14 Apr 2021

Una tappezzeria e falegnameria di quartiere per condividere spazi e saperi

Scritto da: Alessia Rotolo

Gli spazi di una scuola del quartiere Zen di Palermo sono stati utilizzati per creare una tappezzeria e una falegnameria di quartiere. Lo scopo è creare socialità, dare nuova vita a luoghi poco frequentati e diffondere la cultura dell'artigianalità coinvolgendo i cittadini.

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Palermo - Immaginate delle officine di tappezzeria e falegnameria con degli esperti a disposizione degli abitanti del quartiere per progettare e costruire insieme oggetti funzionali. Immaginate che queste officine siano dentro a una scuola e che essa rimanga aperta anche in orario extra-curriculare. Immaginate che questa scuola si trovi allo Zen di Palermo. Bene, adesso potete smettere di immaginare perché tutto questo esiste davvero grazie al progetto “Trame – spazio in quartiere”.

E così, oltre alle officine, nella scuola Leonardo Sciascia si sperimentano usi alternativi degli spazi, con particolare attenzione per quelli esterni come il cortile e il giardino. L’ambizione, covid permettendo, è quella di trasformarli in zone sociali e culturali, nuovi luoghi di apprendimento e occasioni per garantire una fruizione differente degli edifici scolastici.

trame zen 1
Foto di Simona Scaduto

Il cortile e il giardino non venivano utilizzati dalla scuola perché inagibili a causa dell’assenza di alcuni gradini, che grazie al progetto sono stati realizzati garantendo l’agibilità. Questi spazi esterni saranno utilizzati per attività ludiche e sportive per gli studenti, ma anche per gli abitanti del quartiere Zen di Palermo: il cortile diventerà infatti un luogo di lavoro dove rifinire i manufatti delle officine, ma anche un mercato, quando si potrà.

Questa trasformazione prevede l’apertura della scuola al territorio e alla comunità degli abitanti: le officine sono nate dentro ad aule abbandonate che grazie al progetto sono state recuperate. Nei laboratori, che coinvolgono gli abitanti, si prende confidenza con materiali e tecniche legate alla falegnameria e alla tappezzeria. Si stanno anche progettando e realizzando elementi di arredo destinati agli spazi di socializzazione dell’istituto scolastico.

Tutto questo è stato realizzato grazie al bando Cultura futuro urbano – Scuola attiva la cultura, che vede come capofila la Scuola Sciascia, con le associazioni Handala, Send, Liscabianca, il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche dell’Università di Palermo, il Comune di Palermo Assessorato Cittadinanza Solidale e il centro commerciale Conca d’oro nel ruolo di partner. È finanziato dal MIBACT, il Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane.

Le officine sono operative dal 15 febbraio scorso e il progetto scadrà a fine maggio di quest’anno, ma già le associazioni sono alla ricerca di nuovi bandi per permettere a questi spazi di rimanere aperti oltre la fine del percorso previsto. L’ambizione massima sarebbe quella di dare vita a una startup in sinergia con gli abitanti che produca un catalogo con degli oggetti in vendita.

Per adesso sono stati costruiti dalla falegnameria degli sgabelli che serviranno alla scuola e che si prestano a diversi usi, da sedute a lampade o porta piante; se impilati possono diventare delle librerie, ma anche dei giochi per bambini, una sedia chaise longue, dei portaoggetti e dei tavoli. In tappezzeria invece gli artigiani hanno iniziato a produrre cuscini, tende e mantovane, passando poi al restauro di alcune sedie di modernariato e stanno imparando a usare gli strumenti specifici del falegname e del tappezziere, ma anche la stampante 3D.

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Foto di Simona Scaduto

«Abbiamo imparato che lavoriamo meglio senza uno schema rigido, modifichiamo di volta in volta in base all’esperienza diretta», racconta Flora La Sita, architetto esperta di falegnameria. «Non mi aspettavo che tutto quanto fosse così fluido. L’altro giorno ad esempio una panineria che si trova tra le insule dello Zen aveva bisogno di un tavolo e così tutto il laboratorio di falegnameria è andato a costruirlo: è stato creato partendo da un asse di cantiere di quelli che si usano per la carpenteria, il materiale più povero di tutti. In un pomeriggio abbiamo tirato fuori questo tavolo che ha un’idea, un progetto, un disegno. Tutti gli elementi di arredo che abbiamo realizzato sono di facile assemblaggio, ma dietro ci sono un’idea, una composizione, una ricerca, uno studio. La prossima cosa che costruiremo è un carrello, perché quando siamo stati in quartiere abbiamo notato che con i carrelli dei supermercati si possono portare tante cose, quindi abbiamo pensato di farne alcuni assemblando le ruote di bicicletta e dei pannelli di multistrato con un incastro semplicissimo».

«La cosa che mi piace in questo progetto – dice Ilaria Sposito, che lavora come esperta nell’officina di tappezzeria e ha una sua azienda che si chiama Junkle e si occupa di riuso e riciclo di materiali come vele nautiche o tendoni da mercato – è la trasmissione dei saperi e delle pratiche, un po’ come si fa con gli apprendisti di una bottega. Le persone che frequentano il corso di tappezzeria sono abbastanza coinvolte ed entusiaste di apprendere nuove tecniche, l’idea del restauro delle sedie è venuta da loro e hanno imparato a usare gli aghi ricurvi, la sparachiodi, a foderare le sedie. Ci hanno chiesto di progettare dei cuscini da barca per una possibile prima commessa e siamo tutti molto emozionati».

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