Valsaar, le scarpe 100% riciclate, naturali e realizzate con gli scarti vegetali
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Biella - Quando si entra in un luogo sconosciuto, che si tratti di un’abitazione o di un negozio, il momento dell’ingresso in quel micro-mondo ignoto ci offre una parziale ma importante panoramica della struttura in cui stiamo entrando. In pochi secondi, con rapidi sguardi e con un’attenzione particolare verso i dettagli e gli odori, ci “creiamo” un’idea del luogo in cui ci troviamo. Proprio come quando conosciamo per la prima volta una persona, in un frangente decidiamo, inconsciamente se c’è sintonia con quel soggetto. Il primo impatto è spesso la base su cui costruiamo il nostro parere, che poi potrà chiaramente plasmarsi, sfumarsi o addirittura cambiare completamente. Queste considerazioni personali non sono frutto di studi antropologici, psicologici o sociologici, ma della personale esperienza – quindi tutt’altro che verità assoluta! – di chi scrive.
Questa premessa serve a introdurre il mio ingresso per la prima volta da Barbera S. e figli, attività commerciale che vende scarpe fatte a mano in via Trento, a Biella. Più che un negozio, sembra un museo per la varietà di scarpe e prodotti presenti, ma allo stesso tempo una sorta di locale d’intrattenimento, per l’energia elettrizzante che trasmette uno dei suoi titolari – Andrea – che lavora nel negozio di famiglia insieme al fratello Stefano. Ciò che colpisce è il binomio di elementi all’apparenza contrastanti: la tradizione e l’artigianalità si sposano con l’innovazione non solo di quanto esposto, ma anche delle persone che ci lavorano. Sì, perché gli stessi fratelli, seppur all’apparenza non così somiglianti nel carattere e forse anche nell’aspetto fisico, hanno un bene inestimabile che li lega da una vita intera: la passione – vera, non retorica – per il loro lavoro, trasmessa dal padre Sandro. Ed eccoci al motivo della mia visita: non mi sono recato al negozio da cliente, ma per scoprire da vicino e mettere in luce il nuovo progetto che hanno ideato i due fratelli, Valsaar.
Dietro le quinte del progetto
È stato un episodio drammatico a originare la scintilla dell’iniziativa: l’alluvione di ottobre 2020 che colpì il biellese causando ingenti danni nel territorio, in particolare la Valle Cervo, dove cedette anche il ponte della Coda. La vicenda toccò da vicino i due titolari, cresciuti in quelle zone e amanti fin da bambini della natura che anima e caratterizza quei luoghi. «Abbiamo riflettuto – ha esordito Andrea – su come sostenere quel territorio e lanciare un messaggio: il pianeta sta soffrendo e ognuno deve fare la sua parte per l’ambiente prima che sia troppo tardi».
Da qui è nato il progetto Valsaar, chiamato così in riferimento all’antico nome della Valle Cervo (verranno anche devoluti alcuni proventi all’Associazione Unione Montana Valle Cervo per sostenere le ricostruzioni post alluvione). Questo forte legame col territorio è stato la base che ha portato a dar vita alle eco-sneakers artigianali, chiamate proprio Valsaar. Il progetto, inoltre, è risultato vincitore del premio Maestro di Mestiere promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Biella in collaborazione con l’Associazione Fatti ad Arte.
Le scarpe
Natura, artigianato, innovazione, territorio e sostenibilità sono le parole chiave del progetto. Le scarpe, infatti, sono in cotone organico eco-friendly, con tintura totalmente naturale, fatta esclusivamente con estratti di piante (Tintoria Iride). Le suole, inoltre, sono in materiale 100% riciclato e riciclabile, mentre la fodera interna è in pelle micro-forata con concia naturale metal-free. Grande attenzione è stata riposta anche al sottopiede, che è in bio elastopan, e alle anime interne (contrafforti), che sono in bio-materiale certificato. Anche l’etichetta è pensata ad hoc ed è in poliestere riciclato (Met Manifattura Etichette Tessute). È una scarpa – ha sottolineato Andrea – completamente naturale.
Vogliamo che sia una calzatura che duri nel tempo, perché il primo passo verso la sostenibilità è superare il concetto di usa e getta e di accessori moda pensati per un’unica stagione». In quest’ottica, le scarpe saranno riciclabili: basterà portarle dai fratelli Barbera, che poi si occuperanno di uno smaltimento rispettoso per l’ambiente. «In questo modo – ha aggiunto –, una volta che le sneakers avranno esaurito il loro “scopo” potranno trasformarsi in altri oggetti, non in rifiuti». L’attenzione per i dettagli non manca persino nel packaging, costruito con una filosofia green grazie e RB Creative di Vigliano Biellese, azienda che si è occupata del confezionamento usando cartone interamente riciclato. «Non si tratta di una semplice scatola – ha precisato – ma di un oggetto di design che potrà trasformarsi in porta-libri, vaso, sgabello, portapane e molto altro».
Il legame col Terzo Paradiso
Sull’etichetta e nella parte frontale delle scarpe è presente il Terzo Paradiso, che, secondo Andrea, racchiude al meglio la vision e gli obiettivi di Valsaar. La presenza del segno-simbolo di Michelangelo Pistoletto nelle sneakers si deve alla collaborazione tra Barbera e Cittadellarte con Fashion B.E.S.T.: «Valsaar – ha affermato Andrea – è molto più di una calzatura, ma un vero e proprio manifesto per una moda green dove sostenibilità e armonia con la natura non sono semplici slogan, ma le sue solide radici».
A questo proposito, per articolare al meglio il processo di costruzione del progetto, Andrea Barbera ha conosciuto Michelangelo Pistoletto – «è stato un piacere e un onore dialogare con il maestro, con lui c’è stata grande sintonia e unità di vedute. Mi ritrovo da sempre nei principi del Terzo Paradiso», ha raccontato –, oltre alla responsabile Ufficio Moda di Cittadellarte Olga Pirazzi e la presidente dell’associazione Let Eat Bi Armona Pistoletto. Valsaar, inoltre, darà vita anche a t-shirt confezionate in cotone organico tinto con estratti naturali provenienti dalla purea di frutti, grazie alla collaborazione tra Madiva EcoFuture e Fashion B.E.S.T.
La presentazione
Il progetto è stato mostrato al pubblico durante una presentazione su invito svoltasi domenica 23 maggio presso la country-house e ristorante La Bürsch in frazione Oretto a Campiglia Cervo. «La location ideale – spiega Andrea – per raccontare la rinascita della Valle Cervo, grazie alla sua superficie di 6000 mq e al suo parco privato. La Bürsch, inoltre, è il fiore all’occhiello della zona per il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità. Un ringraziamento speciale, in quest’ottica, lo rivolgo a Barbara Varese de La Bürsch, una delle prime figure che è entrata a far parte del progetto. Lei, per me, è un simbolo della Valla Cervo».
Durante la giornata gli ospiti hanno potuto “vivere” un percorso emozionale alla scoperta delle radici del progetto e, per l’occasione, è stata presente la Zurawski Band, composta da artisti e talenti internazionali. L’appuntamento ha previsto quattro tappe, che hanno visto protagonisti tutti i promotori di Valsaar, ossia Barbera S. e figli con Visible Lab, Cittadellarte con Rb Creative, Tintoria Iride con Met Manifattura Etichette Tessute, Filippo Fessia Garden Designer e Madiva. Ognuna di queste realtà, dando voce a un proprio rappresentante o referente, ha raccontato come sono arrivati a sviluppare il progetto, appunto frutto della partnership tra realtà differenti che vede coinvolti artigiani, imprenditori e artisti biellesi.
L’importanza di fare rete
Le sneakers sono ideate e confezionate a mano da Barbera S. e figli, ma una fitta rete di eccellenze territoriali ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del progetto. «Da soli – puntualizza Andrea – non saremmo mai riusciti a sviluppare il progetto: Valsaar non è solo una vittoria di Barbera, ma di tutte le realtà che hanno dato il proprio contributo e tocco. Dal punto di vista umano e professionale è stato motivo di soddisfazione e crescita collaborare con grandi realtà del territorio differenti tra loro ma unite per un obiettivo comune. Questo progetto è un esempio lampante di economia circolare».
Nel percorso che lo ha portato a collaborare con le aziende, Andrea ha sempre posto attenzione all’aspetto etico: «Ho imparato che cos’è la sostenibilità con le grandi realtà locali del settore, da anni impegnate su questo fronte. Ho constatato, inoltre, che pure i consumatori cercano molto la sostenibilità. Il mercato ora è pronto per questo passo».
Il cambiamento
È quindi possibile cambiare il mondo con una sneaker o innestare una sensibilizzazione sociale per dar forma a questo processo? «Io ci credo. La scarpa – risponde – può essere un inizio. Cambiare il mondo è uno slogan forte, ma noi l’abbiamo utilizzo anche nella nostra comunicazione, in cui specifichiamo “tuo” mondo». Il pronome tuo risulta fondamentale per evincere il messaggio che Andrea vuole veicolare: «Chiaramente noi esseri umani non possediamo il pianeta, ma tutti possiamo fare qualcosa per tutelarlo. I problemi ambientali del mondo devono toccarci da vicino, sono questioni prioritarie. Io sono un sognatore, ma credo veramente in questi valori, che cerco di insegnare anche alle mie figlie».
A microfoni spenti
Giunti alla fine dell’intervista, arriva il momento di scattare le foto. Così conosco personalmente il fratello Stefano, che oltrepassa un’immaginaria Linea Maginot che solo i due titolari conoscono. Mi confidano che dal bancone principale in avanti si trova il mondo di Andrea, a suo agio nella comunicazione e nel rapporto con cliente, dietro il bancone invece c’è il regno di Stefano, il laboratorio dove lui lavora a tutte le scarpe e ai prodotti in vendita. Eccola la squadra che ha dato vita al progetto. Concluso il momento delle immagini, mi intrattengo con loro e ho l’opportunità e la fortuna di andare oltre la barriera del loro ambito lavorativo, sconfinando in quello personale.
Mi bastano pochi minuti per capire il segreto del loro successo: ok la passione, ok la professionalità, ok l’impegno, ma alla base di tutto c’è un rapporto unico che lega i due fratelli. Due entità, come accennato in precedenza, diverse ma indivisibili, che delle proprie differenze hanno fatto un punto di forza. Ecco come si alimenta la linfa del loro essere affiatati. Il pensiero non può che andare al Terzo Paradiso, sintesi degli opposti. Andrea e Stefano l’equilibrio l’hanno trovato, ci hanno viaggiato, e hanno fatto molto di più. È anche da questo rapporto speciale che è nato Valsaar. La gioia più grande, però, è aver reso fiero il padre Sandro, che ha insegnato loro il mestiere fin da bambini, dando loro gli strumenti e la forza per coronare un sogno.
Articolo tratto da: Journal Cittadellarte
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