Un comitato scolastico per combattere la diffidenza verso gli stranieri
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Padova, Veneto - Dare priorità alla scuola! È una frase che in questo anno di pandemia – e non solo – abbiamo sentito riecheggiare da nord a sud nelle forme più disparate. Numerosi sono stati i tentativi di genitori e insegnanti di proteggere la scuola pubblica dalla progressiva erosione delle risorse messe a disposizione, come se l’educazione delle nuove generazioni non fosse un tema di centrale importanza per l’intera società, quella di oggi ma anche e soprattutto quella futura.
Il quartiere Stazione di Padova, di cui stiamo raccontando la rinascita grazie alla rete di associazioni del territorio, non fa purtroppo eccezione. La scuola primaria De Amicis, ubicata in questa zona della città, rischia di chiudere per mancanza di iscritti: «Quando ho iscritto il mio primogenito in prima elementare ho capito quasi subito che qualcosa non andava – racconta la mamma di un alunno – e nei mesi successivi ho capito quale fosse la dinamica in corso. La scuola è vicina alle case popolari e molti dei bambini che la frequentano sono stranieri; questo ha fatto sì che molte famiglie ugualmente residenti in quartiere ma appartenenti a un ceto sociale diverso preferissero iscrivere i propri figli in altri istituti». Dopo una riflessione su questa dinamica, alcuni genitori hanno deciso di dar vita al comitato genitori della scuola De Amicis.
«Iscrivere i miei figli alla scuola De Amicis è stata anche una scelta di “cittadinanza etica”: trovo assurdo che una scuola rischi la chiusura a causa dell’ottusità di una parte di cittadinanza che vede nella popolazione straniera una “minaccia” invece che una ricchezza. Personalmente sono felice che i miei figli abbiano l’opportunità fin da piccoli di entrare in relazione e vivere il proprio percorso scolastico con bambine e bambini portatori di culture diverse; l’interculturalità va praticata ogni giorno altrimenti resta solo un miraggio. Penso che tutti dovremmo imparare dai bambini la capacità di relazionarsi verso l’altro senza sovrastrutture e pregiudizi, ma soprattutto senza paura».
Fin dalla sua nascita, ormai tre anni, fa il comitato genitori della scuola De Amicis ha avuto ben chiaro quali fossero i problemi da affrontare: «Non si può pensare ad una scuola slegata dal contesto urbano nel quale è inserita: la scuola non è e non deve essere una bolla chiusa che si esaurisce durante le ore di lezione. Al contrario, dovrebbe tracciare la via per un’educazione alla città diversa da quella che stiamo vivendo; per questo abbiamo tanto a cuore il futuro dei giardini comunali dietro l’edificio scolastico, che da anni vertono in uno stato di abbandono: per noi quei giardini sono un ponte verde tra la scuola e il quartiere per questo abbiamo chiesto all’amministrazione che vengano considerati come uno spazio verde unitario, da progettare collettivamente».
In questo modo il giardino della De Amicis si unirebbe naturalmente a un altro spazio verde fruibile da tutte e da tutti grandi e piccoli anche al di là dell’orario scolastico. «Prima che scoppiasse la pandemia, insieme ad altre realtà del quartiere avevamo iniziato un laboratorio di arredo urbano e autocostruzione che purtroppo si è interrotto bruscamente, ma che speriamo di riprendere al più presto».
Certo un giardino non basta per garantire un processo di integrazione, ma è anche vero che consentirebbe ai bambini – ma soprattutto ai genitori – di incontrarsi in una dimensione collettiva e di fare della cura del giardino stesso un modo per conoscersi, scambiare opinioni, capire quali siano le reali difficoltà presenti e soprattutto progettare insieme possibili soluzioni. Inoltre è inserito in una riflessione sulla viabilità del quartiere Stazione: sarebbe necessario garantire percorsi protetti per i più piccoli in modo che possano andare a scuola in bicicletta senza correre rischi. In questo contesto la scuola ha un ruolo fondamentale. Il comitato infatti, anche grazie al lavoro e all’impegno dei rappresentanti di Istituto, ha presentato al Comune una serie di richieste, tra cui la riorganizzazione complessiva della viabilità nell’intera area adiacente alla scuola, compresa la messa in sicurezza dei percorsi pedibus, già esistenti ma non praticabili. Inoltre proprio in un’ottica di ricomposizione tra scuola e quartiere è richiesta a gran voce la rigenerazione del quartiere e delle aree verdi.
Una piccola vittoria è stata ottenuta invece sul fronte integrazione scolastica: dovrebbe partire a breve l’inserimento di un mediatore linguistico all’interno del corpo docenti per sopperire così alla difficoltà di comunicare con chi (tra i genitori) non ha molta confidenza con la lingua italiana: «Il problema linguistico è assolutamente centrale, poiché in parte le comunicazioni ufficiali non sono divulgate in altre lingue. D’altro canto, anche se abbiamo provato a interagire con gli altri genitori, ci siamo resi conto che c’è una più che comprensibile diffidenza. Purtroppo c’è ancora molta strada fare a livello civico per decostruire una narrazione falsata sia sul quartiere sia su chi lo abita. Negli anni tra le varie iniziative che abbiamo portato avanti c’è stata quella di una festa di fine anno scolastico tenutasi in piazza Gasparotto in occasione della quale siamo riusciti a coinvolgere quasi la totalità della scuola. È stato un momento incredibile di scambio e inclusione, veramente bello ed emozionante che speriamo di ripetere presto».
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