12 Lug 2021

Un tour nell’energia positiva di Ritorno sui monti naviganti

Scritto da: Davide Artusi

Ritorno sui monti naviganti è, più che un documentario, un viaggio in quell’energia positiva fatta di semplici storie, racconti lontani, persone sconosciute e giovani coraggiosi. Il resoconto di un cammino lungo lo scheletro d’Italia, l’Appennino, con il suo spopolamento e il ritorno alle terre dei nonni.

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«Ritorno sui monti naviganti lo considero un viaggio nell’energia. In quell’energia positiva che prende vita nella rinascita, nell’andare a riabilitare dei luoghi che da molti vengono considerati perduti, ormai inesistenti». Sono queste le parole di Alessandro Scillitani, regista del documentario sopracitato, musicista, cantante, ma soprattutto documentarista. Autore di numerosi film, tra cui Case abbandonate e L’albero tra le trincee, la sua poetica consiste nel rielaborare i materiali filmici raccolti durante i suoi viaggi per mostrare al pubblico il senso del cammino e la scoperta che l’esplorazione porta con sé.

«L’Appennino è la spina dorsale dell’Italia – ci racconta Alessandro – e noi è come se abitassimo alle costole. In Ritorno sui monti naviganti desidero mostrare il ritorno in quelle terre spopolate, più che la fuga da quelle zone. Lo scopo di questo lavoro consiste nel raccontare storie poco conosciute che trasmettono energia positiva. Ritengo che solo andando alla ricerca della positività, quest’ultima si possa trovare e ci possa attraversare. Ricordo un commento che mi fece una ragazzina, accompagnata dal padre, relativamente a un mio altro documentario, precedente a questo. Lei rimase sorpresa del fatto che ancora esistessero i contadini, che avevo intervistato per il film, uomini così lontani dalla realtà tecnologica e cittadina in cui viviamo, e non riusciva a credere a ciò che stava vedendo».

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«Ma come è possibile che luoghi di simile bellezza e centralità siano sentiti come periferici e ininfluenti nei destini del paese?» È questa una delle domande che si pone la voce narrante del film, quella del giornalista e scrittore Paolo Rumiz. Molto spesso si è portati a fare un ragionamento malinconico, a svalutare certi luoghi bollandoli come mondi perduti, abbandonati ormai all’oblio. Ritorno sui monti naviganti ci racconta invece ciò che realmente esiste, mettendo in luce come alle volte la realtà venga male interpretata e troppo spesso si parli per sentito dire o per preconcetti.

Sono varie le zone dell’Appennino che, pur risentendo di una certa riduzione della popolazione, sono riuscite a resistere e a portare avanti tradizioni e stili di vita del tutto sconosciuti ai più. Per giunta, svariati sono stati i casi di giovani che sono tornati nelle terre dei nonni per dare una nuova direzione alla propria vita, stanchi della quotidianità e della frenesia del mondo in cui vivono e desiderosi di qualcosa di diverso, di maggiore libertà, equilibrio e armonia con la natura.

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Una delle storie che ci vengono raccontate in Ritorno sui monti naviganti è quella di Giorgio Masio, fondatore del Birrificio Altavia. Giorgio ha deciso di cambiare totalmente vita e di tornare in quei luoghi lontani dai grandi agi. Ora ha maggiore possibilità di stare con il padre, mentre i ritmi di lavoro, anche se molto serrati e intensi, non vengono sentiti come un peso. Giorgio è solo uno dei vari esempi di giovani imprenditori – ma non solo – che ritornano e ripartono dalle tradizioni dei nonni. Riprendono piano piano ciò che prima era stato abbandonato, rispolverandolo e guardandolo con occhi diversi.

«Abbiamo dimenticato che l’Appennino – questa lunga montagna tra due mari – è, con la facilità di transumanza che consente, la radice della ricchezza del paese. Roma deve tutto all’Appennino e non viceversa». Continua così Paolo Rumiz, con la sua voce soave e calda che fa da cornice a tutto il documentario. I luoghi attraverso cui Alessandro e lo stesso Paolo – suo prode compagno di viaggio e di avventure – ci portano, sono carichi di vita. Una vita, o meglio una vitalità, alle volte sepolta sotto le macerie dello spopolamento, ma sovente pulsante e vibrante di tradizioni e culture che rendono questi luoghi unici e capaci di trasmettere folklore a un mondo che piano piano lo sta perdendo.

Sull’Appennino si può assistere a vere e proprie disfide in rima, come ci viene mostrato da Dante Valentini e Pietro de Acutis, due particolari figure autoctone di questi luoghi, amanti della cultura e della poesia. Si è portati a pensare ai pastori come a degli analfabeti, ma non è affatto vero. Sono proprio i pastori a insegnare ai più giovani a leggere. Non solo poesia, ma anche musica e canto innervano questo territorio, dalle zone più a Nord fino a quelle più a Sud. La musica viene utilizzata per accompagnare il gregge di pecore, per allietare le mura di una casa, per rallegrare una festa o una serata. Uno strumento iconico che ci viene mostrato in Ritorno sui monti naviganti è la ciaramella, un oboe popolare tipico del centro Italia, con ancia doppia, cameratura conica e senza chiavi.

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«Ero partito per fuggire dal mondo e invece ho finito per trovare un mondo. Il viaggio è diventato epifania di un’Italia vitale e segreta. Ne ho scritto con rabbia e meraviglia. Meraviglia per la fiabesca bellezza del paesaggio umano e naturale, rabbia per il potere che lo ignora». È con queste parole, sempre di Paolo Rumiz, che si può meglio riassumere quanto sopra raccontato. Ritorno sui monti naviganti è un viaggio in quell’energia positiva descritta dal regista Alessandro Scillitani. Un viaggio nello scheletro d’Italia dove viene messo in luce un forte spopolamento ma anche un intenso ritorno. Un pellegrinaggio laico fatto di sfaccettature e contraddizioni, fatto di storie di uomini sconosciuti, giovani coraggiosi, poeti, musicisti, pastori e contadini.

Il documentario verrà proiettato nei mesi a venire, anche se era finito e pronto già prima della pandemia. I tour nelle sale – accompagnati da approfondimenti, discussioni e incontri relativi ai temi trattati, che molto si prestano al dibattito e allo scambio di opinioni ed esperienze – sono stati interrotti dall’arrivo del Covid. Il virus però non ha impedito di continuare a immaginare, inventare, sviluppare storie e mostrare la realtà che ci circonda. Alessandro è già alle prese con nuovi progetti e ora che ci stiamo avviando verso una ritrovata normalità, anche Ritorno sui monti naviganti potrà godere di vita nuova e mostrarsi al grande pubblico. Un appuntamento imperdibile, non solo per gli appassionati di documentari, ma anche per chi vuole uscire dalla sala con lo spirito più sereno.

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