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Savona - Le regole ministeriali sul distanziamento nelle scuole per la prevenzione dei contagi sono più restrittive che mai: vi sono limiti per l’ingresso nell’istituto, per oggetti condivisi, per la vicinanza tra i banchi, per i pasti e persino per i momenti prima condivisi tra bambini di età e classi differenti. La distanza sociale ha colpito purtroppo anche i più piccoli e le conseguenze potranno essere visibili solo fra qualche anno. Nel frattempo alcune scuole hanno cercato modalità che, pur rispettando le normative imposte, permettessero ai bambini di ampliare la socialità in diverse modalità. Un esempio arriva dalla scuola statale dell’infanzia S. Stella del comune di Loano.
PRE COVID
La scuola in questo momento ospita 160 alunni suddivisi in sei sezioni, che comprendono bambini di diverse età: l’istituto infatti già anni si è strutturato con classi per la fascia 3-5 anni, in cui i piccoli svolgono la maggior parte delle attività quotidiane. Nel raccontarmi questa scelta adottata diversi anni fa, la coordinatrice Anna Maria Mazza mi spiega che «in questo modo le insegnanti hanno la possibilità di lavorare ad ampio raggio, mentre i bimbi riescono ad arrivare allo sviluppo massimo delle loro competenze rispettando ognuno i propri tempi. Inoltre i più piccoli vengono aiutati dai più grandi, che a loro volta hanno la possibilità di elevarsi».
Alcune attività e laboratori però, prima del Covid erano organizzate anche per fasce di età per incentivare lo sviluppo di competenze specifiche e creare relazioni tra bambini della stessa fascia. Ogni insegnante era, così, spinto a proporre laboratori, mettendo in campo le proprie capacità e competenze (grafologiche, motorie, fisiche, di Philosophy for children), in cui bambini della stessa età uscivano delle diverse sezioni per svolgere attività di vario genere.
A fine dello scorso anno scolastico le insegnanti, come sempre, si sono incontrati per analizzare insieme ciò che era avvenuto e capire cosa migliorare e cosa mantenere per il nuovo anno. Pur non essendo ancora disponibile il dettaglio delle normative che avrebbero dovuto seguire e le risorse che sarebbero state affidate alla scuola, tutte le insegnanti si sono trovate d’accordo nel continuare la suddivisione in sezioni miste, mantenendo però le intersezioni. Ma come?
FINANZIAMENTI CHE APRONO ALLE NOVITÀ
Al rientro a settembre, grazie ai finanziamenti dedicati al “personale Covid”, la scuola si è potuta avvalere di nuove insegnanti che sono disponibili in caso di necessità per sostituire il personale. Nel frattempo la quotidianità dell’attività educativa è ripresa come al solito, seppur con tutte le modifiche e gli accorgimenti imposti dalle normative: tra questi l’impossibilità di creare momenti di condivisione tra le diverse sezioni. «Ogni classe si è trovata da sola ed è stato un impoverimento della ricchezza di diversità che abbiamo vissuto fino allo scorso anno. Abbiamo così deciso di trovare un filo che unisse le diverse sezioni, per tornare a sentirci parte di un’unica scuola. Sentirci tutti insieme, anche se non fisicamente».
IL FILO CHE UNISCE
Monica Maggi è tra le insegnanti assunte a seguito dell’arrivo dei finanziamenti. Il suo ruolo ufficiale è quello di supportare le insegnanti di quattro sezioni nelle attività giornaliere. È lei a presentarmi il progetto avviato con il suo arrivo nella scuola a novembre: «Gli scorsi anni sia i bambini che gli insegnanti si contaminavano a vicenda, condividendo attività, idee, esperienze. Da quest’anno la condivisione non è stata più possibile, almeno non nella stessa forma. Nasce così “Il filo che ci unisce”: un progetto ideato per mantenere vivo il collegamento che univa le diverse sezioni».
«Io, insieme ad altre colleghe, siamo le persone che rappresentano questo filo e lo facciamo raccogliendo doni, idee, pensieri, canzoni, oggetti da una sezione e portandoli nelle altre». Ad accompagnare le insegnanti nelle sezioni a raccogliere e consegnare i doni, c’è anche uno strano personaggio che si chiama Turlututù (ideato dall’autore Hervé Tullet), un extraterrestre che viene da un altro mondo. È molto amato da tutti i bambini perché compie magie meravigliose, invitando chiunque voglia ad accompagnarlo.
LA MERAVIGLIA DI DONARE E RICEVERE
L’idea di trasformare un problema, un limite, in una ricchezza credo sia un approccio vincente. Ma cosa sono esattamente questi doni che i bambini possono creare e condividere? Monica mi spiega che non c’è limite a cosa si può donare e lo decidono i bambini stessi: in questi mesi hanno deciso di condividere canzoni, laboratori, attività motorie più apprezzate di altre, disegni, canzoni, libri. I bambini in questo periodo hanno imparato che le cose che piacciono di più sono quelle che, con gioia, possono essere donate agli altri. Una vera e propria lezione di meraviglia condivisa tra grandi e piccoli.
Infatti questo scambio crea anche una certa suspance quando arriva. Non essendoci un giorno fisso o un qualcosa di prestabilito, il momento della consegna crea curiosità e felicità condivisa tra i bambini e le insegnanti stesse, che non conoscono neanche loro il contenuto. La povertà di relazioni si trasforma in ricchezza di diversità e in spunti didattici che uniscono. Gli insegnanti stessi inoltre hanno così modo di comprendere quali attività stanno svolgendo le altre sezioni, avendo elementi da approfondire e stimoli da poter sviluppare.
LA SCUOLA UNISCE
Un altro elemento che è stato inserito da poco nella scuola è una cassetta che permette a chiunque di inviare messaggi, giochi, oggetti ad altre sezioni. Un ulteriore modo per compensare la distanza fisica dei bambini, creando strumenti che avvicinano, invece che distanziare. Quando chiedo a Monica e Anna Maria come stanno vivendo i bambini questo periodo così particolare, mi raccontano che hanno deciso da inizio anno di non parlare di Covid a scuola e trasformare ogni attività aggiuntiva rispetto allo scorso anno in un gioco, come il lavarsi le mani o entrare a scuola.
«Abbiamo tra le mani menti e cuori di una materia preziosissima – mi dice Anna Maria – e ne siamo responsabili. Quest* bambin* avranno anni per rimanere incastrati nelle dinamiche e problematiche della società. Vogliamo tardare il più possibile quel momento, permettendogli di trascorrere le ore con noi in modo più sereno e gioioso possibile, perché la scuola non è solo istruzione: è il primo contatto con la società allargata e ha la responsabilità di essere portatrice di bellezza».
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