1 Lug 2021

Cos’è il water grabbing e perché dovrebbe preoccuparci

Scritto da: Redazione

Si parla sempre più spesso di land grabbing, ma ancora troppo poco di water grabbing, ovvero dell'appropriazione di risorse idriche a discapito di comunità ed ecosistemi. Eppure si tratta di un tema fondamentale per il futuro del mondo. Lo affrontiamo attraverso questa intervista realizzata da Elisabetta Chiesa di Fa' la cosa giusta Trento.

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Trento, Trentino Alto Adige - Marirosa Iannelli è presidente del Water Grabbing Observator, che ha come obiettivo quello di rilevare, analizzare, comunicare fenomeni sociali, ambientali ed economici legati ad acqua e clima, in Italia e nel mondo. In occasione degli eventi di Montagna Libri del Trento Film Festival è intervenuta anche lei per discutere, assieme a Monica di Sisto, Roberto Barbiero e Paulo Lima, di società della cura. È stata questa l’occasione per intervistarla sui temi legati a questa pratica, ancora poco conosciuta ma centrale nel determinare gli equilibri geopolitici del pianeta, l’accesso alle risorse e la giustizia climatica.

Cos’è il water grabbing?

Tradotto letteralmente “water grabbing” vuol dire “accaparramento dell’acqua”, più comunemente conosciuto in Italia come “furto dell’acqua”, anche se è una resa un po’ imprecisa e da linguista ci tengo sempre a precisarlo. È un fenomeno complesso, che si può trovare in svariati contesti e in tutti i paesi del mondo. È stato definito in accademia per la prima volta dal Transnational Istitute di Amsterdam, istituto di ricerca indipendente e anche organizzazione non governativa dei Paesi Bassi. È un fenomeno che è stato studiato in relazione al “land grabbing”, ovvero l’accaparramento delle terre.

Atlante Geopolitico dell'Acqua
Water Grabbing, diritti, sicurezza alimentare ed energia
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Quando si verifica il water grabbing in concreto?

Parliamo di furto dell’acqua quando uno o più attori pubblici o privati come aziende o multinazionali si accaparrano letteralmente la risorsa idrica a discapito di comunità ed ecosistemi attraverso forme di privatizzazione o l’appropriazione di terre, impianti e infrastrutture idrici o anche mediante l’esercizio di un potere economico e finanziario e il controllo delle risorse idriche. Questo da un punto di vista generale delle definizioni. Water grabbing è quindi privatizzazione dell’acqua oppure costruzione di mega impianti idroelettrici o ancora sfruttamento dell’acqua in maniera impropria – penso alla pratica del fracking che impiega tantissima acqua che viene rilasciata inquinata nei terreni. Quindi anche la depauperazione dei terreni e dell’ambiente circostante è anch’esso una forma di water grabbing. Con l’Osservatorio di cui facciamo parte abbiamo iniziato a documentare diversi casi di accaparramento idrico. Siamo partiti lontano da casa, siamo andati in Sud Africa, in Palestina e Israele, in Sud America.

Ci puoi dire qualche episodio di accaparramento idrico qui in Italia?

Il 12 giugno è ricorso il decennale del referendum per l’acqua pubblica in Italia. Un referendum che è stato completamente disatteso. 26 milioni di cittadini sono andati al voto per chiedere che l’acqua fosse riconosciuta come bene pubblico e comune e dieci anni dopo siamo a un punto fermo, in cui la gestione dell’acqua non è ancora pubblica bensì ha vari esempi di privatizzazione. La privatizzazione dell’acqua qui a casa nostra è una forma di accaparramento idrico, in cui si parla proprio di gestione della risorsa. In Italia rischiamo che ci si possano accaparrare anche le fonti dell’acqua, ovvero i luoghi in cui essa sgorga, fonti montane e sotterranee che attualmente sono di proprietà statale, ma rischiano di essere vendute a enti, multinazionali e gestori privati. Questo rappresenta un grande rischio di water grabbing che abbiamo nel nostro paese.

Un’altra forma collegata a questo episodio è quello dell’acqua in bottiglia. Multinazionali dell’acqua in bottiglia pagano attraverso un canone di concessione regionale l’acqua alla fonte per poi imbottigliarla e rivenderla a un prezzo ben più caro nei nostri supermercati – parliamo di circa mille volte il costo rispetto all’acqua del rubinetto. Questo è un altro rischio che stiamo cercando di scongiurare attraverso la giurisprudenza, la sensibilizzazione, l’informazione e ovviamente la politica.

water grabbing 2
Marirosa Iannelli

Rispetto all’evento, perché la società della cura può rappresentare una soluzione per i problemi legati al water grabbing?

La società della cura è un movimento. Io vorrei porre l’attenzione sul fatto che il referendum di dieci anni fa è stato il frutto, per la mia generazione, di una grande opera di democrazia che ha unito associazioni, gruppi locali, gruppi territoriali, fora dell’acqua e altri fora attraverso un movimento sociale che si prendesse cura del pianeta e delle persone. Si parla troppo poco o male della solidarietà non solo verso le persone, ma nei confronti del pianeta stesso. Un movimento come quello della società della cura porta il focus dell’attenzione lontano profitto, ma anche in direzione di un modello di business ormai insostenibile sia per il pianeta che per uomini e donne. Il focus invece viene riportato sulla capacità di valorizzare le risorse che abbiamo senza sprecarle, senza depauperarle: si può fare economia sostenibile pensando all’ambiente e pensando ai diritti umani e ambientali e dei lavoratori. Ecco a cosa serve un manifesto per la società della cura.

Che cambiamenti ha apportato all’appropriazione dell’acqua la crisi sanitaria?

Enormi, nel senso che la pandemia ha evidenziato in maniera lampante le disparità sociali ed economiche che ci sono in tutto il mondo. Per combattere le malattie l’acqua è prioritaria: ci dicono di lavarci sempre le mani, ma laddove questa risorsa scarseggia viene meno il diritto alla salute, all’igiene, ad avere strutture sanitarie adeguate. Un numero mi è rimasto impresso studiando i dati sull’Africa: ho notato che il 40% delle strutture sanitarie continentali non ha accesso all’acqua all’interno della struttura stessa. Questo era già drammatico prima del Covid, provate a pensare cosa ha implicato durante quest’ultimo anno di pandemia.

Questi dati sembrano portarci a mondi lontani, però viviamo situazioni che, in prospettiva, saranno di scarsità idrica. Siamo nell’era dei cambiamenti climatici, avremo estati molto diverse nei prossimi anni, più siccitose, con fenomeni metereologici più estremi e si potrà verificare la riduzione di acqua anche in contesti italiani. Non è così lontana l’estate del 2017 in cui si è rischiata la crisi idrica a Roma. Il lago di Bracciano, punto di prelievo idrico per la fornitura di acqua per i cittadini, è sceso talmente tanto di livello che in qualche giorno di difficoltà si è minacciata la chiusura dei rubinetti dei romani o l’apertura dell’acqua a ore alternate. Ed è successo nel 2017! Se non tuteleremo queste risorse e non cambieremo il sistema di gestione idrica in Italia potremo avere delle difficoltà anche nel nostro paese.

water grabbing 1

Quali sono le attività che proponete come Water Grabbing Observator?

Ci occupiamo in primis di offrire informazioni scientificamente corrette sul problema della violazione dei diritti umani e ambientali legati all’acqua, cambiamenti climatici e advocacy per il diritto umano all’acqua. Ci occupiamo di divulgazione ambientale, ma anche di portare avanti delle lotte importanti. Ne cito una, a cui sono particolarmente legata, che è la campagna “Stop acqua in bottiglia”, proprio per sensibilizzare i cittadini sull’uso dell’acqua del rubinetto, visto che abbiamo fra le migliori acque e fonti al mondo, soprattutto in Trentino. È inconcepibile pensare che l’acqua debba essere prelevata e gestita da una multinazionale per poi essere imbottigliata e rivenduta a un prezzo circa mille volte superiore rispetto al costo dell’acqua del rubinetto. Proprio in Trentino abbiamo delle fonti ottime e ci sono delle aziende che si impongono sul mercato non solo nei supermercati, ma anche nel settore della ristorazione, quando è l’acqua della stessa fonte. L’Osservatorio dà corrette informazioni rispetto a questo, fornisce supporto ai cittadini che magari hanno timore o non si fidano dell’acqua del rubinetto, spiegando quali sono tutti i processi che portano l’acqua dalla fonte al rubinetto di casa e anche indicando loro come informarsi.

Per tornare alla società della cura, prendersi cura della cittadinanza vuol dire anche metterla nelle condizioni di avere fiducia nelle istituzioni e in chi gestisce in questo caso i servizi civici e quindi gli enti locali. Per fare questo bisogna appunto informare correttamente, perché il senso di fiducia si sviluppa e si alimenta quando le cose si sanno. Cerchiamo di spiegare fenomeni complessi o apparentemente tecnici nel modo più semplice possibile.

In che modo noi cittadini possiamo sostenere l’Osservatorio e intervenire in prima persona sul tema del water grabbing?

Sicuramente sul nostro sito c’è la possibilità di donare all’associazione per seguire e sostenere campagne specifiche come quella “Stop acqua in bottiglia”. Altra possibilità è quella di associarsi e quindi di seguire da soci le attività che portiamo avanti durante l’anno. Ovviamente poi promuovere, diventare cassa di risonanza attraverso social media per i nostri contenuti, quelli che cerchiamo di veicolare a quante più persone possibile. Adesso stiamo riprendendo a fare eventi in presenza, ma continuiamo anche l’attività online, quindi siamo disponibili per promuovere eventi di divulgazione soprattutto nelle scuole. Stiamo proprio lavorando a programmi di formazione per entrare nelle scuole, per spiegare a bambini e ragazzi come si può diventare cittadini responsabili, come usare correttamente l’acqua, non sprecarla e sensibilizzarli per ridurre quanto più possibile l’acqua in bottiglia.

Qui l’articolo originale.

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