La storia di Federico: “Coltivo la cannabis terapeutica per alleviare i miei problemi di salute”
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Torino - Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di un cambiamento di vita. Lui si chiama Federico Guido e fa l’agricoltore. Prima di condurre l’intervista mi manda una lettera in cui mi racconta la sua testimonianza e così questa intervista nasce dall’unione della nostra chiacchierata e di quanto ha scritto nella lettera.
Federico è un paziente HIV positivo dal 1986, per circa 11 anni ha fatto uso di eroina. Dopo trenta mesi nella Comunità terapeutica Emmanuel di Lecce, specializzata nel trattamento da dipendenza, torna a casa. Nel 1996 perde il fratello Luca per Aids e questo aggrava la sua condizione fisica. Per questo motivo gli viene prescritto di ricorrere ad un trattamento farmacologico, ovvero una terapia antiretrovirale.
«Subito dopo l’utilizzo della terapia ho deciso di tornare in campagna e prendermi cura della terra e dei miei nonni. Sono diventato vegetariano per trovare un certo equilibrio tra il mio nuovo stato di salute e la mia nuova vita di paziente senza dipendenze». Nel 2000 Federico scopre alcuni studi scientifici americani che prevedono il trattamento di pazienti HIV positivi con cannabis. I farmaci per la cura dell’HIV iniziano, infatti, ad avere delle conseguenze significative: perdita di appetito, dolore diffuso, depressione, insonnia, rischio di insorgenza di osteoporosi. Come ci ha scritto, «la cannabis mi fa mangiare, dormire, è un potente antidepressivo e antidolorifico che tutela anche quella che è la mia visione del futuro, cosciente che la mia malattia non potrà che peggiorare».
Nel 2001 Federico ha dato vita alla sua azienda a Robassomero che ha chiamato Canapa del Verde, per occuparsi, insieme alla moglie Debora, di coltivare piante, produrre creme viso, pomate curative, creme corpo, preparati alla Canapa, grappe, distillati e miele. «Mi piace il contatto con la natura, poter tirare su delle piante ancora oggi mi dà la motivazione per alzarmi al mattino. Per me ogni pianta è come se fosse un animale di cui posso prendermi cura e creare questa sorta di empatia mi ha aiutato molto».
Nello stesso anno però Federico viene arrestato per la detenzione di 21 piante di cannabis. Decide di scrivere al Pm per informarlo su come utilizza la cannabis e perché, presentando la documentazione sugli studi che collegano gli effetti della cannabis sull’HIV. «Spiego a quel giudice, Paola Trovato, perché io utilizzavo la cannabis in quel modo: che ero HIV positivo, che ero in cura con una terapia e lei ha replicato «se per il Pubblico Ministero ciò è sufficiente, per me possiamo chiuderla qua».
Come ci racconta, «senza cannabis non sarei stato in grado di utilizzare la mia terapia salvavita per l’HIV. Dal 2008 esiste una legge in Italia che regolamenta la cannabis terapeutica in relazione ad alcune patologie: l’HIV è una di queste, eppure tutte le volte che ho fatto richiesta di cannabis per la mia patologia mi è stata negata». L’unico modo per avere il Bedrocan, ovvero cannabis per uso medico, è con ricetta bianca. Il che significa pagare per un farmaco che, data la patologia di cui si soffre, dovrebbe essere garantito dalla sanità.
Visto l’impegno che porta coltivare questa pianta e gli alti costi della cura in farmacia, ho deciso di coltivare la canapa legale perché comunque ricca di cannabinoidi, in modo da ridurre l’uso del THC e compensando con il CBD. Ho dunque acquisito la partita Iva come agricoltore, creato la mia azienda, investito in serre, trattore e impianto di irrigazione senza aiuti finanziari.
Tuttavia, il primo aprile 2021 i Carabinieri sono giunti nell’abitazione di Federico e dopo una perquisizione hanno sequestrato tutta la canapa in suo possesso (per un totale di 7 chili) e 20 gr di Bedrocan, nonostante il fatto che sua moglie avesse presentato tutta la documentazione comprovante che l’acquisto fosse fatto in regola mostrando ricetta medica e scontrino della farmacia. «Le forze dell’ordine mi hanno riferito che si trattava di cannabis e per questo motivo dovranno occuparsi di effettuare delle analisi per poi aggiornarci. Ma oggi, a tre mesi da quell’episodio, non sappiamo ancora nulla», racconta Debora.
Come aggiunge Federico, «succede quello che era successo nel 2001: vengo arrestato per lo stesso motivo per cui vent’anni prima sono stato assolto. Mi trovo nell’impossibilità di curarmi. Tutto a causa del pregiudizio del mio passato: se sei stato un tossico per i rappresentanti della legge lo sarai sempre».
Ad oggi Federico aspetta il risultato della scientifica in merito al materiale sequestrato. Abbiamo scelto di raccontare la sua testimonianza che per noi rappresenta una storia di forte cambiamento.
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