17 Giu 2021

L’economista Paolo Collini: serve un Recovery Plan sostenibile e per i giovani

Scritto da: Redazione

“Il tema dell’ambiente è un tema del futuro e nessuno più dei giovani ne è interessato perché è il loro futuro a essere in gioco”, sostiene l’economista Paolo Collini, del comitato editoriale del Festival dell’Economia di Trento. In questa intervista curata da Ilaria Bionda dell'Agenzia di Stampa Giovanile, Collini espone la sue idee rispetto a vari temi economici strettamente attuali, dal Recovery Plan alla green economy.

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Trento, Trentino Alto Adige - Ex rettore dell’Università degli Studi di Trento, l’economista Paolo Collini crede nel ritorno dello Stato nell’economia ma spera che ciò avvenga «con la saggezza di fare ciò che è bene fare, superando qualche dogma e cercando di non avere gli eccessi che ha avuto in un passato anche non troppo lontano».

Collini ha studiato e lavorato presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e dal 2008 fa parte del comitato editoriale del Festival dell’Economia di Trento. Secondo lui, l’università dovrebbe essere anche luogo di formazione alla cittadinanza attiva: «La formazione non è solo da considerarsi tecnica ma è anche di personalità e valori: quello che l’università fa, deve farlo trasmettendo valori positivi, tra cui quello della sostenibilità ambientale». Approfondiamo il discorso facendogli qualche domanda su temi che spaziano dal recovery plan all’edizione 2021 del festival, conclusasi pochi giorni fa.

paolo collini by fabio mosca
L’economista Paolo Collini (foto di Fabio Mosca)

Il titolo di questa edizione del Festival dell’Economia era “Il ritorno dello Stato”. Secondo lei, di che tipo di Stato si tratta?

Si tratta di uno Stato che ha a cuore la salute dei cittadini, a partire dalle conseguenze drammatiche della pandemia. Occuparsi della salute pubblica è uno dei tanti compiti dello Stato sin dalle sue origini, da prima che avesse l’ampio numero di incombenze che ha oggi. Non tutti gli Stati sono però così; nel mondo non europeo ci sono tradizioni diverse. In uno Stato come il nostro, oltre alla salute ci sono tanti elementi di welfare – l’assistenza agli anziani (anche economica, con le pensioni), l’educazione, la formazione, la difesa – che rappresentano le grandi funzioni pubbliche come le concepiamo.

Lo Stato ritorna anche nell’economia e il festival del 2021 si è ispirato proprio a questo. In generale stanno prendendo piede molte prese di posizione dell’Unione Europea – come l’esigenza di garantire il libero mercato e la concorrenza – dalle quali lo Stato dovrebbe astenersi. In questo momento, però, tali regole sono derogate e sospese e vi sono numerosi aiuti statali per imprese come, ad esempio, quelli erogati alle compagnie aeree, oggi completamente sussidiate. È in questo modo, quindi, che lo Stato ritorna nell’economia, ma spero che lo faccia con la saggezza di agire per il bene comune, superando qualche dogma e cercando di non abbandonarsi agli eccessi che ha avuto in un passato anche non troppo lontano.

BCE

In questo periodo si parla molto di Recovery Plan. Che spazio dovrebbero avere le politiche rivolte ai giovani in questo piano di ripresa?

Il Recovery Plan si chiama ufficialmente “Next Generation EU” e guarda, dunque, alle generazioni future, interessando direttamente e principalmente i giovani. Mira a dare alle nostre economie e ai nostri sistemi una spinta, non solo in termini di aiuti – utili principalmente per il presente –, ma anche rispetto alla capacità di produrre maggiore ricchezza in futuro in modo più sostenibile. Uno dei grandi obiettivi del Recovery Plan è difatti proprio la sostenibilità ambientale. I giovani sono interessati perché è il loro futuro a essere in gioco, anche in termini economici, poiché gli investimenti andranno restituiti: due terzi sono a debito e il restante terzo è a fondo perduto (dunque dato indietro dall’Unione Europea e di conseguenza, in parte, anche dall’Italia). Saranno le nuove generazioni a vivere le società del futuro che dovranno essere più sostenibili dal punto di vista ambientale e garantire allo stesso tempo una crescita economica e un benessere analoghi a quelli ottenuti sfruttando le risorse non rinnovabili.

Lei ha appena terminato il mandato da rettore dell’Università di Trento, dunque è stato spesso in stretto contatto con gli studenti. In che modo ritiene possibile sensibilizzare i giovani sulle tematiche ambientali nel contesto universitario?

L’università in questo non è stata bravissima e mi prendo anche le mie responsabilità. Questo istituto dovrebbe pensare di essere un luogo di formazione e, in quanto tale, fornire valori alle persone, come in passato faceva la materia “Educazione civica”. La formazione, infatti, non è solo da considerarsi tecnica, ma è anche di personalità e valori: quello che l’università fa, deve farlo trasmettendo valori positivi, tra cui quello della sostenibilità ambientale.
Quello che dico sempre ai ragazzi, spesso pessimisti sul futuro, è di riflettere sul fatto che rappresentano la generazione che è stata meglio in assoluto. È necessario però pensare che c’è qualcosa dopo, anche i giovani devono imparare a guardare oltre. A essere fondamentali sono i comportamenti individuali: bisogna essere promotori di politiche e regole, ma prima di tutto pensare che la società è composta da tanti individui che vivono assieme e interagiscono in un modo che dipende proprio dai comportamenti individuali. Dobbiamo trasmettere i valori anche con l’esempio e per questo l’università ha implementato la raccolta differenziata e un piano di sostenibilità ambientale; potremmo sicuramente fare di più anche, e soprattutto, per far vedere che si può sempre fare di più.

Quale pensa sia il filo rosso che collega giovani, ambiente ed economia?

Prima di tutto il tema dell’ambiente è un tema del futuro: è il futuro a essere a rischio, il presente meno perché noi stiamo ancora relativamente bene, continuiamo a consumare le risorse non riproducibili. Nessuno più dei giovani è interessato a questo perché il domani è soprattutto loro, dei ragazzi e delle ragazze che hanno davanti un’aspettativa di vita molto lunga, grazie allo straordinario progresso della società. Noi tutti siamo interessati al futuro perché le nuove generazioni sono anche le nostre generazioni, guardare avanti è una responsabilità di tutti. L’economia è fondamentale perché è ciò che ha contribuito a creare il benessere straordinario in cui ci troviamo oggi, che comprende anche numerosi consumi non indispensabili. Essa ha un ruolo: comprendere come portare verso uno sviluppo economico (nonostante i debiti e i fardelli del passato) che sopporti i costi di sostenibilità ambientale e che sia efficiente. Il nostro benessere, infatti, è tale poiché si basa su un sistema economico efficiente. Oggi questa efficienza deve rivolgersi primariamente alla sostenibilità ambientale, quindi il modello economico, gli incentivi e i meccanismi devono essere guardati non solo per preservare e garantire libertà economica e aumento ricchezza, ma anche per una crescita e un benessere economico che si accompagnano al benessere delle generazioni future.

Qui l’articolo originale.

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