Deposito cauzionale per ridurre i 7 miliardi di contenitori per bevande sprecati ogni anno in Italia
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Il rapporto internazionale “What we waste” lanciato pochi giorni fa mette in luce numeri sconcertanti riferiti alle quantità di contenitori di bevande che sfuggono ogni anno ai sistemi di avvio a riciclo finendo anche nei corsi d’acqua e nei mari in 24 paesi dell’UE. I dati che emergono indicano chiaramente ai decisori politici la strada da percorrere e li invitano a prendere in seria considerazione gli impatti positivi dei sistemi di deposito cauzionali finalizzati al riciclo e al riuso (vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili).
Questi sistemi, infatti, permettono di ridurre drasticamente lo spreco di risorse che impatta negativamente sul clima. L’incentivo economico abbinato alla restituzione del contenitore da parte del consumatore – che recupera così l’importo della cauzione inclusa nel costo della bevanda – permette di intercettare oltre il 90% dei contenitori immessi al consumo. Insieme al rapporto i promotori dell’iniziativa mettono a disposizione dei decisori politici, attivisti e media un dashboard (in italiano “cruscotto”) consultabile online. Uno strumento che permette di ricavare informazioni altrimenti difficilmente accessibili e di effettuare simulazioni sullo stato dell’arte della gestione dei contenitori di bevande nei diversi paesi europei sulla base di dati aggiornati al 2019.
119 contenitori di bevande sprecati a livello pro capite in Italia
L’Associazione Comuni Virtuosi come membro della piattaforma Reloop, ha potuto accedere, attraverso questo strumento ad alcuni dati inediti per l’Italia che rivelano che i contenitori di bevande sprecati ogni anno sono oltre sette miliardi. Un numero esorbitante che rapportato a livello pro capite corrisponde a 119 contenitori “buttati via” in media da ogni italiano all’anno: 98 bottiglie in PET, 12 bottiglie in vetro e 9 lattine.
Per i paesi come l’Italia, che devono ridurre la dipendenza dalle materie prime e raggiungere gli ambiziosi target di raccolta e riciclo europei, accanto a questi dati negativi c’è però una buona notizia: la soluzione a questo spreco di risorse esiste già e porta con sé importanti opportunità ambientali ed economiche.
Nove imballaggi su dieci intercettati dai sistemi cauzionali per un effettivo riciclo o riuso
La necessità di raggiungere per le bottiglie di plastica gli obiettivi di raccolta del 90% previsti dalla Direttiva SUP al 2029 (77% entro il 2025 ) e di contenuto riciclato (almeno il 30% al 2030), stanno infatti spingendo i governi europei a introdurre i sistemi di deposito (Deposit Return System DRS). Le performance di successo dei paesi, prevalentemente nel nord Europa, dove i sistemi di deposito sono in vigore da tempo sono caratterizzate infatti da tassi di raccolta media del 91% per gli imballaggi di bevande immessi sul mercato. Paesi che hanno implementato un DRS in tempi più recenti come la Lituania, dimostrano inoltre che è possibile raggiungere questi risultati di intercettazione media in tempi brevissimi.
Come emerge da simulazioni ottenibili dal cruscotto che accompagna lo studio, se l’Italia adottasse un DRS con le performance medie di riciclo dei sistemi di deposito attivi in Europa ridurrebbe del 75% lo spreco di imballaggi per bevande. I 7 miliardi di contenitori che sfuggono al riciclo si ridurrebbero a 1,7 miliardi con una quota media pro capite di 29 contenitori.
La riduzione più consistente si avrebbe per le bottiglie in PET che dai quasi 5 miliardi di unità non riciclate, scenderebbe a 974 milioni. Ovvero da quasi 100 bottiglie sprecate pro capite a sole 16. «I sistemi di deposito cauzionale si stanno velocemente diffondendo in Europa. Altri 12 paesi hanno già stabilito l’introduzione del sistema entro i prossimi quattro anni in relazione agli obiettivi imposti dalla SUP. In Italia ancora non se ne parla e la nostra associazione è stata l’unica realtà italiana ad avere fatto informazione sui sistemi di deposito cauzionali per bevande da almeno un lustro. Siamo stati anche gli unici ad avere portato all’attenzione del Governo – attuale e precedente – un elenco di proposte in materia di prevenzione dei rifiuti ed economia circolare, in cui i sistemi cauzionali e i modelli di riuso giocano un ruolo centrale», ha dichiarato Silvia Ricci, responsabile Rifiuti ed Economia Circolare dell’Associazione Comuni Virtuosi.
Vuoto a rendere per migliorare le performance ambientali dei sistemi cauzionali
Il rapporto contiene anche i dati sull’immesso al consumo dei contenitori di bevande venduti in regime di vuoto a rendere in Europa (refillables). Trattasi in prevalenza di bottiglie in vetro, ma anche in PET, come nel caso della Germania, adatte all’uso multiplo. Per l’Italia nel 2019 tale quota si attestava sul 10,8 %.
Se in aggiunta a un sistema di deposito incrementassimo la quota italiana di bevande vendute in contenitori ricaricabili (con vuoto a rendere) – dall’attuale 10,8% al 25%– la quantità di imballaggi per bevande che sfuggono al riciclo si ridurrebbe dell’80% scendendo al di sotto del 1 miliardo e mezzo di unità.
Con un DRS e vuoto a rendere lo spreco di contenitori scende di 7 volte
Il rapporto attinge anche a vent’anni di dati che mostrano come, mentre la quota di mercato europea dei ricaricabili – come birra, bibite e bottiglie d’acqua – è crollata dal 47% al 21% in soli vent’anni, nello stesso periodo i contenitori monouso sono aumentati di oltre il 200%. Tuttavia, i paesi con sistemi di deposito cauzionali e con una quota di mercato di vuoto a rendere con bottiglie ricaricabili superiore al 25% sono quelli che hanno ottenuto i risultati migliori in termini di dispersione degli imballaggi.
Lo spreco di di bottiglie e lattine è infatti sette volte più basso in questi Paesi rispetto a quelli che non hanno sistemi di deposito e di vuoto a rendere. Tra questi paesi, la Germania si distingue come la migliore della categoria, con una quota di ricaricabile del 55% e uno spreco limitato a soli 10 contenitori per persona all’anno.
Clarissa Morawski, CEO di Reloop, ha dichiarato: «I sistemi di deposito in cui il contenitore si recupera per essere riciclato o ricaricato riducono sostanzialmente le quantità di lattine e bottiglie che finiscono sprecate nell’ambiente, in discarica o negli inceneritori. I DRS riducono i costi di raccolta e pulizia ambientale degli enti locali, promuovono l’occupazione nell’economia circolare e riducono le emissioni di CO2. Dal punto di vista del consumatore, l’esperienza è la stessa. Se restituisci una bottiglia vuota, riavrai indietro l’importo del deposito pagato nel momento dell’acquisto della bevanda, indipendentemente dal fatto che il passaggio successivo sia il riempimento o il riciclaggio, senza sprechi e con un impatto ambientale nettamente inferiore».
Conclude così Silvia Ricci dell’Associazione Comuni Virtuosi: «“Ogni anno perso nel percorso di adozione di un sistema cauzionale significa caricare sull’ambiente miliardi e miliardi di contenitori che causano danni ambientali e costi evitabili alla fiscalità dei comuni sostenuta dai contribuenti. Implementare un sistema di deposito non significa dovere investire risorse finanziarie pubbliche perché sono i produttori e rivenditori di bevande a doversi fare carico del 100% dei costi di avviamento e gestione del sistema nell´ambito della loro responsabilità estesa del produttore1. Al governo spetta scrivere la legge che dovrà governare il sistema e monitorarne i risultati. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, con l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030, è necessario ridurre drasticamente il consumo di risorse. Per farlo serve un quadro legislativo coerente che introduca obiettivi di prevenzione e riuso obbligatori e incentivi modelli di business basati sul riuso e comunque altri modelli imprenditoriali che chiudano le catene del valore dei materiali e dei beni senza dispersioni e sprechi evitabili».
1 – Ai sensi dell’ articolo 178-ter del TUA, che recepisce nell’ordinamento nazionale i requisiti minimi in materia di responsabilità estesa del produttore introdotti dall’art. 8-bis della Direttiva 851/2018, i costi relativi all’intercettazione e avvio a riciclo dei rifiuti di imballaggio dovranno essere interamente in capo ai produttori (in deroga almeno l’80%) e non a carico dello Stato o degli enti locali.
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