La storia di Lorenza: “Così la ceramica mi ha insegnato a vivere la vita con lentezza”
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Cuneo - Lorenza è una ragazza piemontese, nonché mani e anima di Ceramica Soleló. Prima di diventare l’imprenditrice di questo suo progetto personale, ha lavorato per diversi anni a Torino come responsabile organizzativa di mostre d’arte. Poi un giorno del 2015 ha scoperto la ceramica e le è successo ciò che capita a tutte le persone che si innamorano: non ha più potuto farne a meno. Così tra corsi, formazioni e tanta dedizione, si è avvicinata a questa arte facendone un punto fermo della sua vita.
Come ci racconta, la ceramica funzionale che realizza in grès è composta da una terra ad alta temperatura che cuoce a 1.240 gradi e permette di ottenere oggetti molto resistenti, adatti all’utilizzo nella vita di tutti i giorni. «Per raccontare le mie creazioni faccio sempre il paragone con il classico “servizio buono” di quando eravamo piccoli, quello che si tirava fuori due volte l’anno per paura di rovinarlo. Ecco, voglio andare in controtendenza, perché credo che la quotidianità vada celebrata. L’utilizzo di una terra resistente come il grès permette ai miei oggetti di “sopportare” l’utilizzo intensivo senza il timore del “ma poi così si rovinano”».
Creatività, padronanza della tecnica, ingegno: l’intero processo produttivo di ogni singolo manufatto – come nel caso delle tazze, dei vasi, dei piatti e di tanti altri manufatti (che si possono trovare sulla pagina Facebook e Instagram di Ceramica Solelò) – è interamente manuale, dalla fase di progetto alla realizzazione, fino agli smalti, anch’essi artigianali.
«La ceramica è un mezzo che mi ha permesso la rivalutazione del concetto del tempo. Nella ceramica ogni fase produttiva è strettamente legata ai tempi di asciugatura della terra, che si possono indirizzare ma non controllare completamente in una situazione di totale artigianalità. Da un lato ne consegue un fisiologico rallentamento dei tempi di produzione, ma dall’altro c’è la possibilità di avere molta cura dei dettagli soprattutto della fase di progetto, che può essere cucito su misura dei clienti e prevede quindi un ritorno a un confronto umano (questo sconosciuto)».
Tutto questo rallentare ha presto cominciato a stridere con la vita frenetica che la città imponeva, come nel caso di Torino, dove Lorenza aveva un laboratorio presso i Doks Dora. Così nel 2019 ha deciso di lasciare la città e assecondare, anche nella vita, quel “rallentare” che la ceramica richiedeva.
«Ricordo molto bene le pedalate in mezzo al traffico impazzito per raggiungerlo e poi, una volta chiusa in laboratorio, la necessità di dover rallentare drasticamente la velocità alla quale ero andata fino a quell’istante per concentrarmi solo sul “qui ed ora”, che è alla base della lavorazione al tornio». Perché, come ci spiega Lorenza, «per centrare perfettamente una “palla di terra” su un piatto che gira è categoricamente necessario essere solo lì con la testa e da nessun’altra parte».
Dopo poco tempo è tornata a Saluzzo, città d’arte e artigianato nella quale è nata e cresciuta e, a due passi dalle sue amate montagne, ha deciso di aprire la sua attività ridando vita a uno spazio inutilizzato, ovvero la vecchia officina meccanica di suo padre, che oggi è diventata il suo regno dove progettare, ideare e dare libero sfogo alla creatività. Proprio qui ha allestito il suo laboratorio, un progetto in costante crescita o meglio uno spazio che, come lei stessa spiega, è “in continuo mutamento”.
«Il mio obiettivo è entrare a far parte di quel circuito di piccole botteghe che generano valore culturale sul territorio e creare sinergie e legami con altre piccole realtà, offrendo esperienze non convenzionali per il pubblico, incentrate sull’artigianato». Recentemente Lorenza è stata selezionata tra i dieci finalisti del concorso Artigiano del Cuore a cura della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano, che sostiene le nuove imprese artigiane fondate da giovani imprenditori e imprenditrici.
Ora il sogno è creare un luogo strettamente connesso alla natura dove tenere corsi e workshop per far avvicinare le persone alla ceramica. Per questo motivo sta trasformando il suo cortile, che a breve diventerà luogo di apprendimento. «Non avendo più necessità di tutto quel cemento ho deciso di ricavare un prato e degli orti rialzati; inoltre pianteremo alberi da frutto in modo da abbassare la temperatura d’estate e ospitare coloro che vorranno venire a conoscere il progetto, mostrando l’arte della ceramica sotto un pergolato di vite».
A Lorenza la ceramica ha insegnato tanto: non solo il lavoro manuale, ma anche quella filosofia che onora la vita in ogni suo attimo. Così il lavoro è fatto con lentezza, in uno scandirsi di giornate che assaporano tutta questa lentezza e la celebrano ogni giorno.
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