Seguici su:
Palermo - “Di questo stivale siamo ciò che c’è sotto, quindi bisogna amplificare la voce a ogni picciotto” [i picciotti in palermitano sono i ragazzi, ndr]. Questo uno dei versi di “Così”, il brano rap realizzato dalle ragazze e dai ragazzi di Borgo Vecchio, a Palermo, che racconta com’è vivere il quartiere, lo stereotipo a cui è legato e ciò che provano ogni giorno. Perché oltre al disagio di vivere al Sud c’è quello di vivere in un quartiere difficile.
“Così” è canzone e un videoclip, ma è soprattutto il frutto dei pensieri dei ragazzi che hanno partecipato al laboratorio di rap e scrittura creativa realizzato a Palermo all’interno del programma REACT (Reti per educare gli adolescenti attraverso la comunità e il territorio) – progetto selezionato da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – da WeWorld e da Per Esempio Onlus, partner locale del programma.
Con i ragazzi e le ragazze del quartiere anche gli operatori del centro, Christian “Picciotto” Paterniti e Ferdinando Brunetti. Un percorso che, partendo dalla fase di scrittura arriva fino a quello della registrazione del brano e della realizzazione del videoclip.
«Questo progetto nasce in piena pandemia attraverso dei laboratori a distanza in cui i ragazzi e le ragazze s’impegnavano a scriverci dei pensieri su cosa stessero provando in quel periodo», spiega Christian, che oltre a essere educatore è anche rapper. «Quando abbiamo riaperto il centro ed è stato possibile vederci in presenza abbiamo approfittato dell’occasione di U Game, gioco di strada finale che facciamo ogni anno, per raccogliere varie scritte sui muri e costruire un gioco di parole. Da lì, vista la grande partecipazione, mi è sembrato naturale proporre un laboratorio di scrittura creativa in rap – cosa che faccio in varie scuole e quartieri da quindici anni – per agevolare il percorso e con la consapevolezza di quanto questo linguaggio sia diventato alla portata degli adolescenti, che infatti hanno risposto con grande entusiasmo».
Il progetto è partito ad ottobre scorso, prima con una fase di brainstorming di pensieri, poi con vari esercizi sulle rime e la costruzione di un testo, quindi si sono susseguiti gli step musicali e interpretativi sulle basi e in studio di registrazione.
Al laboratorio di rap hanno partecipato una dozzina di ragazzi. «Successivamente abbiamo deciso di far convergere questo laboratorio con quello di Urban Dance – continua il rapper –, sfumatura di un percorso al femminile portato avanti dalle nostre operatrici con una decina di ragazze che hanno creato una coreografia ad hoc per la canzone e alcune di loro hanno pure cantato il ritornello. Così abbiamo evitato ogni steccato di genere e mischiato arti e ragazzi e ragazze. L’urgenza che cantano i ragazzi in questo brano è quella di riscattarsi da una condizione marginale, di uscire, confrontarsi e raccontare il bello del senso di appartenenza al proprio quartiere».
«A loro è piaciuto tantissimo e spesso, anche per me che lo faccio da quando avevo la loro età, il confronto con gli adolescenti è un continuo stimolo a ricercare, ad ascoltare e a migliorarsi», conclude “Picciotto”. «Il rap nasce e si evolve proprio in contesti come quello di Borgo Vecchio. Io spero che qualcuno di loro continui, ma noi come educatori dobbiamo creare anche un immaginario diverso, dobbiamo fare capire loro che possono essere altro. Se qualcuno continuerà su questa strada dipende anche dal proseguo delle nostre attività al Borgo Vecchio che sono legate a finanziamenti e a fondazioni. Ma è importante piantare semi che magari cresceranno anche in altri modi».
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento