Orti del biellese: mangiare cibo naturale aiutando la comunità
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Biella - È lunedì pomeriggio, una giornata soleggiata di metà maggio. Con Armona Pistoletto, presidente dell’associazione Let Eat Bi, esco dagli uffici di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto per recarmi a scoprire un nuovo progetto che intendo mettere in luce. Questa volta niente call, chat, Skype, Zoom, videochiamate. Si va a vedere e “sentire” dal vivo, come un tempo, la realtà che si desidera presentare, scoprendo da vicino l’Orto 133 da cui prende forma e si articola il progetto Orti del Biellese. Dal centro di Biella, in pochi minuti, arriviamo al quartiere del Vandorno in zona Strada Monte Piazzo. E così, tra villette immerse nella natura e nella quiete, Armona mi conduce all’ingresso di un sentiero che porta all’orto. Già qua si ha l’impressione di varcare una porta verde per poi addentrarsi in un altro mondo. Siamo vicino al centro città, ma la la strada che ci separa dall’orto sembra già parte del luogo che andrò a esplorare poco dopo. Gli alberi ci accolgono nel loro habitat, il vento accarezza rami e foglie dando vita a una melodia delicata. Eccoci arrivati.
Ad aspettarci troviamo Mauro Lombardi, presidente dell’Harambee Aps, una delle figure chiave del progetto. Mauro ci accoglie perfettamente calato in quell’angolo di paradiso e mi mostra con fierezza e serenità, insieme ad Armona, i terreni, le piante che stanno crescendo e l’ambiente circostante. Quando inizia a presentare gli orti e questo posto unico, i suoi occhi e le sue parole tradiscono una velata commozione. Dopo la prima visita, ci sediamo – con gli alberi e i prati sullo sfondo e la visita inaspettata di uno scoiattolo – per scoprire le peculiarità del progetto e la funzione di questo luogo.
L’inizio
Il progetto Orti del Biellese è nato grazie a un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella sulla scia dei progetti Let Eat Grow e Terre AbbanDonate. Nel dietro le quinte figura l’Associazione Temporanea di Scopo che è formata da 4 realtà locali, ossia Let Eat Bi, Harambee, White Rabbit Event e la Cooperativa Sociale BiCiclo. Ognuna di queste ha un ruolo specifico nel contesto dell’iniziativa: Let Eat Bi coordina e gestisce il progetto degli Orti del Biellese, Harambee Aps gli orti sociali, White Rabbit Event Odv la comunicazione e Biciclo si occupa della distribuzione delle cassette. A questo riguardo è stato fondamentale il bando Im.patto di Nova Coop, che Orti del Biellese si è aggiudicato nell’ambito del progetto Sapori Biellesi (tutti i dettagli in un nostro precedente articolo), che permette la consegna a domicilio delle cassette. «La nostra unione – hanno esordito Armona e Mauro – ha come scopo quello di recuperare le terre abbandonate, utilizzandole per la coltivazione di frutta e verdura con tecniche naturali e sostenibili. L’obiettivo, lavorando insieme, è portare bellezza».
Il progetto
Grazie a Terre AbbanDonate, è stato trovato l’appezzamento che è ora ospita l’Orto 133, dove vengono coltivate dai soci di Harambee e dai volontari frutta e verdura, con cui si andranno poi a comporre le cassettine. Il nome del progetto si riferisce ai 133 passi necessari per arrivare all’orto dall’inizio del sentiero, un’idea di Lombardi ispirata anche alla canzone I 100 passi dei Modena City Rambles. La cassetta contiene solo verdure sane, naturali e ricche di nutrimenti, curate dagli esperti delle realtà coinvolte.
Le parole chiave? Naturale, locale, stagionale. Gli Orti del Biellese, infatti, seguono il ritmo delle stagioni e per questo motivo il periodo di consegna delle cassettine si svolge da maggio a dicembre (8 mesi). Quanto raccolto viene poi consegnato gratuitamente – ogni giovedì tra le ore 14 e le 19 – nella propria abitazione, domicilio o posto di lavoro in tutta la provincia di Biella. La varietà di verdura, frutta, aromi e sapori contenuti nella cassettina varieranno di settimana in settimana in base a quanto raccolto e alle normali situazioni di coltivazioni come le condizioni atmosferiche.
L’abbonamento
Sono tre le proposte di abbonamento: mensile a 68 euro al mese; mezza stagione (4 mesi) a 65 euro; stagionale (8 mesi) a 61 euro. Aderendo al servizio non avrà benefici solo il consumatore che potrà avere settimanalmente prodotti sani, ma si innesterà un processo virtuoso che porterà vantaggi da più punti di vista. Quali? «Al territorio biellese, poiché acquistando a km0 abbattiamo l’impronta ecologica; al terreno, in quanto la coltivazione naturale non lo impoverisce; alle terre abbandonate che vengono bonificate e messe in sicurezza; alle persone in difficoltà economica e sociale coinvolte in questo progetto; ai volontari che vivono un momento di socialità». È anche possibile, inoltre, donare l’abbonamento a privati o a sodalizi compiendo così un gesto solidale.
Le peculiarità
Le realtà coinvolte nel progetto, nell’ottica di creare un nuovo modello d’agricoltura sostenibile, lavorano con un metodo di coltivazione completamente naturale. Non vengono utilizzati, a questo proposito, concimi chimici o naturali e i terreni sono arricchiti seguendo le tecniche di rotazione delle colture e l’utilizzo di piante azotanti. Gli addetti ai lavori osservano scrupolosamente i cicli della natura e irrigano i terreni esclusivamente con il recupero delle acque piovane, tramite delle vasche di accumulo e l’irrigazione a goccia che consente di eliminare gli sprechi. Non solo: contrastano funghi e parassiti tramite le tecniche di consociazione delle piante.
«Questo spazio – ha specificato Mauro – è in parte frutteto, in parte terreno e anche boschivo. Abbiamo la fortuna di poter usare sia l’acqua piovana sia quella di sorgente (già drenata dalle rocce del terreno) in modo da coltivare nella maniera più organica possibile senza prodotti chimici. Questo è un fattore fondamentale, perché la natura dell’orto ha bisogno di due elementi: il sole e l’acqua e, in quest’ottica, quella che usiamo è alla temperatura ideale per bagnare le piante ed è ricca di sali minerali; non c’è cloro presente nelle tubazioni, non ci sono aggiunte di concimi o altre sostanze, tutto cresce con l’acqua piovana purificata dalle nostre cisterne. Nulla a che vedere con l’agricoltura intensiva…”. Mauro, inoltre, si avvale dell’agricoltura sinergica: “Mettiamo insieme in alcune aree del terreno due o tre tipi di piante ad hoc, creando un micro ecosistema, perché si rafforzano l’una con l’altra e si difendono dai parassiti. Per esempio è nota la sinergia tra basilico e pomodoro: già nel terreno la presenza dell’erba aromatica in questione aiuta a dare gusto al pomodoro».
Il volontariato e la socialità
Oltre all’acquisto delle cassette, si può aderire al progetto anche in modo differente, ovvero come volontario. «È possibile – ha affermato Armona – dare il proprio supporto nell’orto e in cambio si potranno avere le eccedenze di verdure coltivate. Specifico che non si tratta di avanzi, ma di esuberi». Harambee, naturalmente, richiede un impegno professionale: «I volontari – ha precisato Mauro – devono dare la propria disponibilità, coltivando o trasportando persone che non possono muoversi autonomamente. L’orto è infatti un posto fruibile da chiunque: si può venire, si può essere accolti in questo luogo magico, parlando di agricoltura e tessendo nuove amicizie”. Non a caso, la socialità è un elemento chiave del progetto: «Molte persone in condizioni di fragilità lavorano al progetto, ma c’è eterogeneità di figure che si impegnano nell’orto. Chiunque abbia voglia di aderire al progetto lo può fare in qualsiasi modo. Quello che proponiamo non è solo lavoro, ma momenti di convivialità che favoriscono la nascita di un gruppo, dove è possibile conoscere nuove persone e imparare ‘cose’ nuove. Senza contare che è impagabile vedere nascere la piante che abbiamo coltivato: è un modo per crescere insieme alla natura».
Le prospettive
Armona Pistoletto ha delineato il futuro del progetto: «L’obiettivo – ha argomentato – è arrivare a poter curare più terreni in abbandono. Anche in base alle risorse potremo ingrandire il progetto: nel biellese sono numerosi i soggetti che hanno bisogno di lavorare e socializzare. Quindi, se avremo abbastanza persone che acquistano le cassette, avremo la possibilità economica di trovare figure che s’impegnino nell’iniziativa. Questo, infatti, è un modo per sviluppare un progetto sociale. Sarebbe un sogno se, grazie a Let Eat Bi e altre associazioni del territorio, riuscissimo ad avere tanti terreni in coltivazione come l’Orto 133: così tanti cittadini biellesi potrebbero nutrirsi in modo sano e allo stesso tempo farebbero del bene a chi ne ha bisogno». Alle sue parole fanno eco quelle di Mauro Lombardi: «Per me il progetto rappresenta la possibilità di creare un gruppo di appartenenza in cui sincronizzarsi e vivere la natura insieme. In questo processo – ha concluso – l’arte è determinante per creare socialità all’interno della coltivazione. A volte basta un fiore, un’opera d’arte, per creare l’armonia di un luogo».
Articolo tratto da: Journal Cittadellarte
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