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Genova - La lavorazione della lana affonda le sue radici nella tradizione millenaria di un’arte scoperta dagli antichi babilonesi; infatti Babilonia significa proprio “terra della lana”. Nel corso dei secoli quest’arte si è evoluta dal punto di vista sia delle tecniche di realizzazione che delle colorazioni.
A Genova, per esempio, c’è Monica Biamonte, un’artigiana che abbiamo conosciuto per la sua metodologia di stampa in eco-printing, che combatte il grigiore dei mesi invernali con dei coloratissimi filati in lana e cotone che crea lei stessa, rigorosamente a mano e in modo naturale. Ho deciso di intervistarla per farmi raccontare il suo nuovo progetto.
Come nasce la “lana dei bricchi”?
Durante il primo lockdown ho perso il lavoro e ho deciso di cogliere l’occasione per trasformare quella che era una mia passione da anni in una professione o quantomeno di provarci. Non potendo più girare l’Italia per partecipare a mostre-mercato né tenere i miei corsi di eco-print e tintura naturale, ho iniziato a tingere la lana che utilizzavo durante i miei corsi cercando di ottenere effetti e colori particolari, sia per studio che sperimentazione personale. Dopo aver postato le foto degli esperimenti sui social ho subito notato l’interessamento per i miei filati e questo enorme entusiasmo mi ha spinto a dare vita alla “lana dei bricchi” (ossia delle “alture”). Ho il mio piccolo orto tintorio che coltivo da qualche anno, conosco bene le piante del mio territorio e ho pensato che questo nome fosse azzeccato per una come me che vive e ama follemente i suoi “bricchi”.
Come avviene la tintura della lana?
Raccolgo le piante nei miei boschi e spesso le utilizzo fresche, seguendo il susseguirsi delle stagioni; altre volte, invece, le congelo o le essicco per poter avere alcuni colori anche durante l’inverno. Uso i malli di noce per il marrone, galle di quercia per beige o grigi, foglie di alaterno per giallo e verde, radici di robbia per le varie sfumature di arancio/rosso e poi c’è lui, l’indaco, il famoso blu di Genova. Sul terrazzo ho un grande tino di indaco che mescolo piano e delicatamente con un bastone e mi sento come una “strega” quando lo faccio, osservata dai miei vicini. Immergo un filato bianco nel tino e quando lo tiro su è verde, ma a contatto con l’aria si ossigena e piano piano cambia colore, passando dal verde al blu. Sembra proprio una magia, la magia del blu di Genova. Bisogna essere ben calibrati nei dosaggi degli ingredienti perché la formula è precisa, altrimenti la magia non avviene.
Quali feedback stai ricevendo?
La lana che lavoro è un ottimo filato, pura lana italiana, e ricevo ogni giorno un buonissimo riscontro sia dal punto di vista della resa che della lavorazione. Tutte le amiche della “lana dei bricchi” sono soddisfatte, mi mandano ottime recensioni e ne sono orgogliosa. Cerco sempre di personalizzare il filato, anzi, chiedo prima i colori preferiti a tutti coloro che ordinano la mia lana e faccio in modo di accontentarli, affinché ognuno abbia un filato unico, creato su misura. Ogni filato è fatto col cuore e viene scelto da persone che con la loro creatività e bravura trasformano i miei gomitoli in pezzi unici. E poi, sai perché le chiamo “amiche de la lana dei Bricchi” e non clienti? Perché piano piano si instaura una profonda amicizia con ognuna di loro e sembra di parlare con vecchie amiche: questo è un altro lato meraviglioso di tutta la storia.
Cosa “bolle nella tua pentola tintoria”?
Voglio creare un filato artistico unico: spesso utilizzo più piante per ottenere diversi colori, occorrono più passaggi per creare svariati colori e sfumature. Il tutto viene fatto rigorosamente da me a mano, per questo posso permettermi di personalizzare la lana. In futuro spero anche di poter chiudere il cerchio, partendo dall’animale per arrivare sino al colore. Il sogno è abbinare al mio orto tintorio anche una fattoria didattica, naturalmente incentrata sul rispetto e l’amore per la natura. Un mix di animali e piante per arrivare sino al filato e al colore, il tutto legato da un filo invisibile che ha l’obiettivo di ispirare le persone verso un modo di vivere più naturale e far riscoprire le tradizioni del nostro passato per proiettarle nel futuro. Ora ho acquistato anche due antichi telai che presto metterò in uso, così da poter chiudere quel famoso cerchio: dal filato al confezionamento di tessuti.
Ecco la Liguria racchiusa in una matassa: una storia intrisa di amore per la natura e la propria terra.
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