#pagenotfound, la campagna “salvanegozi” che vuole tenere in vita i piccoli produttori
Seguici su:
Genova - Ica, Alessia, Martina, Alice, Marta, Angela, Raffaella, Eva, Ezgi, Jessica, Andrea, Luisa, Ilaria, Veronica, Alessia, Melissa, Marta, Lucia, Michela e Luisa sono imprenditrici che, dal Trentino sino alla Sicilia, producono o rivendono pannolini lavabili artigianali e realizzati su stoffe di qualità, in vendita attraverso i propri canali e-commerce.
Il settore oggi è fortemente provato dalle nuove abitudini di acquisto online ed è per questo motivo che qualche settimana fa hanno deciso di fare rete. Si sono unite e hanno lanciato #pagenotfound, una campagna per sensibilizzare le persone sull’importanza del piccolo commercio, senza il quale sparirebbe la possibilità di comprare articoli “su misura” chiedendo prima un consiglio e affidandosi alla professionalità del produttore invece di cliccare semplicemente su un asettico pulsante “Acquista ora”.
#pagenotfound vuole raccontare il “dietro le quinte” di quella costellazione di piccoli imprenditori che offrono ogni giorno, oltre ai propri prodotti, anche umanità ed esperienza. Perché dietro ognuna delle donne di #pagenotfound c’è una famiglia, che a sua volta ha sperimentato i pannolini lavabili e condivide la propria conoscenza con chi si affaccia a questo nuovo mondo. Chi ha scelto questo ambito ha deciso di contribuire a cambiare il pianeta ed è consapevole che, per farlo, a volte, bisogna rinunciare a opportunità di guadagno che deriverebbero dalla vendita sulle grandi piattaforme online.
Ed è proprio per non sparire che queste imprenditrici hanno lanciato #pagenotfound, affinché diventi lampante che a gestire un sito di vendita online ci sono persone reali e competenze che rischiano di perdersi per sempre “in una pagina non trovata”. Ne ho parlato con la portavoce del gruppo, Ica Arkel, fondatrice di Gagolini, l’azienda genovese di pannolini lavabili aperta nel 2014 con l’intento di conciliare famiglia, lavoro, etica e rispetto per l’ambiente.
In cosa consiste la campagna #pagenotfound?
Facendo un piccolo salto nel futuro ci siamo immaginate una bi-mamma che nel 2025 si ritrova a dover comprare un nuovo assortimento di pannolini lavabili per il secondo bimbo in arrivo e, cercando su Google i vari rivenditori di cui si ricordava i nomi, si incaglia su pagine non trovate, una dietro l’altra, fino a rendersi conto che tutti gli e-commerce di lavabili hanno chiuso.
Com’è nata l’idea?
La modifica del costume di acquisto online che porta la clientela a scegliere i grandi colossi è stata fortemente lesiva per il nostro “mercato”, composto integralmente da madri di famiglia che si sono reinventate nel post-maternità per cercare, nel proprio piccolo, di fare qualcosa per salvare il mondo. Unirci è stato quindi abbastanza facile e siamo aperte a tutti coloro che vogliono condividere i principi di #pagenotfound.
Cosa si può fare secondo voi per invertire la rotta?
Bisognerebbe attuare diverse scelte coraggiose a livello politico: innanzitutto procedere a far sì che i grandi colossi di vendita online abbiano la stessa tassazione che viene imposta a noi, abbassare l’IVA sui prodotti che riducono gli sprechi ambientali e riportare l’etica nel mercato, anche se globale. Non possiamo più ignorare l’importanza di avere tutti eguali diritti lavorativi e non possiamo più tollerare che ci siano persone che vengano sfruttate in nome del nostro benessere. È ora di riportare l’ambiente al centro.
Per portare avanti questa campagna avete deciso di fare rete tra “concorrenti” mettendo da parte rivalità e competizione. Pensate che questo forte coinvolgimento dal punto di vista etico che pervade il vostro approccio al lavoro sia stata anche la molla per intrecciare i vostri fili e guardare avanti insieme?
Per prima cosa ci siamo rese conto di essere pesci piccoli, molto piccoli, che si portavano via clienti a vicenda, mentre un pesce molto più grosso di noi, in silenzio, ci divorava. Ciò che noi offriamo è cura del cliente, consiglio, assistenza, competenza. Rendere le persone consapevoli di questo è il primo passo per tornare ad avere un ruolo importante, per fare sì che quella dei lavabili sia una esperienza di successo. Questo tipo di pannolini è facile da utilizzare, ma senza qualche consiglio farlo può sembrare difficile, a volte impossibile. Una piazza che offre tantissimi pannolini senza uno straccio di spiegazione o assistenza, può creare un esercito di potenziali scontente.
Aiutare e guidare le famiglie invece è la via per far sì che quante più mamme possibili diventino “mamme lavabili”. Ogni bambino che sostituisce gli usa-e-getta con i lavabili evita di immettere nell’ambiente 5000 pannolini monouso, che impiegheranno 500 anni l’uno a biodegradarsi. Per questo motivo ogni mamma che passa ai lavabili ha un impatto concreto sull’ecosistema. L’etica in tutto questo percorso è fondamentale: noi siamo le prime, ad esempio, a consigliare alle mamme di preparare inserti interni con vecchi asciugamani se ne hanno a disposizione, sebbene questo suggerimento per noi significhi vendere qualcosa in meno. Ma la salvaguardia del mondo dei nostri figli è prioritaria.
Vi piacerebbe dare vita a una rete internazionale di venditrici di pannolini lavabili?
La condivisione della nostra lettera da parte dei negozianti del Portogallo è stata una sorpresa per noi. Scoprire che i rivenditori di altri paesi sostengono i nostri appelli è semplicemente stupendo e sembra che anche i negozi spagnoli vogliano intraprendere un’iniziativa analoga: questo significa una condivisione crescente. Cosa succederebbe se tutti i negozi europei del nostro settore decidessero di far fronte comune? Sarebbe un segnale enorme, anche per le istituzioni e per far sì che le nostre iniziative possano avere effetto.
Invitiamo chiunque lo desideri ad unirsi alla nostra battaglia; insieme si ha più forza ed è più facile ottenere riscontri. Possiamo fare la nostra parte per cambiare il mondo: è ora di agire!
Alessia, Martina, Alice, Ilaria, Marta, Angela, Jessica, Ica, Raffaella, Veronica, Eva, Ezgi, Andrea, Luisa, Luisa, Alessia, Melissa, Marta, Lucia, Michela.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento