6 Ago 2021

La Sicilia brucia nell’inerzia del Sistema. Ma gli incendi si possono prevenire

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Ancora una volta la Sicilia - come la Sardegna - è sconvolta dagli incendi. I telegiornali rilanciano (quando se ne ricordano) la notizia mostrando i roghi ma subito dopo - come ogni anno - se ne dimenticano. Ma chi vive il territorio sa che questi drammi potrebbero essere evitati. Per sapere come abbiamo contattato Mariangela Galante, portavoce del Coordinamento Regionale Salviamo i Boschi.

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Trapani - Nelle ultime settimane la Sicilia – come la Sardegna – è devastata da incendi spaventosi di gravissima entità che stanno distruggendo riserve e parchi naturali di grande bellezza. Non si tratta di fenomeni sporadici e casuali, ma di eventi che nell’arco di questi anni sono aumentati di numero e di intensità. Già nel 2017 la Sicilia era la regione con la superficie bruciata più estesa in Italia. Il 2020 non è stato da meno con circa 35.900 ettari andati a fuoco. Il 2021 si prospetta ancora peggiore. Cifre che fanno tremare non solo per la vastità di terra interessata, ma anche per tutte le conseguenze che ne scaturiscono.

Eppure, come già detto, non si tratta di eventi inattesi. Gli incendi dolosi in Sicilia sono ormai un problema sistemico che da anni mette a repentaglio l’ambiente, impoverisce il paesaggio, riduce la biodiversità, aumentando la fragilità del territorio. La devastazione del territorio ha ‘infiammato’ gli animi di molti cittadini dell’isola che nel 2017 hanno dato vita al Coordinamento Regionale Salviamo i Boschi costituito da 40 sigle di associazioni provenienti da varie province della Sicilia, nate in momenti diversi, tutte accomunate dalla voglia di trasformare l’emergenza incendi in una priorità dell’agenda politica regionale. Abbiamo sentito Mariangela Galante, portavoce del Coordinamento, che ci ha spiegato cosa sta succedendo nel territorio siciliano e cosa si prospetta. 

incendi

Le cause degli incendi sembrano essere legate nella maggior parte dei casi alla mafia dei pascoli; all’abbandono dei boschi privati e l’espansione nelle aree marginali ex-agricole che forniscono grande quantità di legna combustibile a disposizione dei malintenzionati; ai campi di grano dati a fuoco quando i proprietari non pagano il pizzo. La causa principale, però, è sicuramente l’insufficiente opera di prevenzione.

Come ci racconta Mariangela «gli incendi di queste settimane sono cronaca di un disastro annunciato che provoca tanta rabbia. Non doveva accadere. Attraverso dei calcoli effettuati con l’ente per il contrasto agli incendi forestali europeo abbiamo quantificato che sono già andati persi circa 30.000 ettari, e siamo agli inizi di agosto. Non dovevano consentire che questo si ripetesse. Noi del Coordinamento avevamo chiarissimo il quadro già ad aprile quando siamo stati ascoltati in commissione ambiente. Era presente il responsabile della commissione forestale regionale che ha ammesso le difficoltà che stanno vivendo».

Il Coordinamento chiede da tempo una strategia utile a programmare nel lungo periodo delle soluzioni, non solo per tamponare le emergenze che si verificano di volta in volta. Azioni immediate utili a pianificare anche le risorse economiche necessarie a pagare i forestali – quest’anno, ad esempio, sono stati utilizzati inopportunamente dei fondi europei per far fronte a queste spese che poi sono stati ritirati e nel frattempo i primi incendi erano scoppiati nella zona degli Iblei.

Prevedere questi incendi non sarebbe impossibile. Di solito vengono appiccati nelle zone più difficilmente raggiungibili, nelle ore tarde del pomeriggio quando ormai intervenire diventa complicato. Trascorse due ore è difficoltoso arginare l’incendio e intervenire solo con i mezzi di terra. Diventa dunque indispensabile la presenza dei Canadair gestiti dai privati. Lo spreco di denaro pubblico per l’uso di questi mezzi è davvero notevole. Più di 8.000 persone hanno firmato una petizione per nazionalizzare la gestione dei Canadair e degli altri velivoli antincendio.

Come ci spiega Mariangela le petizioni sono numerose, in alcuni casi si sono raggiunte anche 45.000 firme, ma il governo regionale fino ad ora non ha risposto alle varie sollecitazioni dei cittadini. «Siamo consapevoli che il problema è complesso e di non facile soluzione, ma siamo anche convinti che finora non ci sia stata nessuna reale volontà politica di affrontarlo, a partire da una seria riforma del Corpo Forestale, di cui si parla da anni e che ancora non riesce a venire alla luce.

Un’idea che ci siamo fatti è che ci possa essere un progetto concreto per affidare ai privati la gestione del demanio e del patrimonio boschivo. I concorsi per incrementare il numero delle guardie forestali si attendono da anni, il personale è ridotto allo stremo, i mezzi non sono rinnovati da anni, molti di loro usano autobotti di 20 anni fa. Una situazione di totale abbandono. L’incapacità del corpo forestale di gestire il demanio pubblico potrebbe eventualmente giustificare il passaggio ai privati della gestione del demanio pubblico e del patrimonio boschivo».

incendi

Come proposto anche dal Coordinamento, sarebbe davvero necessario affrontare il problema su più fronti attraverso la denuncia alla magistratura, la pressione sulla politica e l’opera di sensibilizzazione e di cambiamento culturale per una battaglia di civiltà. Intensificare i controlli sui territori attraverso telecamere e droni può essere utile, anche se non è facile riuscire ad arrestare il piromane organizzato.

L’abbandono delle campagne, i pochi lavori di manutenzione, i terreni a bordo strada incolti fanno da esca nell’estensione degli incendi gravemente esasperati dagli effetti del cambiamento climatico che li rende sempre più ingovernabili. Nel corso degli ultimi quattro anni, infatti, gli incendi sono molto più pericolosi a causa dei venti caldi che ne amplificano le conseguenze. La desertificazione del suolo è una di queste. Il 70% della superficie dell’isola è già in fase di desertificazione.

Il Coordinamento, attraverso le varie reti, è molto attivo anche con campagne di educazione ambientale nelle scuole. «A Castellammare in provincia di Trapani da otto anni – ci racconta Mariangela – organizziamo una piantumazione insieme al corpo forestale e alle scuole medie del paese. Quest’anno vorremmo estendere l’iniziativa a tutti i comuni dove c’è un’associazione che rientra nel Coordinamento. Siamo circa 64 associazione speriamo di poter lavorare e di avere sempre di più maggior presa sul territorio». Speriamo pure che questo sia l’ultimo anno in cui si registrano incendi così devastanti e che tutti i parchi e le riserve della Sicilia possano ritornare a splendere della loro bellezza.

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