16 Giu 2021

L’Oasi di Camilla, dove gli animali possono trovare nuova vita

Scritto da: Emanuela Sabidussi

L’Oasi di Camilla è un luogo dove animali fuggiti da allevamenti intensivi o animali domestici abbandonati possono trovare una seconda casa in cui poter vivere, fuggendo ad un destino beffardo. La sua fondatrice Orietta ci ha raccontato com'è nata questa realtà e quali progetti ha in serbo per il futuro.

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Savona - Animali fuggiti da allevamenti intensivi, adottati seguendo mode temporanee che poi passano o ancora tenuti in famiglia ma poi, a causa di cambiamenti, abbandonati alla prima occasione. Sono tanti i bipedi e i quadrupedi in cerca di una casa sicura dove poter vivere e fuggire a un destino beffardo. Era il 2011 quando Orietta Fraguglia fondò L’Oasi di Camilla, con l’obiettivo di salvare questi animali e dare una casa e amore a tutti coloro che ne avevano bisogno.

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LA STORIA DI ORIETTA

L’associazione prende il nome proprio dalla cagnolina di Orietta, Camilla, la prima di molti altri che sono poi seguiti. Come lei stessa mi racconta, sin da piccola nutriva grande amore ed empatia per ogni forma di vita: «Credo che la mia prima parola sia stata “animali”, invece che mamma. Da quando ho ricordi, infatti, sono sempre stata bene in compagnia di ogni forma di vita che incontrassi. Passavo il mio tempo libero da piccola a salvare formiche e insetti in generale». 

Orietta mi spiega che i suoi genitori non hanno mai voluto animali in casa, ma fortunatamente i nonni avevano una abitazione in campagna, sul lago del Brugneto, dove da bambina passava molto tempo. Lì Orietta ha potuto conoscere da vicino molti animali diversi, anche se la maggior parte era poi destinata a essere mangiata e questo era motivo di sofferenza per lei. Crescendo poi, grazie ad alcuni cani, e in particolare a Romeo, ha conosciuto il mondo del randagismo e dell’abbandono. 

Successivamente, anche quello dei macelli, degli allevamenti intensivi e del mercato degli animali di piccola taglia, come conigli e tartarughe. Pensando che, essendo piccoli, siano meno impegnativi rispetto a un cane o un gatto, spesso vengono abbandonati poco dopo. «In quel periodo iniziavo a entrare in contatto con animali che avevano bisogno di un luogo dove stare – ricorda –, per poi trovare una nuova famiglia». Orietta inizia così a cercare una sede dove poter realizzare il suo progetto, chiedendo aiuto ai comuni vicino a Genova, dove viveva. 

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LA CASA NEL BOSCO

L’unica amministrazione pubblica ad avere risposto al suo appello è stata quella di Voltri, che ha messo a disposizione un terreno inutilizzato. Dopo una pulizia dello spazio, però, Orietta si è presto resa conto che al suo interno vi era un edificio a rischio crollo. Nel frattempo gli animali salvati da abbandono o da macelli aumentavano sempre più. E dopo altri terreni e capannoni di passaggio, finalmente la nostra intervistata incontra una signora anziana che possedeva una casa in mezzo a un bosco all’interno del parco del Belbo, a Millesimo (SV), con un grande terreno intorno. 

La proprietaria era alla ricerca di qualcuno che affittase la sua casa e si prendesse cura dei trenta gatti che vivevano con lei prima che si spostasse, a causa dell’età, in una situazione più congeniale. «Mi è sembrava la soluzione ideale! Ora vivo in questa cascina insieme a mio figlio venticinquenne, che mi aiuta a prendermi cura degli animali salvati, i quali, in attesa di essere adottati, vivono tutti insieme, seppur ognuno con il suo spazio. Abbiamo cani, gatti, capre, oche, galline». 

In alcuni casi sono stati abbandonati, in altri rischiavano di esserlo (come animali di signore anziane che non potevano più prendersi cura di loro) o ancora sono stati recuperati perché a “rischio pentola”. Nel progetto della proprietaria della cascina c’era anche l’idea di creare un piccolo B&B e Orietta ha intenzione, dopo la ristrutturazione, di provare a realizzare questo sogno per poter avere entrate aggiuntive che aiutino a sostenere tutti gli animali in attesa di adozione.

Quando le chiedo se il figlio Fabio possiede il suo stesso amore per gli animali, Orietta mi risponde: «Li adora! Vive in simbiosi con uno dei cani che abbiamo salvato. Ha ereditato la stessa empatia che ho da sempre io. Ognuno ha un proprio percorso da fare verso la propria evoluzione interiore, che porta ad accettare e amare (quindi proteggere e prendersi cura) delle forme di vita intorno a noi, indipendentemente dalla loro natura e forma».

Tappo Remiel Ernesto Ulderico

IL FUTURO DELL’OASI

Quando chiedo, poi, a Oretta come vede il futuro per lei e il suo progetto, non esita: «In questi anni la mia visione di ciò che volevo realizzare si è evoluta sempre di più: ho iniziato da piccoli animali e ho ampliato, sino a non darmi limiti. Spero che questo luogo diventi presto un bellissimo villaggio solidale ed ecosostenibile, abitato da tanti abitanti di specie diverse, ognuno con la propria storia e le proprie specificità. Voglio che quest’oasi diventi strumento per tante persone di cambiare in meglio questo mondo e il nostro modo di porci verso esso. Sono convinta che ognuno di noi può essere una goccia di un oceano portatore di un cambiamento».

COME AIUTARE L’OASI DI CAMILLA

I costi per mantenere gli animali e continuare ad ampliare l’oasi sono significativi: per questo Orietta ha aperto a tutti la possibilità di contribuire al progetto. Chi volesse sostenerlo può partecipare alle raccolte di cibo che spesso vengono organizzate o con donazioni di cibo dirette o supporti economici oppure con il 5×1000. Ma non solo. I volontari sono alla ricerca di famiglie che temporaneamente si prendano cura di animali che per diversi motivi hanno problemi a vivere con altri, o perché non sono mai stati abituati o perché non ancora operati e quindi a rischio riproduzione.

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