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Negli ultimi vent’anni la tecnologia sembra essersi portata dietro violazione della privacy, fake news, cyberbullismo, dipendenze da social, haters, odio, ma il web non deve essere per forza essere esclusivamente qualcosa di negativo. Come spesso accade, essendo anche uno strumento, dipende molto da noi e dall’utilizzo che decidiamo di farne. L’educatore professionale Fabio Pellerano ha da poco pubblicato un libro con Amrita Edizioni, in cui approfondisce il tema della dipendenza da tecnologia e spiega come fare a non esserne succubi e usarla a nostra favore.
L’EQUILIBRIO CHE MANCA
Fabio è una persona che si interroga molto sul senso delle cose, un osservatore attento che cerca di comprendere cosa si nasconde dietro il comportamento delle persone. Più che al mero giudizio, egli punta sull’analisi per andare oltre al problema, alla dinamica identificata. Esperto di dipendenze – da anni lavora presso il Servizio per le Dipendenze della Sanità pubblica della provincia di Torino – si è interrogato molto in questi anni sui bisogni ai quali il gioco d’azzardo, le slot machine, le scommesse e i gratta e vinci rispondono. Ma soprattutto sul ruolo che le persone accanto a loro hanno. Su questo tema ha pubblicato un libro1.
In questi ultimi anni però il suo focus di ricerca si è spostato su un’altra grande dipendenza, ancor più diffusa e meno controllata, di cui tutti soffriamo, chi più chi meno. Parliamo della dipendenza da tecnologia: la maggior parte delle persone occidentali oggi fa fatica a immaginarsi un solo giorno passato senza il proprio smartphone o lontano dal proprio PC. Eppure ci dimentichiamo che siamo vissuti migliaia di anni senza questo tipo di tecnologia. La risposta arriva da Pellerano: «È necessario trovare un equilibrio nell’uso della tecnologia digitale: essa può essere utilizzata anche a fin di bene, per esempio per scopi sociali, come la didattica a distanza, lo smart working, i giochi.
Più che mai in questo ultimo anno abbiamo avuto tutti modo di apprezzarla. Ha però anche una serie di risvolti meno positivi, di possibili utilizzi svantaggiosi, e sta all’individuo riconoscerli e valutarli». L’invito di Fabio è proprio quello di mantenere la nostra mente accesa, il nostro senso critico verso il mondo attivo e continuare a porsi domande. Lui stesso ce ne suggerisce qualcuna. «Perché utilizzo i social? Chi lo dice che devo cambiare il mio smartphone funzionante?».
Come farci migliorare (e non divorare) la vita dalle nuove tecnologie |
LA CONSAPEVOLEZZA
È necessario, dunque, aumentare il livello di consapevolezza pensando che dietro ogni azione sul web ci sono organizzazioni private che cercano di fare leva sui nostri bisogni e sulle nostre vulnerabilità al fine di aumentare i loro utili: socializzare, condividere, criticare, postare fotografie, rendere pubbliche informazioni private. «Siamo tutti immersi in un mondo digitale da ormai vent’anni, ma questo non vuol dire che abbiamo le competenze per starci a prescindere. Non è detto che chi possiede uno smartphone sappia anche usarlo in modo consapevole e utile».
QUESTIONI DI POTERE
L’economia della tecnologia si basa sul convincere il maggior numeri di utenti che quel determinato smartphone, gioco, applicazione, computer, tablet sia il migliore del mercato. Ma se milioni di persone iniziassero a usare una piattaforma diversa da quelle mainstream, cosa accadrebbe? Probabilmente uno dei colossi tecnologici la acquisterebbe il giorno successivo. Questo fa comprendere quanto velocemente corra l’era tecnologica e quanto l’utente abbia un ruolo centrale, detenendo il potere di spostare investimenti e sviluppi tecnologici. «Siamo noi il loro patrimonio e il loro prodotto. Si parla di molto di consumo critico per il cibo, i viaggi, ma questo concetto si può applicare a tutti gli ambiti nella nostra vita, comprese le scelte legate alla tecnologia».
IL PASSAGGIO DA SMARTPHONE A PC
La grande rivoluzione di questi ultimi decenni è stata quella di passare da una tecnologia statica (PC fisso) al possesso da parte di ognuno di noi di uno strumento sempre acceso e connesso, che ci segue ovunque andiamo e ci consente di essere in contatto continuo con chiunque. «Abbiamo la possibilità di pubblicare e condividere qualcosa e, quasi subito, di avere di ritorno un feedback, un commento. Ma non è un comportamento molto naturale per l’uomo: ci siamo evoluti su questa Terra con spazi di comunità e di solitudine, bilanciando le due cose. Attraverso però questo continuo condividere e attendere feedback la nostra attenzione viene costantemente richiamata».
Come proteggersi? Una delle tante proposte inserite nel suo nuovo libro2 è disattivare le notifiche, lasciando quelle fondamentali. Un’altra è prenderci del tempo senza il telefono, non cadendo nella trappola del doverci sentire costretti a rispondere a ogni messaggio, email, entro poco tempo, in quanto è performance anche quella. Anzi, come spiega Pellerano, «il sentirci in dovere di rispondere in brevissimo tempo alle chat è un atteggiamento legato al conformismo, al volerci uniformare. Nella società digitale la nostra identità e come ci percepiscono gli altri è ancora più importante».
L’ESEMPIO DEI GENITORI
Ad essere le prime vittime inconsapevoli della dipendenza da tecnologia e della costante ricerca di approvazione attraverso i commenti e i like ricevuti sono gli adolescenti. Secondo l’autore è sì importante aiutarli ad avere maggior senso critico e consapevolezza, ma bisogna anche e soprattutto dare il buon esempio: «Se i genitori sono i primi a stare attaccati al telefono è chiaro che i figli non potranno comprendere che c’è qualcosa che non va in questo tipo di atteggiamento. In un libro ho letto un’analisi che diceva che vent’anni fa non avremmo mai potuto pensare di togliere il pallone o il campo di calcetto ai nostri figli; allo stesso modo, oggi non possiamo pensare di togliere loro lo smartphone. Esso è ormai parte integrante dell’oggi e lo sarà del domani, quindi meglio sviluppare consapevolezza ora, piuttosto che farci travolgere».
1 – Azzardopatia. Smettere di giocare d’azzardo di Fabio Pellerano (Ed. Amrita)
2 – Tecno-equilibristi. COme farci migliorare (e non divorare) la vita dalle tecnologie digitali di Fabio Pellerano (Ed. Amrita)
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