Pride: ecco perché è importante la parata per i diritti LGBTQIA+ – Amore Che Cambia #14
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Mentre scriviamo queste righe – anzi a dir la verità fin dalla sua prima approvazione alla Camera del 4 Novembre 2020 – il Ddl Zan è diventato il perno della contrapposizione politica odierna, scatenando rivalità ideologiche sulle quali appare difficile mediare e dialogare con serenità.
Ma cosa prevede questo Disegno di Legge? Come si può leggere dal testo, si pone l’obiettivo di applicare “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. In estrema sintesi – non dimentichiamoci che la sua approvazione è in corso di discussione al Senato, dove non mancano contrapposizioni accentuate anche dalle preoccupazioni espresse dalla nota diffusa Vaticano attraverso il Segretario per i rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher –, il Ddl si propone di allargare il novero dei reati di odio per discriminazione razziale, religiosa ed etnica, già previsti dall’articolo 604 del Codice Penale, estendendoli alle persone che commettono discriminazioni contro donne, persone omosessuali e disabili.
Mentre è in atto questo dibattito, termino di montare i due video – e Daniel Tarozzi finisce di scrivere l’articolo – relativi nostro incontro con il dottor Michael Devis Tira, psicologo e membro della dirigenza di Arcigay Padova. Nella seconda parte del nostro incontro, dopo un’approfondita analisi sul movimento del Sex Positive e sull’importanza della consapevolezza per una sana crescita delle nostre relazioni, la conversazione si è spostata sulle tematiche legate all’identità sessuale e al mondo LGBTQIA+, con un focus specifico sull’importanza storica e sociale della Parata del Pride, sia per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali che per lo sviluppo della consapevolezza su cosa significasse per davvero questa rivendicazione.
Gran parte delle parate del Pride, ormai diffuse in tutto il Mondo (e in molti Paesi apertamente ostracizzate e vietate), si svolge nel mese di giugno per commemorare gli eventi avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 Giugno del 1969: i Moti di Stonewall, una serie di tafferugli e scontri tra la polizia di New York e alcuni gruppi di persone omosessuali. Si tratta dell’evento simbolo che ha sancito la nascita dei movimenti per l’accettazione sociale e la rivendicazione dei diritti civili e legali delle persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender, non-binarie e queer.
Lo Stonewall Inn era un bar che si trovava in Christopher Street, nel Greenwich Village, a New York, e che oggi è stato dichiarato monumento nazionale. Nacque nel 1930 ed era gestito dalla mafia; con il passare degli anni divenne a tutti gli effetti un gay bar. Per quale motivo? «Perché chiunque servisse alcolici a persone omosessuali era perseguibile per legge, essendo considerata allora l’omosessualità come malattia mentale», ci racconta Tira. «La mafia fiutò l’affare e trasformò il locale in un bar gay. I frequentatori di questo luogo erano persone di umanità e sensibilità molto diverse, accomunate dall’essere considerate dagli altri come lo scalino sociale più basso della società americana di allora. Questo attirò numerose violenze e repressioni da parte della Polizia, grazie a numerose incursioni improvvise e conseguenti pestaggi all’interno dello Stonewall».
L’ennesimo raid avvenne la notte del 28 giugno 1969, ma quello fu il momento in cui tutto iniziò a cambiare: «Le voci sono discordanti, ma si narra che intorno all’una e mezza di notte, a seguito degli ennesimi pestaggi e arresti in atto da parte della polizia, un’attivista transgender che era nel locale di nome Sylvia Rivera si scagliò contro uno degli agenti; a seguito di violenze compiute con un manganello, Sylvia si ribellò lanciandogli contro una bottiglia di vetro».
Il gesto diede alla folla il coraggio e la spinta necessari per ribellarsi apertamente alla polizia: presto arrivarono migliaia di persone a sostegno della rivolta, che a momenti alterni durò fino alla notte dopo. I fatti dello Stonewall sono stati così la scintilla che ha permesso la nascita del movimento di liberazione gay e della parata del Pride, oggi giunta al suo cinquantaduesimo anniversario.
«Perché è importante il Pride? Perché è un faro, una luce, un simbolo per rendere visibile un problema e trasformarlo in opportunità», sostiene Tira. «Se sei una persona omosessuale non puoi ignorare le stigmatizzazioni, perché le vivi. Ma se non lo sei puoi semplicemente ignorarle. Ecco dunque che manifestare serve a socializzare un problema, portarlo all’attenzione dell’opinione pubblica. Se le persone non concepiscono che la discriminazione dell’omosessualità è reale e pensano che sia un problema che non li riguarda, non arrivano nemmeno a ipotizzare quanto possa essere profondo il disagio di chi subisce discriminazioni giornaliere solo per le sue preferenze affettive o sessuali, in ambito sia lavorativo che sociale».
Un’altra funzione importante del Pride, secondo Tira, è quella di creare visibilità nelle persone non eterosessuali che si sentono isolate: «Ci sono persone che non abitano nei centri cittadini e che crescono e vivono in aree dove le reti di supporto per le loro identità sessuali sono assenti. Fino a non molti anni fa, quando internet non era così diffuso come lo è oggi, alcune persone con identità sessuale non binaria potevano tranquillamente credere di essere quasi uniche e ciò le portava a sentirsi estremamente sole. Il senso di solitudine aggrava lo stigma, ti porta a non agire e a deprimerti: il Pride contribuisce e ha contribuito a farci prendere consapevolezza del fatto che esiste una comunità che può sostenerci e aiutarci».
Oggi lo stigma e la discriminazione nei confronti delle persone non eterosessuali sembra diminuire e abbiamo l’impressione che si aprano sempre più squarci di luce per la diffusione di una nuova consapevolezza su queste tematiche. Ma Tira ci invita a fare molta attenzione: «L’istituzione della legge sulle Unioni Civili è stata applaudita da tutte e tutti noi come un gigantesco passo in avanti, perché fornisce protezione legale a persone che prima non ne avevano. In effetti, lo è davvero un passo avanti importante. D’altro canto, riflettiamo insieme: nella legge è stata stralciata la parte relativa all’adozione del figlio da parte del partner, che ha dunque meno protezione legale. Inoltre è stato creato un istituto separato rispetto al matrimonio, che nei fatti però comprende quasi gli stessi diritti di quest’ultimo. Perché? Mi ricorda quello che succedeva negli Stati Uniti quando arrivò il momento della desegregazione nelle scuole dove convivevano studenti bianchi e neri, ma le fontanelle per bere rimasero per un certo periodo di tempo separate».
«Le discriminazioni continuano – conclude Tira –, le subisco anche io: ad esempio la persona che inveisce contro di te se baci il tuo compagno per strada oppure su un mezzo pubblico, non è affatto un caso anomalo. Sono ormai documentati molti fatti di cronaca che riportano atti omofobi anche molto pesanti e violenti. Non nego che la situazione sia migliore rispetto al passato, stiamo facendo passi in avanti importanti, ma non dobbiamo mollare la presa».
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