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Buona parte della finanza mondiale continua a investire nelle fonti di energia fossili mettendo a rischio la salute, il benessere, la sopravvivenza stessa del genere umano sul pianeta. Nonostante gli appelli degli scienziati, gli accordi fra gli stati e gli impegni presi dalle singole aziende, ancora oggi molte banche, fondi finanziari e assicurazioni continuano a gonfiare la “bolla del fossile“.
No, non è un pesce d’aprile. Ma è il motivo per cui oggi, 1° aprile 2021, Extinction Rebellion, movimento nato in Inghilterra per contrastare la devastazione ecologica e presto diffusosi in tutto il mondo, organizza la sua quarta ribellione in tutta Italia (e in altri 76 paesi del mondo) attraverso una serie di azioni di sensibilizzazione e di disobbedienza civile nonviolenta.
I motivi della protesta
«Continuare ad investire nel fossile – si legge nel comunicato diffuso da XR – significa permettere la distruzione di ecosistemi e l’emissione di climalteranti, mettendo a rischio a rischio la vivibilità di questo pianeta. Ma significa anche alimentare la cosiddetta “bolla del carbonio”, una bolla finanziaria destinata a scoppiare e a trascinare con sé intere economie. Perché i combustibili fossili garantiscono sempre meno ritorno sull’investimento. Se le banche, i fondi finanziari e assicurativi, come Intesa Sanpaolo, Unicredit e Generali, continueranno a investire nel fossile, fronteggeremo una crisi economica di portata maggiore di quella del 2007».
Le perdite economiche saranno enormi: 1000 miliardi di dollari (a livello globale) entro il 2035 secondo uno studio della Cambridge University e fino a 4000 miliardi se verranno attuate le misure necessarie per mantenere l’aumento di temperatura entro i 2°C. Misure che, continua XR «non possono essere messe in discussione, se vogliamo avere qualche possibilità di sventare la catastrofe ambientale».
«Secondo un’analisi del Financial Times, le compagnie che non ridurranno rapidamente gli investimenti in combustibili fossili rischiano di perdere fino a 900 miliardi di dollari, cifra che secondo la Banca d’Inghilterra potrebbe salire anche di 20 volte. Così facendo queste compagnie mettono a rischio anche i propri investitori e quindi i cittadini, che saranno chiamati a pagare questa crisi».
In Italia, spiega XR, le “banche tossiche” sono, in particolare, Unicredit e Intesa Sanpaolo, i principali responsabili (80%) delle emissioni causate da banche e investitori nel nostro Paese.
Quando si parla di finanza fossile, come ben sappiamo non possiamo non parlare di assicurazioni. Tipo Generali, che, afferma XR «nonostante nel 2018 Generali abbia introdotto una policy che limita la sua esposizione al carbone continua ad assicurare alcune tra le società più inquinanti d’Europa, come PGE e CEZ.
PGE, in particolare, la principale azienda energetica polacca controllata al 60% dallo stato, è la seconda azienda più inquinante d’Europa e deriva dal carbone oltre il 90% dell’elettricità che produce. Da sole due delle sue centrali, Belchatow e Turow, emettono all’incirca 45 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e sono tra le più inquinanti del continente. Nel complesso, gli impianti di PGE generano un quantitativo di anidride carbonica paragonabile a quello di tutta l’Eritrea.
Secondo una ricerca condotta da diverse organizzazioni internazionali, ogni anno gli impianti di PGE causano la morte prematura per inquinamento di 1200 persone in Europa. Il suo impatto sulla salute è stato quantificato in 3,4 miliardi di euro all’anno.
Nonostante questi dati allarmanti, PGE è in espansione grazie anche agli assicuratori disposti a coprire i rischi a cui l’industria è esposta. Generali, oltre ad aver investito nell’azienda polacca circa 70 milioni di euro nel solo 2019, fa parte del consorzio assicurativo per la realizzazione degli impianti di PGE. Senza queste coperture, nessuna nuova miniera o centrale a carbone potrebbe essere realizzata. Il settore assicurativo e finanziario globale deve assumersi le sue enormi responsabilità nel contrastare il collasso climatico ed ecologico e agire ora».
Cosa succede oggi?
Nel giorno della protesta di oggi, 1° aprile, Extinction Rebellion Italia propone una serie di iniziative dimostrative. A Torino, Milano, Venezia, Palermo, Firenze, Bologna, Roma ma anche Bolzano, Brescia, Catania, Como, Ferrara, Firenze, Genova, Mogliano Veneto, Padova, Palermo, Pisa, Trento, Treviso, Verona e Vicenza si svolgeranno azioni che vogliono riportare l’attenzione sulla distruzione ecologica e ambientale del nostro Pianeta.
«Già al risveglio – si legge nel comunicato – molte città italiane ed europee troveranno installazioni pubblicitarie “ritoccate” che mettono a nudo la narrazione ingannevole del “gas pulito” da parte delle lobby industriali e delle compagnie che fanno speculazione finanziaria alle spese dell’ambiente. Anche questa denuncia del greenwashing è parte di una campagna internazionale sul gas fossile, l’altra grande bugia della transizione ecologica».
Ma ci saranno anche azioni più iconiche e dirompenti. Tipo il flash mob chiamato “Siamo ridotti alla lisca”, in cui una grossa lisca di pesce realizzata con i materiali di scarto viene posizionata di fronte alla sede di alcune banche o assicurazioni inquinanti, come simbolo della distruzione delle risorse del nostro pianeta da parte dell’attuale sistema economico. O “Il banchetto della morte”, azione già messa in atto da XR UK che consiste nell’inscenare un banchetto davanti alle medesime sedi: a un gruppo di ribelli vestiti da banchieri vengono serviti piatti pieni di soldi perché, come recita la famosa frase attribuita a Toro Seduto, «Quando l’ultimo albero sarà abbattuto, l’ultimo pesce mangiato e l’ultimo fiume avvelenato, vi renderete conto che non potremo mangiare denaro».
Oltre a queste proposte, emerse dal Gruppo di Supporto Escalation che facilita l’ideazione e realizzazione di azioni di XR in Italia, molte altre iniziative verranno realizzate in autonomia dai gruppi locali, in accordo con il principio di decentralizzazione tipico del movimento.
Principale obiettivo è quello di far pressione sugli istituti bancari perché interrompano i finanziamenti al settore dei combustibili fossili.
Si può manifestare in emergenza sanitaria?
Extinction Rebellion ci tiene a precisare che “il diritto costituzionale a manifestare pubblicamente è tutelato anche in zona rossa (e dunque anche arancione o gialla), a patto che le manifestazioni siano regolarmente comunicate, statiche e che siano osservate le distanze prescritte e le altre misure di contenimento.
É consentito lo spostamento per raggiungere le azioni che si svolgono fuori dal proprio comune indipendentemente dal colore della zona di provenienza o destinazione. Per farlo, è necessario compilare, sul momento o avendolo già con sé, il modulo di autocertificazione, precisando il motivo dello spostamento: “Partecipazione a manifestazione in base ad art. 17 (libertà di riunione) e 21 (libertà di manifestazione del proprio pensiero) della Costituzione e citando la circolare n°15350 del Ministero dell’Interno del 6/3/21”.
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