27 Lug 2021

Abusi edilizi: ecco cosa sta succedendo in Sicilia

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Specialmente in alcune zone d'Italia l'abusivismo edilizio è una piaga che, oltre ad alimentare un'economia predatoria e spesso ben al di là dei confini della legalità, provoca danni incalcolabili al territorio e al suo ecosistema. Ecco un aggiornamento dal fronte siciliano, storicamente uno dei più colpiti da questa problematica.

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L’Assemblea Regione Siciliana è a favore del cemento e degli abusi edilizi? Una storia purtroppo già nota. Le istituzioni locali infatti continuano a sostenere delle politiche e delle logiche lontane da una vera tutela del territorio. Legambiente Sicilia e WWF hanno deciso di andare fino in fondo attraverso una nuova impugnativa del Governo nazionale proprio per evitare ulteriori scempi del territorio.

Cosa è successo? L’assemblea regionale ha bocciato con voto segreto il tentativo di sanatoria edilizia che prevedeva la possibilità di sanare gli edifici sorti prima del 1983 a meno di 150 metri dal mare, purché la richiesta di condono sia arrivata entro e non oltre il 1985, anno del super-condono che la Sicilia non ha recepito. Emendamento proposto con la scusa di “pratiche di sanatoria ancora pendenti che ancora giacciono negli archivi comunali per essere sottoposte ad esame. Ce ne sono di pendenti di fronte a Tar e Cga”.

Il testo del “ddl edilizia” – contenente l’articolo 20 che è stato stralciato e riproposto come nuova legge – è stato invece approvato, creando non pochi malumori tra le varie associazioni ambientaliste. Proprio l’articolo 20 viene considerato da Legambiente, WWF e opposizioni un’estensione della sanatoria del 2003 che verrà applicata alle aree sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa, purché realizzate nel periodo antecedente a quella data.

Una sorta di “mini-sanatoria” giustificata dall’assessore regionale al Territorio come un riordino dell’edilizia nel territorio siciliano: «Sanatoria è quando l’approvazione di una norma determina l’automatica regolarizzazione, nel caso dell’articolo 20 si tratta di vincoli relativi, e quindi il cittadino per poter sanare la sua situazione deve chiedere e ottenere il parere favorevole degli enti preposti al controllo, siano essi le Soprintendenze, il Corpo forestale, il Genio civile».

abusi edilizi

Il botta e risposta tra maggioranza e opposizione non è mancato: «Altro che esigenza di dare norme certe, qui si rischia di fare a pezzi il paesaggio e si pretende pure di avere battute le mani», ha dichiarato aggiunge Giampiero Trizzino del M5S. «Noi comunque non ci arrendiamo, ci rivolgeremo a Roma per farla impugnare, come è giusto che sia. Ci siamo battuti affinché passasse il messaggio che norme di questo tipo sono pericolosissime, perché colpiscono non solo il patrimonio naturalistico della Regione».

La pensano allo stesso modo Italia Nostra, WWF e Legambiente. Una politica simile non fa che allargare la maglia degli abusi condonabili anche a quelli commessi in aree vincolate e contraddice tutti i proclami favorevoli alla sicurezza dei cittadino e alla tutela e valorizzazione del territorio e del paesaggio della Sicilia.

In un’epoca in cui si parla tanto di rinascita, di rigenerazione urbana, di tutela dell’uomo e dell’ambiente, di transizione ecologica siamo davvero certi che questo tipo di politica sia la maniera più giusta per cambiare rotta? Ha senso procedere in questa direzione se davvero ci si vuole rivolgere a modelli nuovi e attuali in grado di contrastare le problematiche che i governi si trovano ad affrontare nei vari territori a causa di cambiamenti climatici, consumo del suolo, abusivismo edilizio, erosioni e disboscamenti?

La strada da prendere per combattere gli abusi edilizi sembrerebbe chiara, ma non agli occhi di alcuni governanti. Non si può pensare di risolvere un problema continuando a perpetrare la causa che ha generato quello stesso problema. Le associazioni ambientaliste rifiutano fermamente le spiegazioni dell’assessore regionale al territorio Salvatore Cordaro, accusando il governo regionale di «presentare il quadro normativo come dubbio. Poiché la norma, già di per sé molto chiara, si è aggiunta una giurisprudenza costituzionale univoca».

«La sanatoria del 2003 – proseguono le associazioni – esclude del tutto gli immobili ricadenti in aree di vincolo, seppur parziale; non è affatto vero che vi sono molte migliaia di persone in attesa di una risposta sulla loro istanza di sanatoria perché chi le ha presentate non ne aveva titolo. Quindi non possono essere considerate pratiche pendenti».

L’assessore Cordaro ritiene che le sanatorie prevederebbero un automatismo, mentre la norma appena approvata aggiungerebbe una valutazione degli organi che gestiscono i vincoli per la cui presenza gli abusivi non hanno potuto ottenere il condono del proprio immobile illegale. Ma anche questo è un errore perché qualunque sanatoria d’immobili ricadenti in aree di vincolo relativo – quella del 1985 o quella del 1994 – era sottoposta al preventivo rilascio di Nulla Osta da parte dell’ente responsabile di quel vincolo.

Ma, guarda caso, non c’è nessuna istanza di sanatoria rigettata per il mancato rilascio di un Nulla Osta. Non essendoci tecnicamente alcuna differenza tra la norma approvata e le precedenti leggi di condono, quest’ultima costituisce l’allargamento del perimetro di applicazione di una legge di condono nazionale, quella del 2003, e la conseguente riapertura dei termini temporali. Ovviamente in aperta violazione del dettato costituzionale.

Speriamo che l’appello di Legambiente Sicilia e WWF al Presidente del Consiglio e al Ministro per la Transizione Ecologica possa essere un’opportunità per ripensare a nuove politiche nel rispetto dell’ambiente e dei cittadini, affinché gli abusi edilizi non vengano più premiati dalla politica.

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