Nascono gli orti collettivi di Imperia, sociali e solidali
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Imperia - A Imperia sono nati gli orti collettivi solidali. Collettivi perché tutti se ne possono occupare, solidali perché gli ortaggi raccolti vengono distribuiti a famiglie in difficoltà del territorio. Si coltiva per chi ha bisogno, ma anche per strappare al degrado tanti terreni incolti e abbandonati. Perché della bellezza, invece, abbiamo tutti bisogno.
L’idea emerge all’interno della Brigata Girasole, un germoglio del progetto ImperiaSolidale sbocciato durante il primo lockdown. Un progetto attivato subito attraverso raccolte alimentari, volantinaggio per sensibilizzare la cittadinanza sulla donazione di prodotti freschi, con distribuzione di vestiti usati e giochi per bambini e, da qualche tempo, anche con gli orti collettivi solidali. L’intento è stato semplice, sin dalla sua origine: non lasciare nessuno indietro.
Il suo nome si ispira al partigiano imperiese Carlo Trucco, mancato alcuni anni fa, il cui nome di battaglia era, appunto, “Girasole”.
Dai centri sociali autogestiti La Talpa e l’Orologio all’Arci; dal Teatro dell’Attrito, alla Casa del popolo, passando per le botteghe solidali, le cooperative e le differenti associazioni sul territorio, accomunate dall’interesse e dall’esperienza decennale in ambito sociale. Sono tante e variegate le attività che attraversano la Brigata, così come sono moltissimi i volontari che stanno portando avanti ideali di impegno sociale, solidarietà dal basso e mutuo-aiuto, in coerenza con il lavoro costruito, nel corso del tempo, sul territorio. Per questo ho voluto saperne di più e mi sono fatta raccontare come si sono sviluppati tutti questi progetti.
Come definite l’approccio del vostro gruppo?
Il nostro approccio è senz’altro politico: ci accomuna l’idea di un mondo diverso possibile, in cui l’organizzazione dal basso, dettata da bisogni e necessità, riduca le disuguaglianze e le iniquità. Un mondo in cui non sia il colore della pelle, il genere a cui si appartiene, il paese di provenienza o il conto in banca a dettare la tabella di marcia. Un mondo in cui le risorse non sono proprietà di pochi e in cui collettivamente si fa fronte alle difficoltà, perché nessuno deve essere lasciato indietro.
Per coloro che hanno aderito fin da subito ai progetti della Brigata non è stato difficile entrare in quest’ottica: come dicevamo, già da tempo si lavorava, negli ambiti più disparati, con e per le persone sul nostro territorio. C’erano (e ci sono) associazioni che si occupano di divulgazione culturale, di attività ludico-ricreative, di assistenza a fasce deboli.
È con questo bagaglio di esperienze che ci siamo trovati ad affrontare le conseguenze del covid ed è grazie al continuo rapportarci con i problemi quotidiani delle persone che abbiamo individuato velocemente le modalità grazie alle quali avremmo potuto essere utili e avremmo potuto concretizzare progetti sempre immaginati, ma ora dettati dall’urgenza.
Com’è nata l’idea di dare vita a degli orti collettivi solidali?
Inizialmente attraverso la partecipazione di molte e molti volontari abbiamo raccolto generi di prima necessità nei supermercati della zona. Questo tipo di attività continua ancora oggi e porta i suoi frutti con una distribuzione alimentare quindicinale, che sostiene più di cento famiglie sul territorio imperiese. Nel portare avanti questo tipo di solidarietà ci siamo però resi conto dell’importanza di fornire anche cibo fresco e, soprattutto, sano. Inoltre, i terreni incolti e abbandonati nelle vicinanze della nostra città sono molti e ci è sembrato doveroso provare a sensibilizzare le persone anche su questo.
Da una parte la terra è bassa e richiede cura, ma dall’altra abbiamo un ottimo clima e un territorio che, pur burbero, pare ascoltare chi fatica. Per fortuna abbiamo chi è competente in materia e ci ha consigliato, abbiamo chi ha tempo e lo mette a disposizione e chi, senza tempo nè particolari abilità, si rimbocca le maniche quando può. Il risultato sono due orti nell’immediato entroterra della nostra città – uno a Costarainera, l’altro a Lecchiore – che piano piano crescono.
Chi ha messo a disposizione i terreni e chi se ne sta occupando?
I terreni di cui si stanno prendendo adesso cura (a rotazione o tutti insieme, perché anche questa è socialità) i ragazzi de La Talpa e L’Orologio, sono stati messi a disposizione da privati interessati e partecipi del progetto. L’idea di base sarebbe quella di ottenere alcuni terreni più vicini al centro città. In questo modo anche coloro che normalmente fanno richiesta nei nostri empori, potrebbero essere coinvolti più facilmente nella costruzione, nel lavoro e nella raccolta, così da creare davvero una rete di mutuo-aiuto che possa garantire sostentamento, soddisfazione e solidarietà per tutte le persone coinvolte.
Che cosa vi spinge a fare quello che fate?
È una bella domanda che però crediamo non abbia risposta univoca. Lo facciamo perché lo riteniamo giusto, perché possiamo, perché è una bella sfida, perché è un’alternativa alla nausea o all’inedia, perché pensiamo possa cambiare le cose, perché anche se non le cambia, almeno ci abbiamo provato.
Ognuno di noi ha le proprie ragioni, ogni associazione garantisce il proprio apporto con competenze e abilità non trascurabili, ogni giorno presenta una problematica a cui proviamo a fare fronte al meglio delle possibilità. Senza dubbio non ci piace il modo in cui produciamo, consumiamo e spendiamo. Tutto il nostro lavoro, quindi, per quanto in fondo piccolo, ci sembra un buon modo per mostrare alternative possibili e percorribili da chiunque.
State coinvolgendo altre realtà dell’imperiese?
Al di là del Comune di Imperia, che ci piacerebbe coinvolgere nella misura in cui servono senz’altro spazi e terreni che siano esenti dal pagamento dell’affitto, numerose aziende hanno manifestato la loro adesione fornendoci materie prime, dal cibo alle sementi; tanti sono i privati che hanno fatto donazioni per aiutarci nel percorso che abbiamo intrapreso. Nell’ultimo anno sono aumentati anche i volontari, a testimonianza del consenso che le nostre iniziative riscuotono sul territorio.
In base poi, alle diverse aree di interesse di ciascuna associazione coinvolta, si provano a mettere sul piatto tanti progetti nuovi, alcuni abbozzati, altri già avviati: la casa delle donne – sia per chi è vittima di violenza, sia per chi rivendica per sé spazi liberi da ingerenze esterne –, i laboratori per bambini, le iniziative di riciclo del cibo, che altrimenti andrebbe sprecato, e le iniziative per giovani.
Chi vuole donare il proprio tempo zappando, coltivando o annaffiando, può contattare Vittorio al numero 3518507886; chi vuole contribuire per le spese degli orti può inviare una donazione all’Associazione Garabombo l’invisibile.
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