22 Apr 2021

Sartoria sociale Midulla: da ex cinema a centro di socialità e “saper fare”

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

A Catania, nel quartiere di San Cristoforo, Alessia Amelia Cristaldi ha creato una sartoria sociale all'interno del centro Midulla. Un'opportunità di scambio e di saperi per creare lavoro e tessere le trame di un nuovo tessuto sociale che ha rivitalizzato il quartiere e dato nuova linfa alla sua cultura artigianale.

Salva nei preferiti

Catania - «Quando vidi per la prima volta gli spazi dell’ex cinema Midulla a Catania nel quartiere di San Cristoforo, pensai subito a un tavolo con varie macchine da cucire e tante donne intorno. Ero rientrata a Catania da poco, dopo svariati anni a Bologna. Avevo toccato con mano un diverso modo di fare impresa. Compresi subito le potenzialità di questo posto, immaginavo produzioni indipendenti che di fatto si sono rivelate da lì a poco… poi il covid ci ha fermato sul più bello, ma riprenderemo senz’altro!».

A parlare è la stilista Alessia Amelia Cristaldi, ideatrice della sartoria sociale Midulla. Siamo a San Cristoforo, quartiere disagiato del centro storico di Catania. Qui, il Comune ha ristrutturato i locali del vecchio cinema Midulla con l’idea di creare un polo di servizi da offrire alla comunità. Dopo aver avviato diversi corsi, ben presto i tutor non sono stati più pagati e lo spazio, da poco ristrutturato, è stato abbandonato. Dopo cinque anni l’associazione Gammazita ha deciso di riportare in vita l’area dell’ex cinema attivando una serie di servizi; tra questi, il centro sociale per bambini e adulti, la palestra delle donne e i corsi di teatro. Anche Alessia Amelia si è unita alle realtà partecipanti, creando la sartoria sociale Midulla.

midulla 2

San Cristoforo è un quartiere molto particolare: le famiglie vivono in strutture dette “a corte”, in cui le abitazioni si affacciano in cortili interni per favorire la socialità e il contatto, soprattutto tra donne. Il cucito è un’eredità tipica di una cultura di quartiere, proprio per il particolare tessuto urbano.

La sartoria sociale nasce quindi con l’obiettivo di ricercare nella zona figure da formare nel cucito e nella realizzazione del cartamodello, farle collaborare e metterle in relazione tra loro per una diversa socialità. Una rete di competenze che diventa un’opportunità e uno strumento importante per nuovi progetti sartoriali e possibilità di lavoro per persone la cui situazione economica e culturale non è molto agiata.

«Durante i primi sei mesi sono arrivate persone da tutta Catania, non solo dal quartiere», racconta Amelia. «Dopo un anno abbiamo iniziato a fare i corsi per strada, proprio nello spazio antistante il Midulla. Sono arrivate tante donne del posto, dalla signora Mimma di 85 anni ad altre donne di tutte le età. Era una magia vedere in questo spazio occupato una tavola lunghissima piena di macchine da cucire e intorno donne a lavorare per progetti per cui eravamo pagati. Proprio come avevo immaginato».

Dopo circa un anno, infatti, grazie alle varie commesse arrivate, le donne della sartoria hanno cominciato a essere pagate per ogni abito realizzato. La sartoria sociale Midulla ha creato abiti per la parata di apertura dell’Ursino Buskers Festival 2018, per la scuola popolare di samba Sambazita, per la compagnia internazionale di artisti di strada a cura di Claudia Franc e Cristian Trelles – che hanno realizzato molti progetti per bambini del quartiere San Cristoforo –, per Cometa Circus e per la compagnia teatrale Malerba.

midulla 1

Quest’ultima, proprio all’interno degli spazi del Midulla, ha organizzato un corso di teatro per adulti. «Uno spettacolo organizzato dal Midulla con abiti realizzati dalla sartoria sociale del Midulla andato in scena in un cortile del quartiere San Cristoforo. Un esempio perfetto di rigenerazione urbana!», racconta Amelia. Tra le altre commissioni importanti, quella di Isabella Rizza, famosa costumista, per cui la sartoria ha creato una collezione donna e una bambino.

All’interno della sartoria sociale sono nati tanti progetti e tante collaborazioni. Hanno preso vita anche nuove passioni. Federica di Mauro, ad esempio, prima di trasformare il cucito nella sua attività lavorativa faceva la bartender. Ha conosciuto l’arte sartoriale proprio a San Cristoforo durante un corso organizzato dalla sartoria sociale. Dopo sei mesi ha dato vita al suo brand, con un’etichetta indipendente e un negozio a Catania in condivisione con altre artigiane. Emily, invece, si è rivolta alla sartoria sociale perché aveva bisogno di qualcuno che sapesse cucire. Ha incontrato Amelia e insieme hanno creato una loro etichetta indipendente “Trizzi d’amuri”. Questi sono solo alcuni esempi.

La sartoria sociale Midulla è la storia di tante donne, di amicizie, aiuti, idee e lavori nati solo apparentemente per caso. Adesso è lì, pronta, in attesa di ricominciare a tessere le trame di nuove avventure e di un nuovo tessuto sociale.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
La Brigata, l’associazione che lotta per la solidarietà e la dignità di chi vive ai margini
La Brigata, l’associazione che lotta per la solidarietà e la dignità di chi vive ai margini

Scuola di Pace ODV Napoli: l’inclusione che parte dall’istruzione
Scuola di Pace ODV Napoli: l’inclusione che parte dall’istruzione

Il Centro Emmaus e la sua storia di inclusione, solidarietà ed emigrazione “al contrario”
Il Centro Emmaus e la sua storia di inclusione, solidarietà ed emigrazione “al contrario”

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Cosa dice il nuovo codice della strada e che ricadute avrà sulla mobilità sostenibile – #1024

|

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

|

Educare al biologico: serve più consapevolezza verso salute e ambiente

|

Promemoria Auschwitz, perché davvero non accada mai più

|

Cammini e sentieri: ecco come custodire e valorizzare un tesoro lungo 150mila chilometri

|

La Robbia, il laboratorio sardo di tintura naturale che cuce tradizione e sostenibilità, dalla terra al tessuto

|

Nuove case: come devono essere per stare al passo con un mondo che cambia?

|

CereAMO: per mangiar bene dobbiamo “tornare indietro” di 80 anni

string(7) "sicilia"