Avamposto Agricolo Autonomo, lo spazio di lotta e vita contadina creato da due giovani
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È uno dei primi giorni d’estate quando decido di andare a Santa Caterina dello Ionio per conoscere l’Avamposto Agricolo Autonomo, una realtà agricola e sociale, impegnata sul territorio, nata grazie alla scelta di una giovane coppia. Fa molto caldo mentre i tornanti della strada di paese mi guidano in mezzo a un paesaggio carico di sabbia e di calanchi.
L’Avamposto infatti è immerso nelle campagne, che sono un elemento centrale nella vita degli abitanti caterisani. Ad accogliermi ci sono Sofia e Raffaele, che hanno dato vita al progetto, e insieme a loro Maia, Lino, Rosa, Cecilia, Scossa e Lisetta, che sono gli altri abitanti dell’Avamposto Agricolo Autonomo (e cioè due maialini, due asini, un puledro e una capra).
«Tutto è partito proprio con l’asino», mi spiega Raffaele, imprenditore agricolo ed esperto tecnico someggiato. «La prima volta che l’ho portato in paese tutti erano stupiti, dal momento che gli asini erano completamente scomparsi da Santa Caterina. Da quel giorno – continua – anche altri abitanti hanno preso degli asini, che così sono, almeno in parte, ricomparsi in paese».
Mentre faccio conoscenza con gli altri animali dell’Avamposto Agricolo Autonomo, Sofia mi racconta come tutto è nato: «Io e Raffaele ci siamo conosciuti a Bologna, dove abbiamo studiato ed eravamo coinquilini; poi ci siamo innamorati e abbiamo iniziato a costruire un progetto comune». Sofia infatti ha 24 anni ed è di Trapani, sta per laurearsi in Geografia sociale e processi territoriali e ha scelto di vivere qui, a Santa Caterina dello Ionio. Mentre Raffaele ha 28 anni ed è laureato in Filosofia, con una passione da sempre per l’agricoltura ed è originario del paese.
«L’azienda agricola è nata ufficialmente nel 2019, ma possiamo dire che l’Avamposto ha cominciato a esistere il 28 febbraio 2020: ero qui da Raffaele, sarei dovuta ripartire per Bologna, ma vista la pandemia non l’ho fatto e sono rimasta», spiega Sofia. Ormai è passato più di un anno da quel giorno e l’Avamposto è cresciuto giorno dopo giorno, non soltanto per la presenza di nuovi amici animali e piante, ma anche per quanto riguarda sogni, progetti, rapporti con la comunità.
«Questo posto non vuole essere un fortino o un’oasi idilliaca dove rifugiarsi, ma un luogo di lotta, come dice il suo stesso nome», racconta Raffaele. E questo ha anche molto a che fare con la comunità circostante: «La Calabria per noi è una terra di resistenza, dove non facciamo altro che risignificare alcune pratiche del territorio che già esistono, ma a volte fanno fatica a connettersi fra di loro».
A Santa Caterina dello Ionio infatti, l’agricoltura è un elemento centrale nella vita di molti abitanti. Ogni persona ha il proprio “fondo”, un piccolo pezzo di terreno di famiglia o un orto per l’autoproduzione. L’agricoltura è elemento di socialità nei bar, fonte di connessioni e di scambi; in poche parole, è vita.
«Per noi è molto importante entrare in questo flusso, dove già esiste un processo endogeno che va in una certa direzione, senza avere un approccio colonialista sul territorio e senza però neanche riproporre i lati negativi della vita contadini», continua a spiegare Sofia. «Non vogliamo riprodurre modelli del passato, in cui la vita nei campi era associata alla miseria, alla fatica e all’assoggettamento, soprattutto di genere». Per questo spesso Sofia e Raffaele parlano di contaminazione: essere in grado di seminare qualcosa di nuovo all’interno di quello che già vive e che va risignificato.
Per quanto riguarda il paese, Sofia e Raffaele ci sono già riusciti: hanno scelto di vivere proprio lì, sono parte della comunità caterisana e molti bambini ormai riconoscono l’Avamposto Agricolo Autonomo come un luogo del territorio dal momento che spesso arrivano in autonomia ai loro cancelli. I due, inoltre, assieme ad altre organizzazioni del territorio riscoprono i paesaggi e la memoria archeo-rurale della zona, come è accaduto per la Valle del Carìa, dove l’antico sentiero usato dai contadini per andare ai loro orti è stato rimesso in sesto in autonomia dagli stessi abitanti.
Nel futuro più immediato ci sono due progetti in cantiere: «Mi piace molto lavorare coi bambini: vorrei che questo spazio diventasse uno spazio aperto, dove i ragazzi possano venire qui per passare del tempo e imparare dagli animali e dalla terra», spiega Sofia. E poi la costruzione di una cooperativa agricola: ci sono già 10 ettari di terreno che rappresentano una sfida, in termini di tempo ed energie. L’idea infatti è di rendere questa scelta sostenibile a livello economico e connettere anche da questo punto di vista parte della comunità caterisana.
Le coordinate dell’Avamposto Agricolo Autonomo sono tante, si intrecciano e si diversificano, ma c’è un principio cardine dietro a tutto: quando si “cammina domandando”, lo si fa sempre insieme. E mai da una sola parte.
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