9 Apr 2021

I risultati ottenuti e la riduzione dei fabbisogni – Io rifaccio casa così #6

Scritto da: Daniel Tarozzi

Una vecchia casa anni '70 è stata completamente ristrutturata. Cappotto in canapa, infissi in legno con doppi vetri, insufflaggio sul tetto, intonaco interno in terra per l'umidità, pavimenti in graniglia riscaldati da una pompa di calore. Tutto molto bello, ma in pratica tutto ciò che risultati ha prodotto? Come sono cambiati i consumi, i costi e le emissioni inquinanti prima e dopo la cura?

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Eccoci tornati alla nostra rubrica “Io rifaccio casa così”, in cui io ed Emanuela vi raccontiamo come abbiamo trasformato una “villetta” anni ’70 in una moderna casa in bioedilizia. Oggi parliamo dei risultati ottenuti e lo facciamo partendo dalla ricostruzione del pregresso.

Prima della cura

Per scaldare la nostra casa di circa 80 metri quadri, prima dei lavori, consumavamo circa 50 sacchi di pellet al mese per almeno sei mesi. Ogni sacco (di plastica dura) contiene 15 chili di pellet. Tra novembre e aprile, quindi, consumavamo 4500 chili di pellet e 300 sacchi di plastica rigida solo per scaldare il nostro appartamento e l’acqua per uso sanitario. Cucinavamo con le vecchie bombole a gas usando circa sei bombole all’anno e nei mesi in cui la stufa era spenta scaldavamo l’acqua sanitaria con uno boiler elettrico. Non avevamo pannelli fotovoltaici, ma compravamo l’energia da ènostra, quindi almeno quella era già rinnovabile. Inoltre un camion (che emette CO2) una o due volte all’anno ci doveva portare il pellet che io “sbancalavo” in giardino e mi portavo, sacco per sacco, in garage. Da qui, ogni giorno, io o Emanuela prendevamo due sacchi (30 chili) e li portavamo al piano di sopra. Anche le bombole a gas andavano periodicamente prese e portate in automobile fino al più vicino rivenditore (emettendo CO2).

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Insomma, nonostante avessimo artigianalmente coibentato il soffitto, tenessimo la casa al massimo a 19 gradi e usassimo l’acqua calda con parsimonia, inquinavamo tantissimo e spendevamo molti soldi: solo di pellet circa 1300 euro all’anno per quei sei mesi, ma se era freddo anche a ottobre o maggio la cifra saliva.

Dopo la cura

Oggi è cambiato tutto. Dopo i lavori che vi abbiamo descritto nelle scorse puntate ci troviamo una casa più grande da scaldare (circa 120 metri quadrati). Non usiamo nessun sacchetto di plastica, nemmeno un grammo di pellet e nessun camion deve venire da noi emettendo CO2. Non ci servono bombole a gas o altre fonti fossili. Abbiamo 4,5 kilowatt di pannelli fotovoltaici sul tetto, ma soprattutto una casa che necessita di pochissima energia per essere scaldata. Energia che a sua volta viene immessa negli impianti attraverso la pompa di calore per riscaldamento e acqua sanitaria. Per cucinare utilizziamo fornelli a induzione e forno elettrico.

Siamo entrati “nella nuova casa” solo a novembre, per cui non possiamo ancora darvi dati certi sui nuovi consumi, ma al momento per i primi quattro mesi, abbiamo speso circa 135 euro al mese di elettricità (comprese le tasse varie che arrivano in bolletta). Con questa cifra copriamo le spese per riscaldamento, cucina, acqua calda, energia elettrica (che prima ovviamente già pagavamo con una spesa di poco inferiore ai 100 euro al mese). Inoltre, una parte di questa spesa ci verrà riaccreditata non appena ci verranno pagati “i kilowattora” che abbiamo immesso nella rete quando, in pieno giorno, ne produciamo più di quanta ne consumiamo.

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Dettaglio del sistema di gestione della pompa di calore, per regolare temperatura riscaldamento e acqua calda sanitaria

Economico? Molto, se non consideriamo tutti i soldi spesi per ristrutturare la casa e la sua impiantistica. Se li considerassimo lordi, credo che ci vorrebbe almeno qualche decennio per rientrare dell’investimento, ma considerando che più di metà delle spese ci sono state rimborsate dallo Stato con le varie detrazioni (di cui parleremo nella prossima puntata), il bilancio è decisamente positivo. Sarebbe stato paradisiaco se avessimo fatto i lavori oggi e avessimo avuto accesso al superbonus del 110%.

Ma al di là della spesa economica, quello che è certo è che abbiamo abbattuto in modo impressionante il nostro impatto sul Pianeta.

Diamo qualche dato

La nostra casa, che prima dei lavori era in Classe D, oggi è in Classe A4. La migliore possibile. E non solo. Su base annua il nostro “consumo di energia non rinnovabile” è stato stimato in 2,34 kilowattora/m² (il limite previsto dalla normativa per un equivalente edificio di nuova costruzione? 11,59 kWh!). Consumiamo quindi circa un quinto di quanto prevede come standard la legge sulle nuove case più ecologiche. E questi kWh li compensiamo ampiamente con l’energia rinnovabile che produciamo e non consumiamo durante tutto l’anno. Pensiamo dunque che queste stime – già di per sé straordinarie – siano pessimistiche.

Se poi paragoniamo i consumi della nostra abitazione con quelli medi italiani, possiamo dire che ci vogliono all’incirca un centinaio di case come la nostra per raggiungere i consumi di un solo edificio non coibentato, con vetri singoli e sistemi di riscaldamento dispersivi e poco efficienti. Se invece si prende come riferimento la nostra casa prima della ristrutturazione (con una stufa a pellet e un minimo di coibentazione sul soffitto) il rapporto è “solamente” di 1:50.

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Abbiamo anche cercato di calcolare il risparmio in kWh generato dai nostri lavori e abbiamo scoperto che abbiamo abbattuto i consumi di circa 5800 kWh annui! Questo grazie al passaggio dalla stufa a pellet alla pompa di calore, unito al cambio di impiantistica (dai termosifoni al riscaldamento a pavimento) e all’isolamento termico dell’abitazione. Per dare un’idea del risparmio ottenuto, per generare questa quantità di kilowattora ogni anno occorrono 610 metri cubi di metano o 500 litri di GPL. Ogni singolo anno.

La casa non è perfetta. Siamo intervenuti sull’esistente e non abbiamo quindi potuto eliminare alcuni dei ponti termici, come ad esempio quelli generati dai balconi che non abbiamo rifatto. Gli infissi sono prestanti, ma non straordinari (per motivi di costo e anche per una scelta sbagliata del fornitore di infissi). Ma sono in legno, non rilasciano sostanze nocive e sono molto belli esteticamente. Altri lavori si sarebbero potuti fare con più risorse o più tempo. Ma possiamo dirlo con certezza: abbiamo fatto un gran bel lavoro.

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