22 Apr 2021

Oggi è la Giornata Mondiale della Terra… Estiqaatsi?

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Celebriamo la Giornata Mondiale della Terra, che cade oggi 22 aprile. Lo facciamo con ironia, provando a sorridere su problemi che in realtà sono molto seri. Non vogliamo risultare canzonatori né irrispettosi, anzi, cerchiamo di capire – con un po' di leggerezza – come rendere consapevoli coloro che restano ciechi di fronte alla crisi ambientale. Come ad esempio il Grande Capo Estiqaatsi.

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Chi si ricorda del Grande Capo Estiqaatsi, che con impassibile distacco commentava assurde notizie riguardanti VIP, personaggi famosi e le loro tanto eccentriche quanto inutili avventure? Personalmente guardando le gag di Lillo&Greg mi piegavo e mi piego ancora oggi in due dalle risate. Ma questo mi ha fatto anche venire un’idea per provare a parlare in maniera utile e costruttiva della Giornata Mondiale della Terra che si celebra proprio oggi, giovedì 22 aprile.

Il fatto è che spesso quando parlo con parenti, amici e conoscenti di ambiente, sostenibilità e della necessità di tirare il freno d’emergenza di questo treno lanciato a folle velocità verso un burrone, ho la sensazione di trovarmi davanti il Grande Capo Estiqaatsi. Sembra che questi problemi non li tocchino minimamente, come se su quel treno non viaggiassero anche loro e fosse impossibile che sulla lapide commemorativa dei passeggeri deceduti nello schianto si leggano pure i loro nomi.

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E allora ho pensato che il contributo più significativo per festeggiare la Giornata Mondiale della Terra, che si tiene a livello globale proprio oggi, possa essere qualche suggerimento su come sensibilizzare tutti i sodali del Grande Capo Estiqaatsi, su come far passare il messaggio che la Terra non va solamente celebrata con qualche toccante post sui social il 22 aprile, ma va difesa, rispettata e tutelata sempre, partendo da una presa di coscienza e un – a volte faticoso, diciamolo! – cambiamento di molte delle nostre piccole e grandi abitudini quotidiane.

Per elaborare questo messaggio mi sono fatto aiutare dalle colleghe e dai colleghi della redazione di Italia Che Cambia. Ciascuno di loro ha una sensibilità differente e un modo diverso per rivolgersi al prossimo. Ad esempio Valentina, la nostra caporedattrice di Liguria Che Cambia, mi ha raccontato una scena del corto Resta poco tempo: «Un ragazzo decide di andare a funghi e mentre sta guidando per raggiungere il bosco sente all’autoradio una notizia sui Fridays for Future. Senza pensarci troppo, liquida la questione bofonchiando che sono dei pagliacci e che non hanno nulla da fare. Parcheggia, entra nel bosco col suo cestino, tira fuori dallo zaino una bottiglietta d’acqua, la beve tutta e la lancia indietro sul sentiero. Poco dopo si accascia al suolo: il ragazzo sta soffocando, chiede aiuto ma non lo trova e rantola da solo. A un certo punto intuisce: torna indietro e raccoglie la bottiglia e in quel momento torna a respirare. Capita la lezione, vede un uomo che sta per lanciare un altro oggetto in plastica e lo ferma».

Già, perché nonostante tutto le lezioni più preziose sono quelle che impariamo sulla nostra pelle, scottandoci, ferendoci. E riguardando le ferite che ci hanno lasciato forse capiremo dove abbiamo sbagliato…

Andrea invece – che ci aggiorna ogni mattina con la sua rassegna stampa –, dà ragione al Grande Capo Estiqaatsi: «Gli direi che non ha tutti i torti», mi spiega. «Perché la verità è che ho l’impressione che siamo noi a sbagliare la prospettiva. Più che dell’Earth Day avremmo bisogno dell’homo sapiens day! L’Earth Day dà l’impressione che dobbiamo preoccuparci di salvare il Pianeta. Ma in realtà il Pianeta starà benissimo, con o senza di noi. Fra qualche milione di anni, un battito di ciglia per l’età della Terra, la natura tornerà a spendere più di prima. Siamo noi che se non cambiamo rotta velocemente siamo spacciati. L’Earth Day sembra suggerire che dobbiamo essere buoni e preoccuparci per la Terra, quando si tratta più che altro di sano egoismo e spirito di sopravvivenza».

E chissà cosa avrebbe detto Estiqaatsi sulla pandemia di covid? Sarebbe stato distaccato come al solito o l’avrebbe percepito come un problema urgente e reale? Daniel riflette proprio su questo: «Eh già, si celebra la giornata della Terra», osserva il nostro direttore. «È quasi un anno che il mondo è fermo per combattere una pandemia terribile – ma comunque limitata nei suoi effetti –, eppure continuiamo a non agire in modo concreto verso la distruzione sistematica dei nostri ecosistemi, condannandoci molto probabilmente all’estinzione. E allora, cosa vorrei per la giornata della terra? Vorrei che non ci limitassimo a raccogliere i rifiuti in spiaggia, ma smettessimo di produrne. Vorrei che non bruciassimo più petrolio in nessun modo, partendo dalle nostre scelte come individui, ma anche come professionisti, imprenditori, politici. Vorrei che mettessimo la stessa attenzione su emissioni, plastica, deforestazione e pesca indiscriminata rispetto a quella messa sul Covid 19. Vorrei che non concepissimo più nulla di usa e getta, mai, in nessuna occasione. Vorrei che smettessimo di delegare il cambiamento e iniziassimo ad attivarci ora. E non nella giornata della Terra, ma tutti i giorni. Perché tutti i giorni sono la giornata della Terra».

Secondo Daniela, questa giornata – che cade un mese e un giorno dopo l’arrivo della Primavera – può significare molto se siamo disposti a darle un senso. «E perché, scusa?», le chiede annoiato il Grande Capo. «Perché la giornata dedicata alla salvaguardia del Pianeta è chiaramente un simbolo», risponde Daniela. «E forse il problema che ci fa prendere poco sul serio questa ricorrenza sta nel nel fatto che il significato stesso del simbolo non ci è più così familiare. Il simbolo rimanda a contenuti, a valori che, in questo caso soprattutto, dovrebbero essere universali. Rimanda anche al rituale che, in una versione spogliata di ogni connotazione ideologica, potremmo definire semplicemente azione».

Chissà se di fronte a queste argomentazioni Estiqaatsi si sentirebbe toccato? In fondo la cultura nativa è intrisa di simboli da cui noi occidentali moderni abbiamo attinto a piene mani, a volte con consapevolezza, altre volte meno. «Questa giornata è una chiamata all’attenzione – insiste Daniela – e alla responsabilità. A prendere consapevolezza dello stato della Terra, a volte invisibile nel quotidiano, grazie anche a un’informazione mondiale che a questi temi dedica per una volta le prime pagine che le spetterebbero ogni giorno. E soprattutto è un invito a radicare un impegno per la sua salvaguardia. Possiamo onorarla decidendo quali azioni intraprendere in prima persona da oggi, fino al prossimo giro d’anno, fino alla prossima giornata della Terra».

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«Hai ragione Estiqaatsi – gli direbbe Paolo, il presidente di Italia Che Cambia –, probabilmente è solo l’ennesima “giornata di”, ormai ogni giorno è una giornata dedicata a qualcosa! Ma sai che la giornata internazionale della Terra è una delle prime giornate commemorative istituite? Si celebra fin dal 21 Marzo 1970! Ma questo è poco importante…». Di fronte allo sguardo poco attento del Grande Capo e di altre persone poco interessate alla storia, Paolo aggiungerebbe: «È invece imperativo ormai prendersi cura del nostro Pianeta. Ma per noi stessi! È necessario, per esempio, contribuire a piantare alberi e non a tagliarli o a deforestare, come ad esempio fa Treedom. Perché possiamo costruire tanti edifici, strade, palazzi, grattacieli: ma l’ossigeno è necessario e non possiamo produrlo! È necessario usare l’energia pulita e rinnovabile, come ti permette di fare con pochi click ènostra: perché, se usiamo il petrolio o il carbone come stiamo facendo, questo avrà effetti catastrofici come, ad esempio, l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di siccità, l’aumento per numero e intensità delle alluvioni e degli uragani. Ma non deprimerti: solo con queste due piccole azioni, oggi, potresti già fare qualcosa di importante e non sentirti impotente».

Ecco, forse davanti a queste opzioni concrete, all’opportunità di fare qualcosa tutto sommato senza troppi sforzi o esborsi economici, anche l’imperturbabile Estiqaatsi comincerebbe a porsi qualche domanda. In caso contrario, Paolo ha in serbo un’ultima staffilata: «Se non te frega proprio nulla, prova a dirlo in faccia a tua figlia o tuo figlio: forse cambierai idea».

Caro Estiqaatsi. Caro scettico, caro negazionista, caro pigrone, caro “quando la Terrà brucerà sarò morto da decenni”, caro “il biologico è solo una truffa”… cari tutti voi, che come il Grande Capo ve ne fregate, per ignoranza, per convenienza o per ignavia. Vi abbiamo convinto o continuerete a mettere la testa sotto la sabbia?

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