coinvolgere più di 60 detenute.

A oggi le carceri che hanno aderito si trovano a Venezia, Milano, Vigevano, Palermo, Roma, Genova, Brescia e Monza; ognuno di questi istituti è specializzato in una sezione precisa della sartoria, come ad esempio la tessitura o la pelletteria. In particolare, a Milano, nel carcere di San Vittore, viene praticata la tessitura.

Perché creare un progetto coinvolgendo donne che hanno commesso dei crimini? La risposta è abbastanza spontanea: molte di loro, isolate all’interno delle strutture carcerarie, sono state tagliate fuori dal mondo e grazie a Socially Made in Italy hanno la possibilità di reintegrarsi nella società sia dal punto di vista morale, sia dal punto di vista lavorativo, incentivando una filiera produttiva socialmente rispettabile come nell’ambito della moda etica. Questo progetto è inoltre pensato per incoraggiare le aziende che vogliono trasformare i loro marchi in social brands, in cui l’impegno sociale è un elemento strategico della produzione.

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Questo contributo è stato realizzato dagli studenti e dalla studentesse delle scuole secondarie di secondo a conclusione dell’attività “Un giornalista in classe”, percorso di giornalismo ambientale condotto dalle giornaliste e giornalisti di Italia che Cambia all’interno del progetto SOStenibilmente. #SOStenibilmente è un progetto nazionale di educazione ambientale promosso da CIFA ONLUS e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, volto a costruire una cultura basata sul rispetto dell’ambiente e sui principi dello sviluppo sostenibile, promuovendo il protagonismo giovanile e l’integrazione da parte di cittadini e rappresentanti delle istituzioni di una prospettiva rispettosa dell’ambiente nelle proprie scelte quotidiane.

Articolo scritto da Benedetta Pasca, Luca Comparato e Alice Colombo della classe 1CL/G10 dell’istituto Leone XIII di Milano.

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