14 Lug 2021

La Via del Cerchio: come cambia la nostra vita se impariamo ad ascoltare ed essere ascoltati?

Scritto da: Lisa Donati

Nella Via del Cerchio si ascolta e si viene ascoltati. Si parla e ci si esprime guardandosi dentro, senza alcun timore del giudizio. Ma cosa succede se proviamo a esportare queste modalità anche fuori dal cerchio, nella vita di tutti i giorni? Scopriamolo attraverso la testimonianza di un partecipante a un'iniziativa organizzata sull'appennino bolognese dalle sorelle Lisa e Sara Donati.

Salva nei preferiti

Bologna, Emilia-Romagna - Nell’agosto 2020, al termine del Summer Camp sulla Via del Cerchio tenutosi presso l’ecovillaggio Tempo di Vivere, in mezzo alle colline piacentine, fra i e le partecipanti si insinuano felici idee di possibilità: “Continuiamo a portare questo modo di stare insieme e di comunicare nella nostra quotidianità, nelle nostre case, nelle nostre città!”, una voce potente dalla collettività dice.

La potenza di questa pratica comunicativa così semplice, derivante dalla saggezza nativo americana e diffusa in Europa negli ultimi quarant’anni dal nativo della tribù dei Wampanoag Manitonquat, spesso si sprigiona nei cuori di chi la vive, anche solo per una sera. Fra quei e quelle partecipanti ci siamo anche io e Sara, due sorelle di anima e di sangue, accomunate dalla scelta di metterci a servizio nella diffusione di una pratica in cui crediamo molto.

A partire da settembre 2020 dunque, nel paese di Vergato, a un’ora da Bologna, abbiamo cominciato a distribuire volantini della nostra iniziativa volta a diffondere questa pratica, insolita per un paese appenninico. L’incontro si è svolto prima in presenza nel centro sociale del paese, per poi proseguire online, su consiglio e richiesta di una delle partecipanti della prima sera. Siamo state felici di accogliere questa richiesta proseguendo la pratica su Zoom, con la sorpresa di scoprire che i cuori non conoscono distanze.

manitonquat
Manitonquat

In occasione di ogni serata abbiamo proposto domande aperte che facilitassero il contatto con il proprio sentire, a partire dal chiederci: come ti senti nel corpo? Di cosa senti di aver bisogno ora? L’espressione di ogni persona avveniva in un tempo a sé dedicato, quello in cui si ha simbolicamente il bastone della parola in mano. In questo tempo, tutte le altre persone ascoltano e si accolgono ed è proprio questo accordo, esplicitato a inizio serata, che consente grande accettazione e contatto fra i e le partecipanti.

La Via del Cerchio può prevedere condivisioni di parola, di respiri, di silenzi, di canzoni, di ciò che c’è nel cuore di ciascuno nel momento presente, sapendo che lo spazio sicuro del cerchio tutela questi doni. Alla fine di ogni espressione si usa dire Aho, che vuole dire “ho parlato” e che ripetuto dagli altri significa “ho ascoltato”. Questo lo abbiamo fatto sia nello spazio del grande Cerchio, sia nelle coppie, dette mini.

Un piccolo seme, dunque, una sera ogni due settimane. Mi piace dire che è qualcosa di piccolo, ma al contempo significativo, che ha accompagnato un gruppetto, sempre aperto a tutte e tutti, fra gennaio e giugno 2021. Verso la fine degli incontri ho chiesto ad Alberto, che ha sempre partecipato alle serate, come ha vissuto questa esperienza e quali cambiamenti ha provocato nel suo cuore e nella sua vita.

Alberto, per te cos’è la Via del Cerchio?

«Nelle nostre serate ho avuto l’opportunità di sentirmi, di ascoltare profondamente me stesso, grazie al confronto. Nel Cerchio ci possiamo esprimere liberamente ed essere noi stessi e noi stesse. Proprio questa espressione libera mi ha fatto prendere coscienza di come volevo che ripartissero le cose, perché nel Cerchio ho sentito davvero cosa stava succedendo dentro di me e negli altri, sentendomi parte di un pizzico di umanità. Grazie all’apertura di cuori sono venuto in contatto con l’autenticità di ognuno».

via del cerchio

Cosa ti ha portato a partecipare ai nostri incontri?

«Una grande fiducia. Non posso dire che sia stato un pensiero a portarmi a iniziare il percorso insieme, ma piuttosto l’intuito, una scelta emotiva, a cui mi sono affidato. E ora sono felice di quella scelta, che mi diceva di partecipare perché lì c’era qualcosa di buono».

Che cambiamento ha prodotto dentro di te e nelle tue scelte di vita la Via del Cerchio?

«Dentro di me ho trovato ancor più fiducia nel rapporto con gli altri, che non avevo perso, ma che ho rinnovato, sentendo l’anima nutrita dalle condivisioni con persone sconosciute (con le quali poi è nato un grande affetto!). Nella mia vita ho cominciato a vedere come i Cerchi cominciassero a intersecarsi e unirsi, creando energia esponenziale. Cerchi fatti di ciò che mi piace e che la Via del Cerchio mi ha aiutato a mettere a fuoco, perché nel parlare e nell’essere ascoltato facevo il punto con me stesso rispetto ai miei bisogni e ai miei desideri. Questo mi ha aiutato a esprimerli all’esterno e quindi a dare priorità a ciò che mi nutre davvero. È stato quindi esplicitando i miei obiettivi che poi ho potuto realizzarli in diversi ambiti di vita.

Mi sono dato la possibilità di cambiare e ripartire da zero, lasciando un lavoro dove non trovavo soddisfatto il mio bisogno di instaurare relazioni sane. Ho imparato a dire dei no e porre dei limiti che salvaguardassero il mio benessere. Il fatto di aver preso Riccio, il mio cane, dà ancor più gioia alle mie giornate e le arricchisce di tante passeggiate, una delle mie passioni. Infatti mi sono messo in gioco nell’organizzare in prima persona camminate nel Bosco della Panfilia, nel ferrarese, vicino a dove abito, con coraggio e curiosità. Mi sono buttato nel fare proposte e accettare ogni tipo di feedback. Ad esempio, ho proposto una camminata silenziosa, a occhi chiusi, seguendo il suono del tamburo, andando verso una meta ignota, per sperimentare fiducia. Dopo l’esperienza ho portato lo stile della Via del Cerchio nell’ascolto empatico, nella forma del cerchio e nei turni di parola. Ho meno paura di sbagliare e sento più accettazione e fiducia per ciò che porta la vita, perché sono più in contatto con me stesso».

Ringrazio Alberto e ringrazio la Via del Cerchio, per l’opportunità di aprirci e connetterci umanamente che ci siamo dati e date. Da un piccolo passo, una messa a servizio per andare in direzione di umanità e di connessione, possono davvero nascere idee ed iniziative che portano a cascata frutti di gioia e benessere per la comunità. Ho avuto la fortuna di conoscere nel concreto parte di questa onda, ma chissà quali altre storie e quali altri semi si trasformeranno e cresceranno. La nostra esperienza continuerà, sempre a Vergato, in un residenziale intensivo il 4 e 5 settembre 2021, immersi nel verde dell’Appennino bolognese.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Abitare collaborativo: cosa significa e perché è importante
Abitare collaborativo: cosa significa e perché è importante

Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”
Arghillà rinasce: la rigenerazione urbana dal basso di “uno dei luoghi più problematici d’Italia”

Il centro FuoriLuogo: una casa della cultura per sperimentare e incontrarsi
Il centro FuoriLuogo: una casa della cultura per sperimentare e incontrarsi

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Cosa dice il nuovo codice della strada e che ricadute avrà sulla mobilità sostenibile – #1024

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

|

La Robbia, il laboratorio sardo di tintura naturale che cuce tradizione e sostenibilità, dalla terra al tessuto

|

Nuove case: come devono essere per stare al passo con un mondo che cambia?

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

string(9) "nazionale"