29 Giu 2021

Archicart, la rivoluzione dell’architettura di cartone

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Una casa di cartone? Sembra impossibile ma non lo è! Anzi, questo materiale potrebbe rappresentare un elemento centrale nell’edilizia del futuro, circolare e sostenibile. Ne sono convinti i giovani fondatori della siciliana Archicart, che utilizzando le proprietà del cartone riescono a realizzare soluzioni innovative in campo edile. Sostenibilità, leggerezza e durabilità sono le parole chiave.

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Catania - Giovani imprenditori, innovativi e pronti a sfidare la mentalità più radicata dell’edilizia che da anni realizza architetture massicce e poco sostenibili. Grazie a un lavoro di tesi, uno di loro ha cominciato a studiare le proprietà incredibili del cartone e da giovani studenti sono diventati imprenditori dando vita ad Archicart. Abbiamo incontrato Nicola Timpanaro, AD dell’azienda, che ci ha raccontato quali sono i valori e i principi che muovono Archicart, ispirata a una filosofia che si adatta a uno stile di vita sempre più mutevole e in cambiamento. Attraverso pannelli in cartone ondulato Archicart riesce a realizzare soluzioni innovative che incominciano a essere richieste da più parti di Italia. Ma andiamo con ordine.

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Com’è nata Archicart?

Siamo tutti ex studenti del dipartimento di architettura e ingegneria dell’Università di Catania. Dario Distefano era alla ricerca di un materiale comune, facile da reperire, non utilizzato nell’edilizia e ha scoperto alcune proprietà incredibili del cartone, per lo più sconosciute. Archicart è nata così, grazie a una tesi di laurea. Ci sono esempi validissimi di architetti che hanno utilizzato già il cartone, come Shigeru Ban, nell’ambito dell’architettura emergenziale, un settore dove il concetto di durabilità è fondamentale. Un’architettura “dura” solo se si lascia trasformare. L’architettura – non solo applicata all’edilizia – della nostra società è da sempre basata su principi e valori della resistenza, un concetto che è sempre stato associato a un design massiccio. Le case si costruivano con muri spessi perché dovevano durare per diverse generazioni. Oggi il mondo si muove velocemente, tutto cambia. Dal nostro punto di vista il perdurare deve essere “leggero”. Proprio l’esatto contrario di ciò che è stato fino ad ora.

Quali sono le proprietà del cartone che avete scoperto?

È estremamente leggero e incredibilmente resistente. Quella resistenza che abbiamo sempre immaginato coniugata alla forza e alla pesantezza, l’abbiamo scoperta in un materiale estremamente flessibile e malleabile.

Mi fai un esempio?

Immaginiamo il muro portante di una casa in pietra, la muratura tipica che si trova nel centro storico di Catania. Spesso misura circa 60 centimetri ed è in pietra lavica, materiale tra l’altro a chilometro zero perché recuperato in loco, massiccio, del peso di una tonnellata, che riesce a reggerne altrettanto. I nostri pannelli realizzati con del cartone piegato pesano circa 70 chili e riescono a sostenere un peso di 8000 chili. Come la formichina che si porta sulle spalle un masso dieci volte più grande di lei. Dario, uno dei fondatori di Archicart, ha studiato un sistema che permette di dare al cartone una piegatura particolare che gli conferisce questa grande resistenza.

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Quanto è importante per voi la sostenibilità?

Si parla di sostenibilità da tanto tempo ormai, ci poniamo obiettivi a livello mondiale per cercare di ridurre le emissioni e il nostro impatto. La sostenibilità dovrebbe essere un dato di fatto e invece… In alcune lingue, come il francese, la sostenibilità viene associata alla parola durable. Non sono convinto del fatto che il concetto di sostenibilità sia così innovativo. Si potrebbe approfondire, ad esempio, il mondo dell’economia circolare e anche del design circolare: pensare e creare le cose che non hanno un unico fine, ma possibili trasformazioni e riusi. La sostenibilità che si lega all’economia circolare non prevede solo la possibilità di riciclare la parete, ma anche quella di smontarla e riutilizzarla. Quella parete avrà molti usi e non sarà realizzata per un’unica costruzione. Volendo andare oltre, immaginando anche altri impieghi, il giorno in cui le pareti di cartone verranno utilizzate all’interno di una scuola, oltre a essere un bene architettonico saranno anche uno strumento di sensibilizzazione. I bambini non cresceranno più con l’idea che l’unico muro possibile è quello di cemento, ma si renderanno conto che esistono altre forme di costruzione, con usi e materiali diversi. Cresceranno con una mentalità secondo la quale rientra nella normalità utilizzare un materiale ecologico che non è solo un oggetto funzionale, ma può anche insegnare qualcosa.

Utilizzate solo materiali naturali?

Sì. L’impatto è basso e lo sarà sempre di più. Non siamo ancora a impatto zero perché sono tante le cose da scoprire e siamo in un territorio che non è ancora preparato a questo. Il cartone che utilizziamo è fatto da tanti strati, alcuni vengono già da materiali riciclati, altri da materia vergine. Lo recuperiamo in Toscana; ci sono dei cartonifici più vicini, ma quello che abbiamo selezionato in base alle prestazioni si trova solo in quella regione.

Cosa riuscite a realizzare con il cartone?

L’indagine su come si manipola il cartone è partita da oggetti minuti come sgabelli, tavoli e allestimenti fieristici, per arrivare oggi a essere in grado di concentrarci sul corpo del nostro progetto: l’edilizia, l’architettura, le pareti, i rivestimenti, i controsoffitti fino ai moduli abitativi completi. Abbiamo realizzato anche due prototipi di case per la Città Universitaria di Catania e per il Parco Nazionale della Corsica. Tra i vari prodotti ce ne sono alcuni pensati per ambienti delicati con pavimenti di pregio per installazioni temporanee. Abbiamo realizzato al Palazzo della Cultura a Catania più di 200 metri quadri di pareti espositive montate in quattro giorni. Non abbiamo inserito nessuna vite a terra. Eppure erano appesi ai muri numerosi quadri.

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Qual è il vostro mercato, a chi vi rivolgete?

La scuola, il settore museale e l’edilizia privata sono alcuni dei nostri mercati. All’interno di un’aula magna di un istituto di Giarre abbiamo realizzato una parete molto grande, di circa 13 metri. Due partizioni mobili che, in base all’uso, permettono di dividere lo spazio in tre aule. La didattica al tempo del covid ha portato a rivoluzionare e ripensare gli spazi che viviamo, soprattutto nelle scuole. L’abbiamo montata senza interrompere le attività all’interno della struttura, impiegando appena due pomeriggi e senza sporcare. La leggerezza si riferisce anche a interventi come questi, veloci e immediati. Al contrario, l’uso di altri materiali prevederebbe operazioni lunghe, rumorose e che sporcano facilmente. Oggi sicuramente il bacino di Archicart è molto territoriale, all’interno della regione, ma iniziano ad arrivare richieste anche dalla Puglia, dalla Campania e dalla Lombardia.

Quindi la lavorazione è completamente differente rispetto ad una costruzione normale?

Sì, soprattutto per ciò che riguarda il montaggio. La parete richiesta è pronta da montare una volta fuori dai nostri capannoni. È già verniciata e pre-assemblata. Di solito la parola prefabbricata fa paura perché si pensa a una struttura di scarso valore, invece, al contrario, viene fabbricata in un luogo sicuro dove si ha il controllo di tutte le operazioni e in cantiere si sposta solo l’indispensabile.

Quali sono le manutenzioni previste per una parete di cartone?

Il cartone è un materiale estremamente intelligente: se si trova in un ambiente umido si adatta all’umidità, se secco si adatta all’ambiente asciutto. Abbiamo lasciato – e questo non era previsto – i nostri pannelli strutturali all’acqua e al vento per tre giorni circa. Pensavamo di aver rovinato tutto, invece si sono asciugati senza aver risentito di questo processo di bagnatura e asciugatura. Tutte le pareti sono lavabili e le macchie vanno via molto facilmente. Le proprietà del cartone sono ulteriormente messe in risalto da una serie di trattamenti naturali da noi eseguiti, come quello all’acqua e al fuoco. Ad esempio, utilizzando solo materiali naturali siamo riusciti a ottenere un certificato di classe 1 di reazione al fuoco. Una vera sfida!

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Quali sono i costi per una parete in cartone?

Il costo è più o meno uguale a quello che si spenderebbe per un tramezzo – parete di edilizia tradizionale –, ma evitando numerose operazioni. Quando compri una parete realizzata con altri materiali, l’acquisto sembra più economico, ma sono necessari interventi di installazione, di rivestimento, finitura, stuccatura, pittura sicuramente più onerosi. Noi invece realizziamo un prodotto finito, pronto per essere installato. Il costo va dai 45 euro al ai 75 euro al metro quadro, con una serie di optional, impianti cablati o prodotti più elaborati come le pareti mobili.

Una costruzione in cartone in un contesto come quello siciliano altamente sismico può trovare una sua collocazione?

La chiave è sempre quella: la leggerezza. La durabilità, la sostenibilità, la smontabilità sono tutte legate alla leggerezza, anche nel caso di un territorio sismico. Semplificando al massimo, più l’oggetto è pesante più sente l’onda sismica. Al contrario, un oggetto leggero grava meno sulle strutture e sente meno le forze del sisma. La casetta realizzata presso la Città Universitaria era un modulo abitativo minuscolo di 20 metri quadri e in tutto pesava 3000 chili. L’abbiamo dovuta zavorrare per non rischiare che volasse ed era in grado di resistere a tutte le sollecitazioni.

Quanti anni sono passati dall’inizio dall’inizio di Archicart? Cosa è cambiato?

Archicart si è costituita nel 2015, sei anni fa! I cambiamenti sono stati numerosi. Eravamo dei ragazzi universitari che studiavano “un progetto di cartone” e oggi siamo un’azienda con un piano di impresa ben strutturato. Siamo circa una decina con consulenti esterni, soci e ingegneri. Da studenti a imprenditori. È cambiato tutto e nel frattempo abbiamo scoperto un sacco di cose, alcune più complicate di altre. Abbiamo dovuto confrontarci con la burocrazia e la mentalità italiana. Fino a pochissimo tempo fa, un’azienda di Giarre ci ospitava all’interno dei propri spazi. Ci ha incubati! Abbiamo utilizzato per quattro anni i loro materiali, c’è stato uno scambio anche con gli operai in produzione, siamo cresciuti molto. In Italia siamo troppo individualisti, la base di un progetto durevole sono invece la collaborazione e la cooperazione. La Sicilia per certi versi è il posto migliore per creare questi incontri tra realtà diverse. C’è un’apertura incredibile, abbiamo avuto una facilità a coinvolgere gli altri che non avremmo mai immaginato. Grazie a questo processo di incubazione con l’azienda che ci ha ospitato, abbiamo imparato e scoperto tantissime cose: la relazione tra le persone, l’utilizzo degli strumenti, lo scambio delle competenze. Tutto quello che dovrebbe accadere in un contesto di incubazione. In Sicilia tutto questo è possibile!

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Siete un’azienda giovane, nata da poco, e vi siate trovati nel bel mezzo di una pandemia. Ne avete resistito?

A gennaio 2020 abbiamo iniziato a dedicarci all’edilizia abitativa. Abbiamo così cominciato a preparare le schede prodotto, i listini, i vari studi; nel frattempo è arrivato il covid e abbiamo deciso di utilizzare tutto il tempo a disposizione per raggiungere gli obiettivi prefissati: trovare qualcuno disposto a scommettere con noi. Negli anni abbiamo partecipato a tanti bandi, fondi regionali, europei, del Mise: ne abbiamo vinti parecchi, ma la difficoltà per un’impresa innovativa è accedere ai fondi, fondamentali per partire. La vera fatica è trovare i soggetti che rischiano con te. Porti un progetto nuovo come le pareti di cartone, ti siedi in banca con il tuo business plan, ma gli interlocutori fanno fatica a seguirti. Così abbiamo deciso che dovevamo rimodellare tutto il brand Archicart, abbiamo preparato tutti i nostri i pitch per incontrare nuove persone che potessero investire con noi e, alla fine del primo confinamento, le abbiamo trovate. Non saremmo qui oggi se non ci fossero stati quei mesi di stop che ci hanno costretto ad accelerare su alcuni fronti. Abbiamo avuto tempo per riflettere, studiare e agire. Non leggevo così tanto non so da quanto tempo. Siamo riusciti a raccogliere l’interesse di qualcuno che ha una visione fuori dal comune e che sta rischiando con noi. È un imprenditore, un investitore locale che si è rimesso in gioco. Dobbiamo pretendere molto da noi stessi. Qui in Sicilia quando si dice non c’è lavoro, non c’è nulla… forse non c’è niente perché mi devo impegnare personalmente a creare qualcosa.

Quali sono i prossimi obiettivi?

Sicuramente completare l’installazione in questo nuovo spazio ormai tutto nostro e cominciare a distribuire il nostro prodotto costruito su misura in Italia. Non facciamo pannelli standard. Non vogliamo invadere il territorio, stiamo elaborando e studiando il nostro processo produttivo. Abbiamo progettato e costruito anche i nostri macchinari. Nei primi mesi di quest’anno abbiamo portato a termine il piano di lavoro per costruire anche la parte strutturale di un edificio con la nostra materia prima. Sapevamo che si poteva fare, ma abbiamo dovuto lavorare molto per stare al passo con le normative italiane. Siamo sulla buona strada, ma il processo di certificazione del nostro prodotto come materiale di costruzione portante avrà bisogno di qualche anno ancora. Tra un quinquennio ci siederemo di nuovo a tavolino e ti racconterò di come saremo riusciti a costruire le pareti portanti delle strutture con solo cartone!

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