Utopie minimaliste: solo la consapevolezza può salvare il mondo dal collasso
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Luigi Zoja, psicoanalista, sociologo, laureato in economia, giornalista, è autore di molti libri, che hanno mantenuto una discontinuità di temi in linea con la sua formazione, pubblicati in quindici lingue. È anche tra i protagonisti del libro Il bene e il male esistono? di Daniel Tarozzi e Andrea Degl’Innocenti, edito da Amrita Edizioni.
Il suo libro Utopie minimaliste – Economia profonda, psicologia e società – edito da Chiarelettere già nel 2013 e oggi riproposto in una nuova versione rivista e aggiornata – contiene riflessioni politiche, economiche e sociali molto utili per osservare il mondo con occhi diversi e provare ad andare a fondo alle reali problematiche che ostacolano il benessere e il miglioramento della società.
Le nuove convinzioni penetrano nella mente in silenzio, senza assolutismi, senza fanatismi, senza sospette passioni viscerali |
Un excursus che attraversa gli ultimi due secoli di storia e si conclude con l’importanza della consapevolezza e della coscienza di ciascun individuo come principio necessario per una trasformazione in positivo di tutti. Le utopie massimaliste diffuse nei due secoli precedenti purtroppo non hanno prodotto gli effetti sperati: hanno dato l’illusione di un mondo migliore generando violenze peggiori di quelle che volevano combattere. Le disparità economiche da allora sono andate via via aumentando.
La concentrazione della ricchezza, la distanza fra i redditi e le ingiustizie economiche sono cresciute a una velocità che ha pochi precedenti nella storia. «Negli Stati Uniti il divario tra il reddito di un capo-azienda e quello dei suoi salariati è passato da 40 volte a oltre 400; nell’economia mondiale i nuovi guadagni che si sono aggiunti ai precedenti, spostandosi dalle tasche del lavoro salariato a quelle del capitale corrispondono a molte volte il reddito dell’intera Africa», spiega Zoja. Inoltre, a una maggiore disuguaglianza dei redditi corrispondono indici più elevati di infermità e maggiori crimini e anche la correlazione tra disuguaglianza e disturbi mentali sembra seguire la stessa direzione.
Secondo l’autore un’epoca senza utopie sarebbe preoccupante, piuttosto dunque che ricercare lusso, reddito e ricchezza, l’utopia dovrebbe favorire le qualità innate delle persone: sincerità, serenità, amore, superamento dell’ansia e un benessere che non può essere valutato dal Pil. «La precedenza data al Pil ha finito con accomunare i diversi programmi politici dei Paesi, rendendoli sempre meno distinguibili e più estranei ai bisogni istintivi dell’uomo».
Dove andremo a finire? «Oggi, malgrado lo strepitoso aumento dell’ingiustizia economica, il mondo non è minacciato da una rivolta degli oppressi, troppo occupati a rendere i ricchi ancora più ricchi comprando da loro deodoranti e smartphone». Zoja sostiene – e non è l’unico a pensarlo – che sarà l’ecosistema a ribellarsi attraverso pandemie, cambiamenti climatici, collassi ambientali con conseguenze sanitarie, economiche e migratorie incontrollabili. Non saranno quindi uomini che si ribelleranno ad altri uomini, ma la natura a rifiutare il genere umano.
Eppure, nonostante i dati e le ricerche scientifiche sempre più allarmanti che preannunciano un futuro prossimo abbastanza catastrofico, c’è ancora chi indugia nel dubbio o accusa una parte di scienziati di essere allarmisti, non considerando che il tempo per cambiare la direzione della rotta è ormai scaduto da un po’: «La probabilità che questo accada nel XXI secolo è così reale, alta e allarmante che persino le Nazioni Unite, impantanate nella difficoltà di mettere d’accordo tutti gli Stati della Terra, la definiscono come prima preoccupazione mondiale: la guerra più urgente da arrestare è quella che l’insieme degli umani conduce contro la vita stessa. I dibattiti di teologi, filosofi, eticisti o politici sul rispetto che dobbiamo agli animali e alle altre forme di vita sono giusti, ma ormai in ritardo: lo dobbiamo comunque fare, pena la nostra sopravvivenza».
Sebbene i problemi di oggi siano più vasti di quelli del passato, mettendo a rischio ogni aspetto della vita dell’uomo, «né le persone colte né quella che ho chiamato la “nuova generazione critica” scendono più in piazza a protestare. Siamo pieni di persone intellettualmente capaci che fanno cose stupide: non perché le cose che fanno siano stupide in sé, ma perché non sono state pensate da loro e non rispondono ai loro bisogni».
Inchiesta di due tipi curiosi (e poco attendibili) |
I nostri tempi rischiano di non aver nessuna utopia a cui reggersi e questo è ancora più dannoso perché vuol dire aver perso l’esercizio critico della fantasia. Per Zoja capire questo aspetto della psicologia collettiva post-moderna è più complicato da analizzare che l’economia stessa.
Le utopie minimaliste non devono imporre modelli dall’esterno, ma un cambiamento interiore che passa dal rispetto dell’ambiente, degli animali, dei ritmi naturali del corpo e della mente. Secondo la riflessione di Luigi Zoja, solo attraverso un lavoro di coscienza, intesa come consapevolezza e moralità, si può delineare un futuro e un mondo migliore in cui si accantoni la visione antropocentrica che contraddistingue molti degli atteggiamenti messi in atto da uomini e nazioni.
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