23 Apr 2021

Energie rinnovabili: sono obbligatorie per legge ma nessuno lo sa

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti

Il blogger e ingegnere ambientale Pietro Cambi ha lanciato un appello per sensibilizzare opinione pubblica e addetti ai lavori su un testo normativo che impone l'utilizzo di fonti rinnovabili per il fabbisogno energetico di edifici di nuova costruzione e ristrutturati. Questa legge sarebbe disattesa da più della metà degli stabili realizzati in Italia negli ultimi dieci anni.

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Due terzi delle case costruite o ristrutturate negli ultimi dieci anni potrebbero non essere a norma e andare incontro a sanzioni perché non utilizzano abbastanza energia da fonti rinnovabili. Persino chi ha ottenuto i fondi del Super Ecobonus potrebbe essere a rischio e vedersi annullare i permessi (e i finanziamenti). È quanto sostiene Pietro Cambi, blogger, ingegnere ambientale ed esperto di energie rinnovabili.

Facciamo un passo indietro. Nel 2011 l’allora governo Berlusconi approva il Decreto Legislativo 28/2011, “Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili”. All’articolo 11 è scritto espressamente che ogni nuova costruzione o ristrutturazione rilevante (s’intende una ristrutturazione di un edificio con superficie utile superiore a 1000 metri quadrati, in cui l’intervento interessi l’involucro) che riguardi un’abitazione, un edificio commerciale o persino uno stabilimento industriale deve produrre la metà del proprio fabbisogno energetico da fonti rinnovabili. Pena, per chi non si adegua, il decadimento dei permessi a costruire. Eppure sono pochissimi gli edifici che rispettano questi criteri e spesso i regolamenti comunali sono in contrasto – ed è vietato! – con quanto previsto dal decreto.

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Pietro Cambi (al centro), blogger, ingegnere ambientale ed esperto di energie rinnovabili

Insomma, la legge sembrerebbe parlare chiaro, e da un decennio ci impone un utilizzo massiccio delle energie rinnovabili, ma nessuno sembra farci caso: né i progettisti, né i politici, né i cittadini e nemmeno il legislatore stesso. Visto che è stato Pietro Cambi a scoperchiare questo Vaso di Pandora normativo in un appello pubblicato da QualEnergia, lo abbiamo contattato per farci spiegare meglio la situazione.

Come hai scoperto dell’esistenza di questa legge “dimenticata”?

Da normalissimo cittadino volevo ristrutturare un villino risanato approfittando dell’Ecobonus. Da edificio “disgraziato” quale era, in classe energetica G (la più bassa, ndr), volevo trasformarlo in un edificio in classe A++. E per farlo avrei fatto ampio ricorso al fotovoltaico. Ma quando sono andato a presentare il progetto me lo hanno respinto proprio per la presenza dei pannelli, che a detta loro non potevo installare in una zona a vincolo paesaggistico. Allora ho iniziato a fare un po’ di ricerche per capire se avevano diritto a negarmi il permesso e lì ho scoperto questa potenziale bomba…

Cosa hai scoperto?

Ho scoperto che esiste questo Decreto legislativo del 2011, attualmente vigente, che dice che invece è obbligatorio installarli. All’inizio non ci volevo credere, pensavo a un mio errore, di aver capito male. E invece, fatte tutte le verifiche del caso, sembrerebbe proprio che le cose stiano così. Tutti gli edifici di nuova costruzione o che abbiano avuto una rilevante ristrutturazione, sia residenziali che commerciali che industriali, devono rispondere per almeno il 50% delle necessità energetiche dell’edificio stesso da fonti rinnovabili.

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È una cosa grossa…

Già! E faccio presente che si parla di necessità energetiche, non elettriche! Quindi non solo corrente elettrica, ma anche riscaldamento, raffreddamento, acqua calda, fornelli e così via. È una cosa enorme, soprattutto se lo pensiamo applicato agli edifici industriali. In alcuni casi è persino impossibile, alcune industrie energivore avrebbero bisogno di chilometri quadrati di spazio per installare fotovoltaico.

Ma è sempre obbligatorio?

Ci sono un po’ di differenze da caso a caso, ma sostanzialmente sì. A meno che il progettista non dimostri il contrario, ad esempio certificando che l’edificio subirebbe un danno. A ogni modo va sempre presentata una documentazione in merito, anche per i palazzi storici e vincolati.

E poi c’è la questione dei regolamenti urbanistici comunali.

I comuni negli anni hanno messo tutta una serie di paletti e ovviamente sia i professionisti che le persone che volevano rifare casa si sono adeguati ai regolamenti urbanistici per evitare problemi. Ma il decreto, anche in questo caso, parla chiaro: tutti i regolamenti locali che sono in contrasto si devono adeguare entro 180 giorni; in mancanza di tale adeguamento, che nella maggior parte dei casi non è avvenuto, prevale il decreto legislativo.

Ad oggi quanti sarebbero gli edifici fuori norma?

Sono andato a vedere i dati Istat per capire quanto è esteso questo problema. Solo nel 2019 sono state realizzate 55mila nuove abitazioni. Facendo due calcoli a spanne sarebbero serviti 170 MWp (Megawatt di picco, ovvero la potenza teorica massima raggiungibile dai pannelli installati, ndr) di potenza energetica installata da rinnovabili, mentre il dato è che sono stati installati solo 30 MWp. Complessivamente dal 2011 ad oggi gli edifici residenziali realizzati sono circa mezzo milione. Una percentuale elevata di essi, che supera la metà del totale, potrebbe non rispettare i termini di questo decreto legislativo, per un valore che potrebbe valere un paio di GW e forse di più. Aggiungici tutti gli altri edifici ristrutturati e quelli non residenziali, considera anche che i 30MWp li hanno installati anche edifici che non sono né nuovi né hanno subìto importanti ristrutturazioni: parliamo di diversi Gigawatt, potrebbero essere 5-6 GW, che mancano all’appello, che è un valore immenso. Basti pensare che da qui al 2025 il PNRR prevede come obiettivo 5 GW di nuova potenza installata da rinnovabili per il paese. Quindi ci sarebbe da raddoppiare immediatamente quel valore. Una manovra da circa 5-6 miliardi.

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Cosa succede adesso?

Succede che se queste cose non state fatte fin qui bisogna provvedere immediatamente, perché il decreto non consente modifiche, se non in aumento: puoi installarne di più, ma non di meno. Altrimenti, in caso di mancato ottemperamento, il titolo edilizio non può essere rilasciato. Per cui se ti sei messo a costruire e non hai installato il fotovoltaico, non hai il permesso a costruire. Il titolo sarebbe nullo. E questo significa che di 55mila edifici solo nel 2019, circa due su tre sarebbero abusivi.

E questo riguarda anche l’Ecobonus?

Eh già. Come dicevo all’inizio, io mi sono preso così a cuore la questione anche per un motivo semplice: voglio usare l’Ecobonus e non vorrei fra qualche anno dover dare indietro i soldi perché ho realizzato un’opera non conforme. E migliaia di persone potrebbero essere nella mia condizione. Fra l’altro dentro al Super Ecobonus sono state previste tutta una seria di interazioni fra Ecobonus e zone a tutela paesaggistica e ambientale, nel caso in cui i regolamenti locali vietino interventi come l’installazione di pannelli fotovoltaici. Tutte queste cose andrebbero riviste alla luce del decreto 28/2011 ancora vigente, perché già oggi i regolamenti urbanistici non ti possono vietare di installare il fotovoltaico.

Cosa proponi?

Che nella nuova modifica del Super Ecobonus venga ricordato che le leggi vanno rispettate e che in caso di contrasto con regolamenti locali vince il Super Ecobonus, perché si appoggia sul decreto legislativo 28/2011.

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