Antonello Sannino e il mondo LGBTQIA+ nel Sud Italia. Una storia piena di sorprese – Amore Che Cambia #19
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Campania - Finalmente, dopo lunghi mesi di fronte al pc, mi ritrovo in viaggio e non per un’occasione qualsiasi, bensì per la tappa campana del nostro viaggio nell’amore e nel sesso che cambia. C’è anche Paolo, che questo viaggio ha vissuto nella sua totalità. Per me c’è l’emozione di ritornare a sperimentare l’incontro in presenza, a manifestare la mia curiosità attraverso il modo che amo di più: quello di accogliere e approfondire la storia dell’altro.
Siamo a Napoli, l’aria è calda e le strade tutte in salita. Carichi di attrezzature ci ritroviamo in un vicolo stretto, guardo l’app sul telefono dichiarare che siamo arrivati a destinazione, ma di fronte a me c’è solo un muro di sasso. Nessuna traccia della sede del Comitato Provinciale Antinoo Arcigay di Napoli. Chiediamo indicazioni a una signora, che rispondendo ci tiene a manifestare con un certo orgoglio di conoscerli bene e di partecipare alle loro iniziative.
Mi stupisce e penso che quella che stiamo per incontrare sia davvero una realtà ben inserita nel contesto locale. A pochi giorni dal nostro incontro – il 3 luglio – si è svolto il Napoli Pride, a 25 anni dal Gay Pride del 1996, «la prima manifestazione dell’orgoglio del Sud Italia».
E l’intenzione è di andare con il nostro interlocutore ad esplorare proprio questo tema, perché infine questo viaggio è un viaggio oltre gli stigmi e gli stereotipi. Ed uno di quelli che abbiamo intercettato sin dall’inizio, anche oltre l’indagine sull’amore, è quello che vede il sud “un passo indietro”. Sarà davvero così per i diritti LGBTQIA+ nel Sud Italia? E ancora, lo stereotipo patriarcale del maschio latino è reale? E, nel caso, che cosa comporta nel dispiegare uno sguardo aperto e inclusivo?
«Arcigay Napoli nasce nel 1984 da un gruppo di persone che decidono di stare insieme per rivendicare sul territorio la visibilità della comunità omosessuale; prende il nome dall’amante dell’imperatore Adriano, Antinoo, e in qualche modo rievoca un percorso da un punto di vista storico e culturale, pre-cristiano», ci racconta Antonello Sannino, segretario di Arcigay di Napoli.
Antonello e il suo compagno Danilo sono stati la prima coppia gay ad unirsi civilmente al Sud Italia. A celebrare questa unione, nel 2016, è stato il sindaco De Magistris; testimoni di nozze Antonio Amoretti, presidente provinciale dell’Anpi di Napoli, e la moglie Rosa Berriol.
Sin dall’inizio della nostra intervista vediamo emergere un tema importante, quello del valore del simbolo. Qui dato non solo dall’unione civile celebrata con grande partecipazione, ma anche dalla presenza di Antonio Amoretti, combattente delle Quattro Giornate di Napoli, che in questa giornata ricorda come la sua lotta in difesa della Costituzione, è anche a difesa della giustizia e dell’amore, e che la nuova Resistenza è il rispetto dei diritti di tuttə.
Ma facciamo un passo indietro per raccontare la storia di Antonello e del suo attivismo a cui si intreccia la sua esperienza particolare di vita, perché, come ci ricorda, «il percorso personale si intreccia al percorso pubblico. Bisogna avere la capacità di far coincidere i propri sogni e le proprie ambizioni con un interesse collettivo».
L’occasione di intraprendere in modo ancora più profondo questo percorso comunitario e collettivo arriva nel 2010 quando gli viene offerta la possibilità di costituire un comitato Arcigay a Salerno. Qui, nel 2012, si sarebbe svolto il primo Pride in una città non capoluogo di regione, dando l’impulso alla nascita di altri circoli, a Caserta, Campobasso, e all’organizzazione dei Pride in tante piccole città del Centro e Sud Italia. Dal Pride a Pompei nel 2018, la cui notizia, in un luogo così noto, fece il giro del mondo, al Pride a Bagnoli nel 2016, «in cui si uniscono le istanze sociali della periferia di un territorio logorato».
Quel Pride a Salerno sarebbe stata anche l’occasione per Antonello, come ci racconta nel video che trovate di seguito, per fare il proprio coming out in famiglia.
«Arcigay Napoli rappresenta l’avamposto più a sud di Italia in termini di diritti. Napoli è un centro culturale importantissimo per il sud, e ciò che accade a Napoli è importantissimo non solo per la città, ma per tutta l’area del sud – ci racconta Antonello – Siamo l’unica associazione del sud ad avere una sede pubblica, nei locali del Comune di Napoli e gestiamo la prima struttura di accoglienza per le persone LGBTQIA+ vittime di discriminazione e emarginazione sociale».
Un’intensa attività che è stata formalmente riconosciuta anche dallo Stonewall di New York, «che per la prima volta nella sua storia ha deciso di sostenere il lavoro di una associazione LGBTQIA+ non americana e ha deciso di sostenere Antinoo di Napoli».
Quello che emerge dalle sue parole è una comunità consapevole dei propri diritti, che ha strumenti affinché vengano rispettati e molto lontana dalla visione stereotipata che, come detto, volevamo proprio esplorare.
Ciò che invece rileva è «un problema tra grandi città e piccoli centri. Napoli ha un avanzamento importante nell’area metropolitana mentre nei piccoli centri si trovano situazioni completamente diverse. Più si va nell’entroterra più i problemi sono maggiori. Per quanto riguarda il sud e il nord, non credo ci siano zone del paese più omofobe, anzi il sud ha una cultura dell’accoglienza che rende paradossalmente più semplice vivere la propria omosessualità».
E se la nostra comunità ha ancora tanti problemi a far emergere le discriminazioni, si nota sempre più un cambiamento, qualcosa che Arcigay Napoli tocca con mano nei percorsi all’interno delle scuole e che, secondo Antonello, anche attraverso i simboli possiamo cambiare.
«Il valore delle azioni simboliche è qualcosa di importantissimo per l’avanzamento dei diritti civili e per il loro riconoscimento. Il maschio Angioino, simbolo di Napoli, colorato di rosa nella giornata contro l’omofobia, la prima unione civile con il sindaco presente, il sindaco che partecipa per anni al Pride; quando la regione Campania promuove e approva la legge contro la omotransfobia prima che lo Stato nazionale lo faccia, quando viene comunicato che c’è una struttura dedicata alle persone LGBTQIA+ vittime di discriminazione, quando c’è una sede visibile in una stanza comunale… questi simboli hanno un valore enorme in termini di comunicazione e fanno comprendere alle persone che le persone e lo Stato collaborano, che vengono portate le istanze delle persone alle istituzioni».
Mentre Antonello continua a parlare, toccando il tema divisione di genere e di come la legge sulle unioni civili, seppur limitata e discriminatoria, rappresenti un passo fondamentale verso un’idea di famiglia declinata al plurale, la mia attenzione viene catturata da un movimento; oggi l’ufficio sarebbe chiuso ma la difesa dei diritti non prevede soste, c’è qualcuno che anche oggi ha bisogno di aiuto.
Vi lascio alla visione dei video per saperne di più!
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