Foodbusters, gli acchiappa-cibo in prima linea contro lo spreco alimentare
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Ancona, Marche - Cosa c’è di più spaventoso dei fantasmi? Lo spreco di cibo! E per questo non bisogna chiamare i protagonisti del noto film anni ’80 ma i Foodbusters, gli eroi dello spreco alimentare. Il fondatore Diego Ciarloni ci racconta di questa realtà nata nelle Marche che si occupa di recuperare le eccedenze alimentari per il bene del pianeta. E tu? Sei disposto ad alzare il cibo e dare loro una mano?
Cos’è Foodbusters e da chi è nata l’idea?
Foodbusters è un’Organizzazione Di Volontariato (ODV) che si occupa di recupero di eccedenze alimentari. È nata da un’idea mia e di mia moglie alla fine del 2016, dopo un episodio che mi è successo in prima persona: stavo facendo un’intervista – proprio come voi! – a una signora di un’associazione che si occupa di sostegno ai malati oncologici. Lei mi raccontò di come, dopo essersi ammalata, perse il lavoro e quindi il reddito. La domanda mi sorse spontanea: “Come faceva a mangiare?”. Dopotutto aveva solo una pensione sociale, riconosciuta in seguito alla malattia, di circa 350 euro al mese e il sostegno economico dell’associazione, che però non bastavano. A procurarle il cibo ci pensavano il macellaio, il fruttivendolo e gli altri alimentari della zona che, a fine giornata, portavano gli avanzi a lei e agli altri malati nella stessa condizione. Lì mi si accese la lampadina: pensai a una realtà che portasse il cibo avanzato a chi ne ha bisogno. Così, dall’indignazione per ciò che non era giusto, nacque l’idea di quella che oggi è Foodbusters.
Quale fu il passo successivo?
Bisognava solo renderla realtà e l’occasione perfetta si presentò a un matrimonio di amici. Io e mia moglie cogliemmo la palla al balzo: proponemmo agli sposi di raccogliere le eccedenze alimentari del loro banchetto e di darle a chi ne ha bisogno. Con nostra sorpresa accettarono e, chiedendoci informazioni su come procedere, ci colsero impreparati. In quel momento ho dovuto improvvisare perché la verità era che non avevo idea di come fare. Fatto sta che ci diedero fiducia e decisero di sostenerci anche economicamente tramite una donazione. Non si limitarono a mettere da parte gli avanzi, questo da solo non basta: ci aiutarono anche a pagare tutte le spese necessarie, come il carburante per i veicoli o i contenitori per il cibo. Da quel primo tentativo ci siamo evoluti, siamo cresciuti e siamo diventati un’associazione. Oggi siamo circa venti volontari che mettono a disposizione il proprio tempo, le proprie energie e i propri mezzi – stiamo facendo una raccolta fondi per il primo furgoncino targato Foodbusters!
Dove agite principalmente?
A livello territoriale siamo attivi principalmente nelle Marche, ma non esclusivamente; infatti ci capita di andare fuori regione – una volta abbiamo addirittura raggiunto la Sicilia! – e il nostro obiettivo è quello di arrivare in più territori possibili. Per quanto riguarda i contesti in cui operiamo invece, siamo spesso chiamati per matrimoni, ma anche per battesimi e compleanni. Inizialmente recuperavamo solo cibo cotto e lo portavamo alla mensa sociale più vicina: nel nostro sito potete trovare una mappatura delle varie mense sociali con cui collaboriamo. A distanza di quattro anni ormai, siamo riusciti a farci apprezzare anche dai supermercati – che prima non ci vedevano di buon occhio – e dai produttori di cibo, che ci consultano per evitare lo spreco alimentare all’interno della filiera produttiva.
Qual è il metodo di Foodbusters per contrastare lo spreco alimentare?
La nostra regola quando ci chiamano è: lasciare freddo ciò che è freddo e caldo ciò che è caldo. Noi arriviamo alla festa al momento della torta e dividiamo il cibo per intolleranza (glutine, lattosio…) e credo religioso (presenza di maiale…). Da lì partiamo alla volta dalla mensa sociale più vicina e disponibile al momento in cui il cibo viene portato via.
Cosa vi spinge a continuare a portare avanti tutto questo?
La verità è che non lo so… forse è la speranza per un mondo migliore. Mi guardo intorno e vedo che stiamo andando in quella direzione: prima o poi sarà la normalità portarsi a casa il cibo avanzato a un festa o al ristorante e noi di Foodbusters vogliamo arrivarci il prima possibile!
Quanto cibo recuperate più o meno? Dateci un po’ di dati.
Gli eventi di cui ci occupiamo più spesso sono i matrimoni, nei quali recuperiamo più o meno un centinaio di porzioni di cibo ogni volta. Nell’arco di un anno siamo ingaggiati per circa 70/80 eventi. Per altri dati trovate tutto sul nostro sito.
Si può sperare in un futuro più sostenibile? A partire da quello che si fa qui da noi nelle Marche.
Non sempre le istituzioni ci supportano, le porte in faccia sono tante e i mezzi a disposizione limitati. La sede è casa mia e i veicoli sono di proprietà dei volontari. Insomma, ancora c’è tanto da fare, ma bisogna lottare per far valere ciò in cui crediamo. Avete presente quei film dove il protagonista non ha nulla da perdere? Ecco, noi non abbiamo nulla da guadagnare. Forse è proprio questa la nostra forza: non dobbiamo fare fatturati, non dobbiamo incassare niente, noi non lucriamo su nulla. Le eccedenze alimentari non possono garantire uno stipendio da “lavoro normale”. Alla base del volontariato non può esserci una retribuzione fissa, come altre associazioni provano a fare.
Tra un po’ toccherà a noi giovani prendere in mano la situazione ambiente. Hai qualche consiglio da darci?
Voi giovani di oggi siete fortunati perché di queste tematiche si può parlare. Anni fa non era così: associazioni come Foodbusters non potevano esistere per legge. Oggi che le cose sono cambiate sta a voi prendere in mano la situazione e informarvi. Approfittate della vostra fortuna per essere responsabili e fare le scelte giuste, senza aver paura di sbagliare.
Come posso fare per sostenere Foodbusters?
Ci potete aiutare in tanti modi, potreste: diventare volontari; parlare di Foodbusters ad amici che fanno un evento, come un nostro amico parroco che propone alle coppie di organizzare un matrimonio sostenibile; sostenerci con il 5×1000 o attraverso donazioni libere, come fa chi ci ingaggia per i recuperi di cibo; partecipare alla raccolta fondi per il furgoncino; cambiare mentalità verso un’ottica di sostenibilità e cibo sano.
Perché dovrei chiamare Foodbusters?
Se sei completamente sano di mente ti dico di non chiamarci. Se invece non lo sei è giusto farlo. Se vuoi che le cose cambino, alza il “cibo” e dacci una mano!
Questo contributo è stato realizzato dagli studenti e dalla studentesse delle scuole secondarie di secondo a conclusione dell’attività “Un giornalista in classe”, percorso di giornalismo ambientale condotto dalle giornaliste e giornalisti di Italia che Cambia all’interno del progetto SOStenibilmente. #SOStenibilmente è un progetto nazionale di educazione ambientale promosso da CIFA ONLUS e co-finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, volto a costruire una cultura basata sul rispetto dell’ambiente e sui principi dello sviluppo sostenibile, promuovendo il protagonismo giovanile e l’integrazione da parte di cittadini e rappresentanti delle istituzioni di una prospettiva rispettosa dell’ambiente nelle proprie scelte quotidiane.
Articolo scritto da Mattia Albanesi e Luca Quarchioni dell’ISS Cambi-Serrani di Falconara Marittima (AN).
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