26 Ago 2021

Carmen Ferrara: indaghiamo i mille volti dell’identità di genere – Amore Che Cambia #20

Scritto da: Paolo Cignini
Intervista di: DANIELA BARTOLINI E PAOLO CIGNINI
Video realizzato da: PAOLO CIGNINI

Il nostro viaggio nell’Amore (e nel Sesso) che Cambia si arricchisce del contributo di Carmen Ferrara, giovane ricercatrice universitaria napoletana e attivista per i diritti delle persone LGBTQIA+. La sua identità di genere è non binaria: per aiutare a sviluppare consapevolezza su queste tematiche, Carmen partecipa a una ricerca sulla sessualità e l'affettività delle giovani persone trans e gender non conforming, condotta da un gruppo di ricerca multidisciplinare composto da ricercatrici e ricercatori transgender, non binary e cisgender, in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli. Scopriamo insieme a lei i primi risultati di questo lavoro.

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Campania - Nella precedente storia del nostro viaggio nell’Amore e nel Sesso che Cambia, prima della pausa estiva (a proposito: bentornat*!), eravamo a Napoli insieme ad Antonello Sannino, nella sede del Comitato Arcigay di Napoli Antinoo. Riprendiamo il nostro viaggio da qui, perché nello stesso luogo la mia compagna di viaggio Daniela Bartolini e io abbiamo incontrato, Carmen Ferrara, attivista per la giustizia sociale e specialmente per i diritti delle persone LGBTQIA+.

Carmen è stata accolta ad Antinoo più di dieci anni fa dopo un evento difficile: la sua famiglia non accettò il suo coming out, in principio per il suo orientamento sessuale. Carmen si definisce persona non binaria e rifiuta di definire la propria identità in relazione ai soli parametri maschile e femminile. Antinoo l’ha accolta e incentivata all’attivismo: oggi Carmen collabora attivamente con l’Associazione. Oltre ciò, è una ricercatrice universitaria associata a GenPol – Gender & Policy Insights e frequenta un dottorato in “Mind, Gender and Language” presso l’Università Federico II di Napoli.

carmen ferrara identita di genere
Carmen Ferrara, ricercatrice universitaria e attivista

Da alcuni mesi partecipa a un lavoro di ricerca sulla sessualità e l’affettività delle giovani persone trans e gender non conforming, condotta da un un gruppo di ricerca multidisciplinare composto da ricercatrici e ricercatori transgender, non binary e cisgender . Il lavoro di ricerca è realizzato in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli e grazie al professor Paolo Valerio – fondamentale il suo apporto per questo incontro, presto vi racconteremo anche la sua esperienza – Antinoo è partner attivo della ricerca, avendo contribuito a trovare le ricercatrici e i ricercatori che coordinano il lavoro «e questo non è un aspetto banale – ci spiega Carmen – perché finora a parlare di noi sono state soprattutto le persone cosiddette cisgender, ovvero non trans. È importante invece che chi vive in prima persona questa identità sia nelle condizioni di raccontarla». La ricerca vede la collaborazione anche della Fondazione Genere Identità e Cultura, con il supporto dell’ONIG, Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere.

La ricerca ha un target di età compreso fra i diciotto e i venticinque anni ed è un lavoro che si ispira a una ricerca già realizzata in Francia e in Canada – sempre da ricercatrici e ricercatori transgender – ma che è stato adattato al contesto italiano, dato che il riconoscimento dell’identità di genere varia da paese a paese. Il territorio di riferimento è tutta l’Italia e i soggetti coinvolti non sono solamente attivisti o persone estremamente consapevoli di queste tematiche, ma anche e soprattutto persone trans che vivono la propria vita senza questo impegno in prima persona.

Prima di immergerci nei dettagli della ricerca, come avrete notato, abbiamo già incontrato numerosi termini come cisgender e queer, che a un primo impatto possono risultare di difficile comprensione: a tal scopo, dato che come ci ricorda Carmen «è importante utilizzare un linguaggio corretto quando si parla di queste tematiche», vi ricordiamo di consultare il VocAMOlario scritto dalla nostra Giulia Rosoni per chiarirsi ogni dubbio.

Gli obiettivi della ricerca

Mentre insieme a Daniela poniamo diverse domande a Carmen, il lavoro di ricerca è ancora in corso di svolgimento. Carmen ci chiarisce che lo scopo principale per cui è stata avviata questa iniziativa è indagare come sta cambiando la sessualità delle giovani persone trans e gender non conforming: «Non ci siamo soffermati solamente sulla sessualità e sulle preferenze sessuali, ma abbiamo cercato di capire come cambia l’esperienza trans in molti aspetti della quotidianità».

Per questo, come emerge dai video di approfondimento che vi proponiamo, il lavoro di ricerca ha evidenziato anche come stia migliorando la rappresentazione cinematografica delle persone trans e non binary: soprattutto grazie alle nuove produzioni e al format delle serie, vengono non più rappresentate solo storie di marginalità o di difficoltà varie legate all’essere una persona transgender, ma soprattutto storie che si avvicinano alla realtà dei fatti e che permettono alle persone trans di identificarsi e di non sentirsi stereotipate o feticizzate.

Un altro obiettivo fondamentale della ricerca, oltre all’analisi scientifica dei dati, è contribuire a sviluppare buone pratiche per migliorare la vita delle persone trans e gender non conforming. Generare consapevolezza, soprattutto tra i medici e i professionisti della salute, aiuta a migliorare anche la vita sessuale delle persone transgender. Carmen ci spiega come «i professionisti della salute che prendono in carico le persone transgender devono avere consapevolezza che i percorsi di transizione non sono più quelli di tanti anni fa: l’intervento chirurgico non sembra essere l’aspetto centrale per le persone che avviano un percorso di transizione, così come il desiderio della medicalizzazione forzata e dell’utilizzo degli ormoni andrebbe in parte rivisto».

«Molte persone transgender non sono poi eterosessuali – prosegue Carmen – oppure non hanno un’espressione di genere che risponde alle aspettative che conosciamo. Faccio un esempio pratico: se io fossi nata maschio, potrei identificarmi come donna, ma come una donna maschile. Dunque potrei amare le donne o essere bisessuale. Io stessa ho iniziato tempo fa un percorso di transizione medicalizzato, ma quando sono andata al Policlinico ho detto chiaramente che volevo solo assumere gli ormoni ma, prima di tutto, fare chiarezza sulla mia identità di genere ed esplorarla in profondità; nonostante ciò, sentivo che la richiesta era mirata a una scelta binaria, se desideravo caratteri più sul maschile o sul femminile».

Riguardo questo aspetto, emergono dalla ricerca due curiosità interessanti. La prima riguarda il tema delle protesi agli organi genitali, spesso ritenuta fondamentale per le persone transgender per sentirsi a posto con il proprio corpo. «Sta emergendo, invece, che molto spesso la protesi non è un elemento così importante e centrale come siamo abituati a pensare: si riesce a vivere serenamente anche i propri genitali, anche se non ci si identifica con il proprio sesso di nascita, senza che essi rappresentino un disagio».

La seconda curiosità è una riflessione emersa sulla biancheria intima, disegnata solamente per persone cisgender e non per persone transgender: «Questo spesso comporta il mortificare i nostri corpi», spiega Carmen in proposito. «Pensiamo all’utilizzo delle fasce strette per coprire il seno, che di per sé è figlio di una visione binaria della vita, secondo la quale il maschio deve essere in un certo modo e la femmina in un altro. Siamo cresciuti in questa cultura patriarcale e binaria, c’è tanto lavoro da fare per seminare nuova consapevolezza».

carmen ferrara identita di genere 2
Carmen con la sua compagna

I dati della ricerca

Un dato che emerge chiaramente dalla ricerca è l’alta percentuale dei partecipanti iscritti all’Università: un aspetto molto incoraggiante, perché solitamente il tasso di dispersione scolastica tra le persone transgender è molto alto. «Grazie anche all’utilizzo di strumenti come la carriera alias, gli atenei italiani sembrano essere sempre più in grado di combattere il fenomeno della transfobia».

Riguardo il tema della sessualità e della salute sessuale, dalla ricerca stanno emergendo molti punti che vengono approfonditi nel secondo video che vi proponiamo: il tema della pornografia e di come viene vissuta dalle persone trans, quello della salute sessuale e della necessaria consapevolezza da diffondere tra il personale medico e sanitario, il mondo delle app di dating e il binarismo che spesso contraddistingue anche questi strumenti, così come la masturbazione e il rapporto con il proprio corpo.

Anche l’incontro e la relazione, tema altrettanto importante del nostro Viaggio nell’Amore e Sesso che Cambia, è un aspetto analizzato nelle domande diffuse ai partecipanti di questa ricerca: come si sviluppano e come cambiano le relazioni tra le persone trans e non binary? Emergono anche tra le persone transgender delle riflessioni importanti sulla diffusione del poliamore e su quelle che Michael Tira ci ha presentato come “non mongamie etiche”, che mettono al centro la sincerità e la condivisione e non il possesso e il controllo del partner. «Io stessa – confessa Carmen – mi ritrovo in questa dimensione ideale che non comprende gelosia, ma che predispone all’apertura».

Il tema della consapevolezza e le nuove generazioni

L’incontro con Carmen si avvia alla conclusione ed è un concentrato di nuove informazioni e dati interessanti da elaborare. Dopo averci confidato la paura che il web e i social possano completamente sostituire l’attivismo fatto in prima persona in strada e nelle piazze, che per lei è un aspetto fondamentale per continuare a conquistare nuovi diritti e per poter rivendicare quelli inattesi, Carmen si dimostra comunque molto fiduciosa riguardo le nuove generazioni e il rapporto più aperto che esse hanno con i genitori rispetto al passato sull’identità di genere.

Sempre più ragazze e ragazzi che intendono avviare un percorso di transizione infatti, si rivolgono agli sportelli informativi andando insieme ai propri genitori agli incontri, a sottolineare l’appoggio e la vicinanza che quest’ultimi vogliono dimostrare ai propri figli, «una cosa impensabile rispetto solo a dieci anni fa», ci racconta Carmen.

Io e Daniela assistiamo, proprio durante la nostra intervista, a una scena sorprendente che conferma le parole di Carmen: dobbiamo infatti interrompere la registrazione dell’intervista perché un genitore, insieme a suo figlio, bussa alla porta e chiede informazioni pratiche a Carmen su come poterlo aiutare a intraprendere un percorso di transizione. Una scena che ci colpisce particolarmente: stacchiamo la telecamera e i nostri microfoni e aspettiamo la nostra intervistata fuori dalla sede di Antinoo per la parte conclusiva dell’incontro.

«Lavoriamo tanto nelle scuole secondarie, dove poniamo particolare attenzione al tema dell’identità di genere. Nelle classi constatiamo una grandissima consapevolezza nei ragazzi e nelle ragazze: io personalmente, durante gli anni in cui frequentavo il liceo, ho subito diverse volte atti di bullismo per il mio modo di essere. Quando racconto le mie vicissitudini, le risposte che ricevo sono bellissime: i ragazzi e le ragazze mi dicono che, se fossero stati al mio fianco, mi sarebbero stati vicine e vicini e mi avrebbero sostenuta. Tantissimi ragazzi cisgender ci domandano come possono aiutarci: io rispondo che possono fare tantissimo, possono cambiare la vita di una persona anche solo dimostrando vicinanza a chi è vittima di discriminazioni. Più duro è il lavoro che dobbiamo fare con insegnanti e dirigenti scolastici, che sono spesso a digiuno di questi temi e in generale meno consapevoli riguardo alle tematiche sull’identità di genere. Ma stiamo lavorando per diffondere consapevolezza».

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