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Trento, Trentino Alto Adige - Gianluca Lopez è il responsabile tecnico del MUSE FabLab, il laboratorio di fabbricazione digitale all’interno del Museo delle Scienze di Trento. Lavora al Museo da sei anni e coordina il progetto europeo “Re-Play”, volto alla promozione di una maggiore consapevolezza sul tema dei rifiuti elettronici ed economia circolare.
La nostra conversazione avviene attraverso uno schermo, modalità con cui in quest’ultimo anno abbiamo imparato a fare i conti. Ma alle sue spalle, tra gli arredi colorati del MUSE, è possibile intravvedere il fermento di un Museo pronto a ripartire e pianificare nuove attività dopo la lunga chiusura. Proprio in questo mese, infatti, la struttura riaprirà le sue porte e anche il MUSE FabLab tornerà ad accogliere il pubblico dopo una lunga attesa.
Che cos’è un FabLab
Il FabLab è un laboratorio cui la cittadinanza può accedere a strumenti digitali di vario tipo e acquisire competenze di utilizzo nell’ambito della fabbricazione digitale. Quando si parla di fabbricazione digitale immaginiamo la stampante 3D o apparecchi simili, ma in un FabLab troviamo strumenti di ogni tipo: dal semplice martello, al saldatore, al cacciavite!
«L’idea alla base di questi laboratori – spiega Gianluca – è che le persone non debbano accedere solo per usufruire di un servizio, ma che possano anche imparare a utilizzare in autonomia gli attrezzi: questo dà loro la possibilità di capire potenzialità e limiti degli strumenti in relazione alle proprie necessità».
Nei laboratori è possibile incontrarsi e scambiare competenze, dando vita non solo a progetti ma soprattutto a continue sinergie: «Magari – continua Gianluca – c’è chi desidera realizzare un’idea pur non avendo competenze, ma grazie all’aiuto di qualcun altro, in quel momento all’interno del FabLab, può dar vita al proprio progetto».
Un ruolo, quello del FabLab, che «si basa sulla consapevolezza che capitale tecnologico e capitale creativo diventano valori aggiunti a livello territoriale unicamente quando raggiungono una forma socialmente diffusa e riconosciuta. […] Nel FabLab “Impara ad insegnare e insegna per imparare”, è la chiave di volta che esprime il processo di consolidamento di nuovi saperi locali attraverso le comunità di individui».
«Potremmo dire – prosegue Gianluca – che sono come i vecchi caffè letterari, dove ci si incontrava e si parlava delle proprie passioni, di vario tipo. Il FabLab è un tavolo tondo dove ci si guarda in faccia e si condividono competenze, esperienze e sogni. Nei FabLab si parla di passioni: dall’elettronica, alla programmazione, alla falegnameria». Non ci sono limiti di età: le attività sono rivolte a tutti, dai bambini più piccoli fino agli ultra ottantenni. Per fare un esempio, l’ultimo corso organizzato, in collaborazione con la Fondazione Franco Demarchi, ha tramesso a un pubblico over 60 gli strumenti necessari per progettare una lampada smart, curando ogni aspetto: dal design all’elettronica, dalla programmazione allo sviluppo dell’applicazione.
Perché un FabLab all’interno del Museo?
Il Museo delle Scienze è un ente della Provincia autonoma di Trento che, come si legge sul sito, ha il compito di “interpretare la natura, a partire dal paesaggio montano, con gli occhi, gli strumenti e le domande della ricerca scientifica, cogliendo le sfide della contemporaneità, invitando alla curiosità scientifica e al piacere della conoscenza per dare valore alla scienza, all’innovazione, alla sostenibilità”.
Il MUSE FabLab si trova al piano +1, dedicato alla sostenibilità e all’evoluzione dell’uomo in relazione all’ambiente: qui il pubblico può ripercorrere le tappe dell’evoluzione e vedere come, dalla preistoria ai tempi moderni, uomini e le donne abbiano trasformato l’ambiente secondo le proprie necessità. Il percorso espositivo termina proprio con l’ingresso nel FabLab, che offre un possibile scenario futuro legato alla Personal Digital Fabrication: l’essere umano – che ha sempre generato un impatto sull’ambiente, a volte piegandosi alle logiche industriali nell’acquisto di determinati prodotti – ora può crearsi uno specifico prodotto in autonomia.
La Personal Digital Fabrication, soprattutto, permette di guardare alle necessità del singolo. Gianluca racconta di un progetto realizzato a distanza, durante il lockdown, in risposta alla richiesta di un ragazzo diversamente abile di Milano: «Aveva bisogno di un vassoio che gli permettesse di apparecchiare in autonomia la tavola. Abbiamo sviluppato a distanza un sistema per agganciare il vassoio sulla carrozzina; ci hanno inviato le foto, abbiamo ridisegnato il pezzo, prototipato e inviato il modello fisico a Milano, chiudendo il cerchio».
Il progetto Re-Play
Tra le attività del MUSE FabLab c’è la partecipazione a progetti legati al territorio, anche a livello internazionale. «Ora siamo completamente presi da questo nuovo progetto europeo che si chiama Re-Play – spiega Gianluca – e che vede tre musei europei collaborare con dei Centri di Ricerca per realizzare attività di promozione di una maggiore consapevolezza sul tema dei rifiuti elettronici ed economia circolare».
Di durata biennale e finanziato da EIT RawMaterials, il programma agisce attraverso attività di comunicazione alla cittadinanza, con l’obiettivo di spostare l’asset economico della comunità europea verso le materie prime e farle diventare un punto di forza per l’Europa. «Una volta terminato, una prospettiva potrebbe essere la nascita di un centro del riuso comunale dove portare qualsiasi prodotto rotto, non solo elettronico, per recuperare materiali e iniziare un percorso legato alla riparazione e all’autoriparazione».
Il Museo e la cultura della riparazione
Già dal 2016 il MUSE FabLab ha organizzato appuntamenti legati ad attività di riparazione, ovvero i “Repair Cafè Trento”, occasioni di incontro in cui riparatrici e riparatori mettono a disposizione le proprie competenze a chiunque abbia bisogno di riparare qualsiasi oggetto.
A febbraio 2021, è stato organizzato “Repair is not Dead”, un Repair Cafè a distanza con tanto di colazione – in collaborazione con il Forno Sociale Migola dell’APS CARPE DIEM – per condividere le impressioni sulla situazione attuale e rivivere il consueto momento di convivialità che accompagna gli appuntamenti di riparazione.
I sogni del FabLab
«Il sogno è fare una programmazione annuale sulle attività di riparazione», spiega Gianluca. «Una delle possibili prospettive è immaginare un percorso di formazione che abbia come tema principale non solo l’attività di riparazione, ma soprattutto l’acquisizione di consapevolezza, di strumenti di manutenzione per evitare che un oggetto si guasti e di competenze sull’utilizzo. Banalmente, spesso e volentieri le persone che portano i prodotti a riparare non riescono nemmeno ad aprirli. Avere un appuntamento formativo mensile potrebbe essere un buon risultato».
Promuovere una cultura della riparazione e del riuso
«Nelle nostre case abbiamo cassetti e mobili occupati da vecchi laptop o cellulari inutilizzati. All’interno dei prodotti elettronici si celano decine e centinaia di materie prime, anche molto rare: il fatto di conservarle fa sì che nelle nostre case si creino delle miniere domestiche che potrebbero essere utilizzate per recuperare materiali ed evitare operazioni di estrazione in diverse parti del mondo», spiega Gianluca, specificando che da questa considerazione è nata l’idea di realizzare un censimento delle miniere domestiche sul territorio trentino.
I risvolti economici ed etici sono evidenti: «In una tonnellata di schede madri di computer rotti – rifiuti a tutti gli effetti – ci sono circa 100 grammi d’oro. Da una tonnellata di terreno, invece, riesco a garantire circa 50 grammi d’oro, compiendo un’operazione estrattiva con un impatto specifico, che spesso avviene in Paesi dove la tutela dell’ambiente e la salvaguardia dei diritti dei lavoratori sono quasi pari a zero».
Siamo abituati a comprare prodotti elettronici senza chiederci molto sulla loro storia, semplicemente guardando il prezzo. Lavorare sulla consapevolezza significa anche trasmettere cosa significa acquistare un nuovo prodotto, chiedersi da dove proviene, quale impatto ha sul piano etico: «Perché non portiamo a riparare gli oggetti? Spesso la riparazione costa molto e conviene comprare un prodotto nuovo, probabilmente frutto di attività extraeuropee che hanno costi molto più bassi rispetto alla manodopera italiana».
Quali sono le azioni da intraprendere?
«Iniziare a fare autoriparazione, cercare di diagnosticare in autonomia il problema e imparare a riparare». Ancora una volta, la parola d’ordine sembra essere “consapevolezza”. «Sapere che quello che stiamo facendo ora potrà avere un impatto non sui miei figli o nipoti, ma sui miei pronipoti – dice Gianluca – potrebbe mettere un seme all’interno della nostra coscienza. Se inizio ad acquistare in modo più consapevole, sapendo che dietro un oggetto c’è un impatto ambientale, economico e sociale, quando compro un nuovo prodotto posso fare la differenza. Secondo me l’aumento della consapevolezza, non solo in termini di rifiuti elettronici ed economia circolare ma in tutte le sfaccettature delle nostre abitudini, potrebbe aiutare a cambiare il nostro modello di comportamento».
Queste le azioni promosse dal MUSE FabLab, queste le linee guida che possiamo seguire per apportare concreti cambiamenti nella nostra quotidianità:
- Considerare il peso dei rifiuti elettronici nella nostra vita.
- Mettere in atto piccole attività di prevenzione pre-rottura.
- Ricordare sempre che a ogni azione corrisponde una reazione.
- E poi, come un mantra, “Ripara, Riusa, Ricicla”.
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