The Black Bag: “Puliamo spiagge e boschi e insegniamo ad amare la Natura”
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Genova - A Genova c’è un gruppo di ragazzi sotto i trent’anni che ha deciso di riunirsi ogni domenica: non per l’aperitivo o il pranzo in trattoria, ma per pulire spiagge, boschi, parchi e aree pubbliche in condizioni di degrado.
A metà maggio, dopo tante giornate passate insieme, da soli o in compagnia di altre realtà locali – come A Thousand Trees Project e Cittadini Sostenibili – ne è nata un’organizzazione, composta da trenta persone che vivono non solo in Liguria, ma sono sparse in tutto il territorio italiano e che quotidianamente dedicano il proprio tempo e applicano le competenze acquisite in ambito lavorativo per far crescere l’associazione e per portare avanti i progetti che li caratterizzano, come il blog.
Ho deciso di parlare con Andrea Canepa, uno dei fondatori, nonché attuale presidente, dell’associazione The Black Bag, per farmi raccontare questo progetto ambientale.
The Black Bag è un gruppo di persone che si prendono cura del nostro mare, delle nostre spiagge, di prati, monti e boschi, tutti beni appartenenti alla collettività. Com’è nata l’associazione e chi ne fa parte?
L’idea dell’associazione è nata in modo molto spontaneo e naturale. Le spiagge in cui siamo cresciuti erano (e sono) piene di rifiuti, plastica e sporcizia. Un giorno io e un paio di amici abbiamo deciso di dedicare parte del nostro tempo libero a ripulire la spiaggia di Sturla, a Genova. Da quel momento continuiamo a farlo con frequenza, senza pensarci troppo. Molte tra le nostre conoscenze hanno iniziato a chiederci di partecipare e hanno manifestato sensibilità e interesse verso ciò che stavamo facendo, quindi abbiamo deciso di darci un’identità.
L’obiettivo è coinvolgere i cittadini, proponendo contenuti online che possano diffondere una giusta consapevolezza rispetto al problema ambientale. Tra qualche giorno presenteremo l’intero team all’interno del nostro sito e colgo l’occasione per ringraziare di cuore ognuno di loro per la fiducia e per il prezioso contributo all’associazione.
Perché c’è bisogno di associazioni come la vostra?
Realtà come la nostra nascono per contrastare tanti problemi che purtroppo certe persone sembrano non notare. In un mondo ideale le attività di clean-up che organizziamo sulla spiaggia non dovrebbero esistere: basterebbe instaurare qualche buona abitudine e avere più rispetto per l’ambiente e per chi lo popola. Penso che il nostro ruolo debba essere quello di informare, sensibilizzare e coinvolgere le persone, tentando di diffondere tanto un messaggio positivo quanto una sorta di allarme verso la situazione a cui stiamo andando incontro. C’è bisogno di azioni concrete, subito.
Dove organizzate i clean-up?
Fino ad oggi principalmente sul territorio ligure, ma a breve partiranno le nostre iniziative in varie città d’Italia. Credo che presto ci troverete in giro per Savona, Milano e Roma. Abbiamo lavorato molto ultimamente alla definizione di un’organizzazione che ci permettesse di agire su più fronti e in più luoghi, anche contemporaneamente.
Utilizziamo tanto gli strumenti digitali e, anche grazie a questo, speriamo di riuscire a coinvolgere un buon numero di persone. Consiglio quindi ai lettori di tenere d’occhio le nostre pagine Facebook e Instagram: ogni qualvolta organizziamo un’attività, la pubblichiamo lì. Partecipare, tra l’altro, è molto semplice: basta raggiungerci sul posto muniti dei propri guanti!
Parliamo di reti: state riuscendo a collaborare con altre realtà del territorio?
The Black Bag ci ha dato modo di conoscere persone e realtà eccezionali che remano nella nostra stessa direzione. Penso, ad esempio, a A Thousand Trees Project, TRIPINYOURSHOES, Cittadini Sostenibili, Worldrise Onlus, GenovaCleaner, TrashTeam, Ogyre, Sosteniamoci o Outdoor Portofino. Sicuramente dimentico qualcuno, ma davvero sono grato a tutte queste persone per ciò che fanno. Grazie a ognuno di loro abbiamo piantato alberi, imparato a conoscere il mare, ripulito pezzi di territorio e appreso moltissime informazioni sul mondo ambientale, ma soprattutto abbiamo tenuto alto l’umore e la determinazione nel portare avanti le nostre attività.
Vi siete appena costituiti come associazione: cosa bolle in pentola per i prossimi mesi?
Sì, abbiamo recentemente effettuato i vari step burocratici per costituire la nostra associazione come ente del terzo settore. Abbiamo tanti progetti in cantiere e uno, ad esempio, è proprio quello di snellire la burocrazia a cui si deve andare incontro ogni qualvolta si voglia organizzare un’iniziativa. Avendo un codice fiscale e un’identità, cercheremo di avere un impatto maggiore, organizzando progetti più articolati e su maggior scala. Stiamo dando un’occhiata ai bandi europei rivolti al terzo settore, ma è presto per parlarne. Quel che è certo è che ci vedrete presto in giro per l’Italia. Spero al nostro fianco.
Leggi anche la storia di Clean Up Italia.
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