Alleniamoci ad ascoltare gli altri per creare un mondo migliore
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Quando tastiamo il polso di una persona, ascoltiamo il vento che suona tra gli aghi dei pini, quando ci avvolgiamo in una bella musica o ci immergiamo nel suono del silenzio, ritroviamo delle antiche capacità che un tempo erano vitali per le comunità. È la capacità di esserci, di essere coscienti di noi stessi e di ciò che ci circonda nel momento presente. Molto spesso nella velocità della vita che viviamo ci dimentichiamo della possibilità di essere presenti e finiamo per mettere il pilota automatico e tirare dritto, facendoci assorbire e trascinare dal rumore di sottofondo che ci circonda. Ne abbiamo parlato con l’esperta Marie Noelle Urech, che ci ha spiegato alcune tecniche per aver maggior coscienza di noi stessi nel momento presente.
La respirazione per essere presenti e gestire le emozioni
C’è un piccolo trucco per evitare che le emozioni ci portino fuori dal nostro centro: respirare in maniera consapevole. Siamo esseri emozionali e accade che ci lasciamo trascinare spesso dalla rabbia, dall’ansia o dalla paura. Prima di un colloquio ad esempio, di una prova importante o di un incontro amoroso, le emozioni hanno spesso il sopravvento e possono bloccare le migliori intenzioni, generando anche fenomeni fisici. Respiro corto, tachicardia, nodo nel plesso solare, gambe molli, mani sudate, balbuzie, rossore in volto.
«La respirazione consapevole è un potente strumento per cambiare il nostro stato cerebrale e per equilibrare le nostre emozioni – ci ha raccontato Marie Noelle Urech – quando tutta la nostra attenzione è rivolta al respiro e a ciò che accade nel corpo quando respiriamo. Si tratta di un esercizio di presenza che va fatto prima di affrontare situazioni che ci mettono in allarme. Quindi prima di dire un sì o un no, respiriamo più volte e consapevolmente».
Essere presenti con il Metodo CCMS – Comunicazione Corpo Mente Spirito
Quello della presenza è uno dei temi centrali nella formazione CCMS – Comunicazione Corpo-Mente-Spirito che partirà a settembre a Roma e che sarà condotto da Marie Noelle Urech. Il corso si svolgerà per 12 weekend distribuiti nella durata di un anno e, coinvolgendo un gruppo di futuri facilitatori, affronterà un ampio ventaglio di tematiche: migliorare la consapevolezza di sé, l’ascolto, approfondire tecniche comunicative, energetiche e abilità relazionali, per trovare applicazioni in un vasto campo, dal personale al sociale, dal sanitario all’aziendale.
Ritornando al tema della presenza, come ci è stato raccontato, «durante gli incontri della Formazione CCMS, gli allievi si sono accorti che è possibile calmare l’agitazione di una persona con cui lavorano, semplicemente respirando con calma e consapevolmente mentre la stanno ascoltando. L’effetto di questa pratica del respiro è semplicemente straordinario. Favorisce una sintonizzazione maggiore con l’altro, crea uno stato di maggiore empatia e apre altri canali di percezione, più intuitivi. Si entra in una modalità sensoriale “altra”, dove la razionalità è in secondo piano».
Insomma, si tratta di un esercizio costante di attenzione profonda, a 360 gradi, a cui partecipa tutto il corpo e nel corso del quale vengono annullati una volta per tutte giudizio e critica. «Il compito del facilitatore non è quello di risolvere il problema delle persone, bensì di mettere a loro disposizione la propria esperienza, portandole a trovare da sé una possibile soluzione». Così chi padroneggia il proprio respiro può agire in maniera sottile e positiva su pensieri ed emozioni proprie e anche su quelli delle persone con cui è in relazione.
Per questo il tema della presenza e dell’ascolto del facilitatore CCMS è quello di una persona che ha acquisito le proprie competenze attraverso un intenso percorso formativo pratico e una supervisione continua e a cui sono state riconosciute le competenze relazionali utili ad agevolare le persone nel raggiungimento di uno stato di maggiore armonia psicofisica.
Impariamo ad ascoltare gli altri per essere più presenti a noi stessi
Quando parliamo di ascolto presente, come ci racconta Marie Noelle Urech, non coinvolgiamo soltanto l’udito, i suoni, o le parole: si tratta di un processo che prende tutto il corpo. «Quando ascoltiamo con presenza, comunichiamo con il nostro intero corpo, girato verso la persona che ascoltiamo: la guardiamo negli occhi e, oltre alle sue parole, riceviamo una cascata di informazioni più sottili e non-verbali».
«Possiamo percepire se ci dice quello che pensa veramente, le sue emozioni, se è sofferente o felice. Entriamo in risonanza con il suo corpo, con la sua anima, con il suoi sentimenti e pensieri. E possiamo ascoltare persino le cose non dette e cogliere le sottigliezze. “Ti ascolto” significa che entro in relazione con te, e tu con me; ciò che dici o esprimi con o senza le parole, mi tocca, mi cambia, mi arricchisce e in questo modo io posso condividere con te i miei doni».
Per maggiori informazioni è possibile consultare, sul sito di Viriditas, tutti i dettagli sul corso CCMS.
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