9 Lug 2021

Bimbisvegli: uno sciopero della fame per salvare l’outdoor education nella scuola pubblica

Scritto da: Paolo Cignini

Torniamo sulla vicenda Bimbisvegli, il metodo scolastico ideato e sperimentato in più dieci anni di insegnamento da Giampiero Monaca e Lina Prinzivalli e messo in pratica all’interno della scuola pubblica a Serravalle d’Asti. Monaca sta conducendo uno sciopero della fame da più di trenta giorni: sostiene di non essere più nelle condizioni di lavorare serenamente e chiede le sue ragioni vengano ascoltate direttamente dal Ministero dell’Istruzione. Perché Bimbisvegli deve continuare a Serravalle d’Asti e, se non sarà possibile, l’avventura finirà qua.

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Asti - Bimbisvegli è un metodo pedagogico riconosciuto oppure no? Può convivere in una scuola pubblica o non ha più ragione di proseguire? Cosa pensa il Ministero di questo, dato che ha anche pubblicamente sostenuto alcune azioni che sono alla base di questo metodo educativo?

Questo pezzo comincia con una serie di interrogativi che non riusciamo davvero a sciogliere. A febbraio vi abbiamo (nuovamente) parlato di Giampiero Monaca, promotore del metodo pedagogico Bimbisvegli nella scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico, dandovi notizia di una situazione paradossale: la sospensione di Monaca dall’insegnamento, per un solo giorno, a causa di una mancata compilazione di un modulo per l’uscita.

bimbisvegli 3
Giampiero Monaca

Il conflitto, purtroppo, continua e, addirittura, si è inasprito: Bimbisvegli rischia così di chiudere, nonostante le famiglie e la comunità di Serravalle d’Asti siano entusiaste di questo metodo e l’aumento degli iscritti progressivo nel corso degli anni. Il doppio paradosso è che nel gennaio 2021 il metodo è stato considerato un vero e proprio modello educativo da cui prendere esempio dal Ministero dell’Istruzione. Lo stesso Ministro Bianchi, ad aprile 2021, ricordava l’importanza di utilizzare gli spazi all’aperto e il legame con il territorio: aspetti che Bimbisvegli mette al centro del proprio modello educativo.

Nonostante questo, la dirigenza della scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico continua un braccio di ferro che ha spinto Monaca a indire uno sciopero della fame che dura da più di trenta giorni. Qual è il suo obiettivo? Ottenere l’intervento del Ministro in persona, affinché egli decida se Bimbisvegli è un metodo che può proseguire il suo cammino nella scuola pubblica di Serravalle d’Asti o se debba concludersi qui. Di fatto, si chiede al Ministero di fornire alla dirigenza della scuola gli strumenti burocratici adatti che consentano a Bimbisvegli di essere riconosciuto e inquadrato legalmente. Monaca, carattere passionale e appassionato, si gioca tutte le carte in suo possesso per quello che è l’amore della sua vita: una didattica empatica, che stimoli l’impegno sociale e fortemente orientata alla natura.

Le divergenze tra la dirigenza della scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico e gli insegnanti del metodo Bimbisvegli sono molte e lasciamo a voi valutarle dopo aver provato a descriverle (siamo sinceri: con una certa tristezza per come stanno andando le cose). Giampiero Monaca ci tiene a precisare, prima di tutto, un aspetto: «Sia chiaro che a me le guerre fini a loro stesse non piacciono. Noi abbiamo provato in tutti i modi ad avviare un dialogo con la dirigenza per lavorare costruttivamente insieme, ma non c’è più nulla da fare se non ci sentiamo garantiti nel poter fare serenamente il nostro lavoro».

I primi problemi sono arrivati con la questione della sicurezza e delle uscite fuori dall’aula: «Da quest’anno ci è stato impedito di uscire perché, secondo la dirigenza, metteremmo a repentaglio la sicurezza dei bambini. In un modello che mette al centro l’outdoor come pratica educativa e nel quale in più di dieci anni nessuno ha mai avuto nessun problema ci sembrava assurdo, ma abbiamo rispettato la regole, pur contestandole nelle sedi opportune. Quando è decaduta questa sorta di accusa, sconfessata dalla Commissione Regionale, anziché ammettere l’errore la dirigenza ci ha comunicato che potevamo uscire, ma senza allontanarci oltre i quattrocento metri dall’Istituto. Per una pratica esperienziale come la nostra si tratta di un limite senza nessun senso, che mette a repentaglio la nostra attività».

bimbisvegli 2

Successivamente sono emerse delle difficoltà legate alle scarpe: «Quando usciamo dall’aula per fare didattica all’aperto, al rientro a scuola ci togliamo le scarpe, per non imbrattare gli interni. Di solito lo facciamo nell’atrio, ma improvvisamente ci è stato comunicato che sporchiamo anche in quella zona e questo non è accettabile. Non ci è stata fornita nessuna scarpiera per ovviare a ciò e, successivamente, la scuola ci ha comunicato che non è pudico camminare senza scarpe dentro la scuola. Andare in giro scalzi, però, è il frutto di una piccola lotta che va avanti da anni ed è una delle basi del metodo Bimbisvegli, per una serie di motivi pedagogici in cui crediamo fortemente. Nulla da fare, ci è stato impedito». 

A tutto questo si è aggiunta la questione dei libri di testo scolastici. Fin dalla sua nascita, al metodo Bimbisvegli veniva concessa l’adozione alternativa dei volumi per i bambini, perché da sempre vengono adottati libri di testo differenziati a partire dalla terza, in modo che gli studenti possano assumere più fonti possibili e stimolare il confronto e l’approfondimento. Non sarà più possibile: «Questa nostra libertà di scelta, nota da anni ormai, improvvisamente secondo la dirigenza metterebbe in difficoltà gli insegnati precari e i supplenti dell’anno successivo. Il nostro collegio docenti, essendo sovrano, ci ha tolto anche la possibilità di utilizzare i volumi di nostra scelta».

La chiusura definitiva è poi arrivata recentemente, con il divieto da parte della scuola di utilizzare le aule dell’istituto per i centri estivi organizzati da Bimbisvegli: «Le linee guida del Ministero per il Piano Estate propongono sostanzialmente dei centri estivi molto simili a quelli che organizziamo noi. Abbiamo così chiesto al Comune l’autorizzazione a utilizzare il plesso scolastico per poter svolgere qui i nostri centri: un passaggio burocratico obbligato. Il Comune ha chiesto di conseguenza il nulla osta alla scuola, che si è rifiutata di concedere gli spazi. La prima motivazione è che nel cortile c’erano dei mobili da esterno che erano malmessi: di fatto un problema di sicurezza per l’incolumità dei bambini. Siamo intervenuti per risolvere insieme alla Pro Loco e ai genitori: abbiamo riparato tutto a nostre spese e risolto il problema».

«Dopo questo – prosegue Giampiero – è arrivato il secondo divieto: secondo la scuola io, come presidente dell’Associazione Bimbisvegli, sono in conflitto d’interesse nella realizzazione di questi campi estivi perché, contemporaneamente, sono anche insegnante della scuola. Anche se i centri estivi li faccio da volontario». Mentre scriviamo questo pezzo, Monaca ci comunica che la Pro Loco di Serravalle d’Asti si è offerta di fornire la propria sede per l’accoglienza dei bambini per la partenza delle attività del Centro Estivo, che quindi non si terranno in collaborazione con la scuola, che garantisce invece una sua proposta che non comprende Bimbisvegli.

Da un paio di anni, inoltre, Bimbisvegli non fa più parte del PTOF, ovvero il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, una sorta di carta d’identità che illustra il piano formativo della scuola Primaria di Serravalle d’Asti del V Circolo didattico: «Quello che non è inserito in quel documento è come se non esistesse a livello di offerta educativa. La dirigente si è giustificata sostenendo di essersi dimenticata di inserirlo all’epoca della pubblicazione del documento; in ogni caso, per quale motivo non è stato poi mai aggiunto in un secondo momento? Un progetto come Bimbisvegli, che ha quindici anni di storia, rimane incredibilmente anonimo rispetto a ciò che la scuola ufficialmente offre al pubblico».

bimbisvegli 1

Ci permettiamo di aggiungere un dettaglio importante: prima dell’arrivo di Bimbisvegli, avvenuto quattro anni fa, la scuola Primaria di Serravalle d’Asti contava ventuno iscritti, con un trend in fase discendente da diversi anni in termini di iscrizioni. Oggi gli iscritti al solo metodo Bimbisvegli sono ben cinquantatré e il prossimo anno sarebbero sessantatré. Solo che il prossimo anno, forse, Bimbisvegli non ci sarà.

Giampiero Monaca è in sciopero della fame da più di trenta giorni e mercoledì 7 luglio molte persone hanno sostenuto un digiuno di solidarietà per dimostrargli la loro vicinanza. Monaca chiede al Ministro dell’Istruzione di esprimersi e di trovare una soluzione che permetta a lui e ai suoi colleghi di lavorare serenamente, rispettando i principi base di Bimbisvegli, in cui l’educazione all’aperto e il confronto sono aspetti centrali.

«Sono entrato nel mondo della scuola e dell’insegnamento ed ero molto felice», spiega Monaca. «Ero anche stupito di poter mettere in pratica una nuova pedagogia, che ho sempre amato fortemente e che è l’unica ragione per cui faccio il maestro, perché è il mio modo di vivere l’insegnamento. Prima di fare l’insegnante facevo il grafico pubblicitario e coltivavo la mia passione per l’educazione svolgendo attività di volontariato inerenti a questa. Poi ho vinto un concorso per poter insegnare». 

«Fin dal primo momento, quando mi hanno chiamato in questo istituto – conclude Monaca –, tutte e tutti sapevano benissimo che per me la scuola era Bimbisvegli, nel pieno rispetto di ogni pedagogia, e sono stato molto chiaro su questo punto. Devo anche dire che fino a poco tempo fa siamo stati messi in condizione di realizzare la miglior scuola possibile. Io voglio solamente poter dare il mio meglio al mio Ministero e sono convinto che il mio meglio si esprima con Bimbisvegli. Se ora il Ministero valuta che questo non è più idoneo, pazienza: andrò a fare altro».

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