23 Giu 2021

Cargomilla, la scuola su tre ruote che porta bambini e bambine in giro per la città

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Quattro ragazze, quattro cargo-bike e una visione del percorso educativo rivoluzionaria. Sono questi i pilastri di un progetto rivolto alla fascia 1-6 anni unico in Italia, che abbraccia l'outdoor education e pone al centro aspetti come l'educazione di genere, l'educazione emozionale e la lingua inglese.

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Bologna, Emilia-Romagna - Si potrebbe quasi pensare che Camilla, Aria, Luna e Anna – le quattro protagoniste di Cargomilla – abbiano studiato attentamente tutti quegli aspetti fondamentali nella crescita di bambini e bambine, quelle carenze che le esperienze educative convenzionali presentano, quelle accortezze che fanno spalancare la bocca a una mamma e un papà che desiderano crescere figli e figlie consapevoli e abbiano condensato tutto ciò in un’unica idea, un sogno da poco diventato realtà.

Nasce così il primo progetto educativo italiano di outdoor urbano, in cui bambini e bambine escono dalle quattro mura delle aule tradizionali per andare alla scoperta non solo di spazi verdi, ma anche di strade, piazze, spazi sociali, associazioni, attività, progetti che popolano la città in cui vivono.

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Luna, Aria, Camilla e Anna di Cargomilla (foto di Nicoletta Valdisteno)

Partiamo smentendo uno dei luoghi comuni più diffusi e più infondati: “Ma non si ammaleranno a stare sempre fuori, anche d’inverno?”

Siamo ormai tutt* cert* che l’idea che il freddo faccia male sia un retaggio del passato, ciò che serve è semplicemente un abbigliamento adeguato. Abbiamo anche imparato con il Covid come i luoghi al chiuso siano molto più “pericolosi” per quanto riguarda i contagi di malattie che si trasmettono per via aerea. Ciò su cui bisogna invece soffermarsi è l’importanza per il bambino e la bambina di passare il maggior tempo possibile all’aperto: prima di tutto perché possono iniziare a rapportarsi con il ciclo della natura e i cambiamenti che essa porta con sé. Poi poter vivere il ritmo “naturale” può regalare ai bambini e alle bambine un concetto di tempo più lento, più simile al modo in cui loro stess* apprendono. Inoltre il loro immaginario e il loro lessico saranno arricchiti dalla possibilità di poter vedere e vivere i cambiamenti che le stagioni offrono. Un punto di vista davvero speciale se ben organizzato e accompagnato.

Le cargo-bike sono un mezzo per andare insieme ai bimbi e alle bimbe… dove?

Questa domanda coglie l’essenza del progetto Cargomilla e infatti parliamo di out-door urbano. Dove andiamo? Ciò che riteniamo molto importante nel nostro progetto è sicuramente l’incontro con l’altr* e con le differenze e la città tutta di Bologna offre in maniera esponenziale questa possibilità. Quindi oltre ai parchi cittadini i luoghi che visiteremo saranno piazze, mercati, biblioteche, stradine e vicoli con le loro storie e chi ci vive.. La narrazione sarà la cornice entro la quale i nostri itinerari si svilupperanno così da accompagnare i bimbi e le bimbe alla conoscenza del proprio territorio in maniera più consapevole e – perché no? – rendere la città stessa più aperta all’incontro con l’infanzia.

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Foto di Nicoletta Valdisteno

Nel vostro progetto viene dato ampio spazio all’educazione di genere, perché questa scelta?

Come educatrici pensiamo che l’educazione di genere debba far parte fin dalla primissima infanzia di un percorso che permetta alle bambine e ai bambini di crescere con la consapevolezza del proprio corpo, dei propri limiti (anche fisici) per un’educazione al rispetto e al consenso. Attraverso il gioco, il linguaggio, i laboratori e le letture e insieme alle tante realtà che si occupano attivamente di questi temi da anni, vorremmo accompagnare le bambine e i bambini verso un’esplorazione libera della propria identità, al di fuori degli stereotipi in cui siamo immers* ancora prima di nascere, nel tentativo di costruire una società più inclusiva e rispettosa delle diversità.

Secondo voi ci sono delle carenze nel mondo educativo rispetto a questo tema?

Siamo convinte che ci sia un grosso gap da colmare rispetto a queste tematiche nella fascia 0-6: all’interno delle istituzioni scolastiche manca prima di tutto la formazione delle educatrici e degli educatori, così come mancano momenti di confronto e dialogo in cui affrontare le tematiche relative al genere, alla diversità, al corpo e alla sessualità. Se negli ultimi anni per fortuna alcune realtà hanno cominciato a muoversi in tale direzione, crediamo sia necessario allargare la rete per ragionare in modo più strutturato su questi argomenti.

Un altro aspetto che curate molto e che spesso è trascurato o affrontato in maniera superficiale è la gestione delle emozioni: raccontateci il vostro approccio.

Crediamo che l’educazione emotiva sia un aspetto fondamentale per la crescita delle bimbe e dei bimbi, infatti la nostra cultura non ci insegna ad ascoltare, riconoscere e accogliere le nostre emozioni. Tendiamo di solito a negare quelle spiacevoli e a enfatizzare quelle piacevoli, con il risultato che molte persone, anche da adulte, non sono in grado di processare le proprie dinamiche emotive.

Per questo siamo molte attente alle percezioni fisiche e psicologiche che si accompagnano alla comparsa di determinate emozioni. In questo senso esercizi come il cerchio – in cui partendo dalla semplice domanda “come ti senti?” vengono espressi e accolti gli stati emotivi di tutt* – ci aiutano a prendere contatto con le nostre emozioni, a non sentirci sbagliat* o divers* per le nostre reazioni, a riconoscere quello che stiamo vivendo e trasformarlo in una risorsa positiva per la crescita.

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Foto di Nicoletta Valdisteno

Collaborerete con alcune realtà cittadine?

All’interno dello spazio della nostra associazione Cargomilla troveranno posto molte realtà che si legano al nostro pensiero educativo. Primo tra tutti avremo la presenza quotidiana di Claudio Buccheri, che porterà la sua psicomotricità dentro Cargomilla. Un percorso, quello di Claudio, che interesserà i nostri bimbi e le nostre bimbe ma anche noi educatrici come percorso formativo. Poi per unirci ancora una volta all’ambiente urbano siamo dentro alle proposte dell’associazione Cinnica per una città più consapevole a aperta all’infanzia. Naturalmente siamo nella rete delle realtà educative di out-door del territorio bolognese e, sperando che possano ripartire al più presto, vorremo creare ponti con le realtà cittadine che si occupano e propongono laboratori e letture affrontando tematiche come gli stereotipi di genere (la biblioteca del Cassero per esempio).

Quali possono essere i vantaggi di un gruppo così eterogeneo, che spazia in una fascia d’età 1-6 anni?

Scegliere di dedicarsi a un gruppo eterogeneo 1-6 anni significa avere una visione unitaria del percorso educativo, che nasce a zero anni e continua tutta la vita, in cui cura e apprendimento si contaminano a vicenda. Significa considerare che i bambini e le bambine abbracciano un tempo non frammentato nel loro percorso, in un contesto privilegiato che permette loro di sperimentarsi come persone nella propria singolarità e unicità. Questo garantisce loro di poter costruire un’identità più integra, più completa, più in continuità.

Significa anche pensare a uno spazio e a dei/delle professionist* pront* ad accogliere le diversità, la molteplicità di bisogni che nascono dai bambini e dalle bambine in quanto soggetti diversi tra loro, con le loro storie e i loro punti di vista, perché le differenze dei singoli e delle singole diventino una risorsa del gruppo. Significa per le bambine e i bambini della fascia 0/3 essere esposti a una molteplicità di modelli di riferimento, stimoli e risorse diversi tra loro, ma provenienti dai e dalle loro pari; al tempo stesso, per i bambini e le bambine della fascia 3/6, vuol dire avvicinarsi ai più piccoli e alle più piccole per affermare la propria autonomia, confermando la propria autostima. Ma anche avvicinarsi all’altro prendendosene cura, abituandosi a cogliere i bisogni altrui e attivare processi di problem solving (come importante strategia di apprendimento).

Il contesto eterogeneo orienta i bambini e le bambine a collaborare, perché sono così diverse le esigenze di chi è coinvolti che tutt* sono orientat* all’ascolto e alla conoscenza altrui, all’accettazione e a cogliere bisogni e sfumature. Il gruppo eterogeneo garantisce a tutti i bambini e a tutte le bambine pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità sociali, cognitive, emotive, affettive, relazionali, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, sociali e culturali.

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Foto di Nicoletta Valdisteno

Chi c’è dietro al progetto Cargomilla? Quali sono i vostri percorsi di vita e professionali?

Cargomilla nasce dall’intuizione di Camilla, educatrice e attivista, che tre anni fa ha deciso di comprare una cargo-bike, trasformando così il suo progetto educativo in una forma sperimentale di outdoor urbano in cui l’esplorazione e l’educazione alla diversità sono diventati pilastri fondamentali della proposta. Da quest’anno il progetto si è ampliato, coinvolgendo Aria (pedagogista), Luna e Anna (educatrici), che hanno messo la loro esperienza e il loro entusiasmo a servizio di una visione comune. Aria nasce come educatrice e dopo una specializzazione in pedagogia è attualmente la pedagogista e coordinatrice del servizio educativo sperimentale Kwbaby all’interno delle Serre dei giardini Margherita. Anna, madre lingua inglese, da 14 anni è atelierista della lingua in diverse scuole bolognesi con una formazione specializzata anche grazie al Reggio Children Approach. Luna si forma prima in filosofia e successivamente come educatrice, una passione grazie alla quale ha accumulato un’esperienza decennale come educatrice in diversi servizi per l’infanzia cittadini.

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