13 Apr 2021

Il “mio” Brasile, così diverso da quello di Bolsonaro

Scritto da: Andrea Degl'Innocenti
Intervista di: ANDREA DEGL'INNOCENTI E DANIEL TAROZZI

L'antropologo ed etnografo Massimo Canevacci risponde alle nostre domande sulla situazione brasiliana, guidandoci alla scoperta della situazione politica, culturale, sociale e ambientale di uno dei paesi più complessi, affascinanti e contraddittori del pianeta. Canevacci è anche uno dei protagonisti di "Il bene e il male esistono?", il nuovo libro di Daniel Tarozzi e Andrea Degl'Innocenti.

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Jair Bolsonaro sta attraversando il suo periodo peggiore dall’inizio del mandato presidenziale, fra le dimissioni improvvise dei capi dell’esercito, i rimpasti di governo e una gestione drammatica della pandemia. Intanto Lula, simbolo della sinistra brasiliana (e latinoamericana) e finito in carcere con l’accusa di corruzione, si riaffaccia sulla scena politica. Sullo sfondo, un paese devastato dalla pandemia, dalla povertà, dalle divisioni sociali e dalle pressioni delle lobby economiche che rischia di compromettere l’enorme patrimonio culturale, naturale e di biodiversità di cui gode. 

Per farci spiegare meglio la situazione abbiamo contattato una persona che il Brasile lo conosce da vicino, avendoci vissuto per molti anni come professore e ricercatore. Massimo Canevacci, etnografo e antropologo, professore della Sapienza di Roma e successivamente presso l’Istituto di studi avanzati dell’Università di San Paolo in Brasile. Abbiamo conosciuto il professor Canevacci durante la scrittura del libro “Il bene e il male esistono?”, per il quale l’abbiamo intervistato. Vista l’attualità della situazione brasiliana, lo abbiamo prontamente ricontattato.

canevacci
Massimo Canevacci (foto di Sara D’Uva)

Secondo quanto riportano i media, il Brasile è attualmente uno dei paesi che peggio sta gestendo la pandemia. Cosa non ha funzionato? 

Tante cose. Innanzitutto un senso politico-culturale di matrice evangelica, portato avanti fra gli altri dalla Igreja Universal do Reino de Deus (Chiesa evangelica pentecostale fondata in Brasile da Edir Macedo e molto influente nel paese, in Italia è nota come Comunità Cristiana dello Spirito Santo, ndr) che ha portato avanti una visione irrazionalistica secondo cui bastava pregare, non essere peccatori, osservare le norme evangeliche e il virus sarebbe stato sconfitto: perché “è la fede che vince sulla scienza”. Quest’ultima affermazione ha dilagato durante la pandemia, persino nelle università. 

Nell’ultimo anno e mezzo sono stati cambiati 4-5 ministri della salute, che davano al massimo clorochina o tachipirina; la gestione federale è stata criminale: ora la situazione sembra fuori controllo, ci sono circa 3.600 morti al giorno. Bolsonaro teme una crisi economica che potrebbe causare una sconfitta alle prossime elezioni presidenziali. Anche i governi statali, ad esempio quello di São Paulo, non decidono come dovrebbero né ci sono controlli seri sulla popolazione per strada: la polizia deve pensare a ben altre cose, dice il presidente.

Già da prima della pandemia, comunque, il governo Bolsonaro non se la stava cavando proprio benissimo. Uno degli aspetti più controversi è la cattiva gestione della foresta amazzonica, a cui sarebbero legati anche i terribili incendi di questi anni.

È un governo basato sul potere di alcune forze: oltre alle chiese evangeliche, di cui abbiamo detto, ci sono i potentissimi fazendeiros che controllano gli stati del Mato Grosso e Amazzonia. Sono latifondisti senza scrupoli che hanno trovato “l’oro verde” nella produzione della soia ed esercitano un controllo para-poliziesco del territorio, oltre a controllare l’elezione dei governatori. Poi c’è il capitale finanziario che, a differenza di quello industriale, ha investito tutto sull’asse Trump-Bolsonaro: la FIESP (Federazione delle industrie dello stato di San Paolo, ndr) sulla avenida Paulista a São Paulo è simbolo di tale potere. 

Molti network filo-evangelici e all’inizio anche la Globo-TV (la più grande rete televisiva del Sud America, ndr) lo hanno appoggiato per via dell’odio profondo che nutrono verso il Partido dos Trabalhadores (Partito dei Lavoratori, il principale partito della sinistra brasiliana, ndr) e la sinistra in generale. Infine ci sono i militari, che non solo occupano sempre più i posti di governo, ma che usano anche il presidente per rafforzare un potere che lo stesso Lula non ha mai intaccato. 

bolsonaro

Premesso questo, mi dispiace dire che non è stata una cattiva gestione, quella di Bolsonaro, al contrario: è una gestione perfetta secondo i principi non solo di Bolsonaro ma anche molto diffusi nei pregiudizi di una classe media nazionalista e desiderosa di espandere il controllo su questa area immensa. Quindi il partito ruralista affiancato da cercatori d’oro e altre pietre preziose è il beneficiario esplicito del governo

Cosa ci sai dire sulla situazione delle tribù indigene dell’Amazzonia?

È una tragedia di cui si intravedono solo gli effetti, che saranno ben più visibili nel prossimo futuro. Il mio caro amico Xavante, Domingos Mahoro’e’o, è morto sui gradini di un ospedale pubblico senza nemmeno la possibilità di entrare per curarsi. Le diverse culture indigene o native – non amo il termine eurocentrico di tribù – cercano di usare alcune medicine locali senza grossi risultati, mentre medici e infermieri in condizioni di semi-volontariato cercano di somministrare le medicine. A Manaus c’è stato e c’è tutt’ora l’epicentro della cosiddetta variante brasiliana e le immagini di centinaia di bare hanno fatto il giro del mondo. Manca tutto, specie la possibilità per i malati di respirare. Forse la tragedia sarà inenarrabile.

La foresta amazzonica è considerata il polmone del mondo, al suo interno c’è un patrimonio inestimabile di biodiversità. Eppure è sottoposta a leggi e interessi locali. Esiste un modo per preservare questo bene comune, senza prevaricare leggi e diritti del paese in cui si trova?

Attualmente no. Un orgoglio nazionalista molto presente tra i brasiliani, come accennavo, non accetta che l’intera Amazzonia sia “posseduta” – così dicono loro – da una ristretta minoranza indigena su cui hanno enormi preconcetti. Gli interessi sono locali e nazionali, quindi. Il Brasile è un paese sovrano ma le sue politiche sulla biodiversità e la sostenibilità si discutono nelle sedi internazionali. Quindi si tratta di sottoporre a dura critica le politiche, non la sovranità, del governo brasiliano. E poi ricordiamoci che ogni governo non si identifica con lo Stato, tranne negli stati dittatoriali. Attualmente c’è una crescente opposizione al governo che si manifesta con lo sbattere le panelas (pentole) fuori dalle finestre. Inoltre la sconfitta di Trump isola a livello internazionale il governo Bolsonaro.

xavantes
Bambini Xavantes

Parliamo di Lula. Da figura chiave della rinascita dell’America latina al carcere per corruzione e ora di nuovo in libertà e pronto a giocare un ruolo nella politica brasiliana. 

È un intrigo. Una trappola architettata per un banale appartamento in una cittadina molto popolare. Attraverso alcune persone corrotte e in cattiva fede (si sapeva da sempre ma ora è ufficiale), il giudice Moro ha incastrato per corruzione Lula. Il fine era di rendere impossibile la sua partecipazione alle elezioni, che avrebbe probabilmente stravinto contro Bolsonaro. Nonostante la campagna di odio e falsità che tutta la stampa e i media hanno rovesciato contro di lui, Lula è ancora molto popolare. Sebbene tutti i giornali lo odino: A Folha, O Estado, Rede Globo. Lo stesso trattamento è stato riservato alla Presidenta Dilma Rousseff. Una legge banale e di secondo piano è stata usata per l’impeachment. 

Chi è stato a tramare? 

I nomi sono chiari. Il Presidente del Senato, poi arrestato; il Vicepresidente della Repubblica, Michel Temer, anche lui arrestato. Insomma, le forze che dicevo prima hanno creato il classico sistema del carciofo, mangiando ogni foglia dei partiti tradizionali per dare via libera al loro candidato. Lula si è comportato con estrema correttezza ed eleganza. Ricordo bene che, nel giorno in cui si doveva consegnare alla polizia, si trovava nella sede del sindacato – del suo sindacato – la CUT, che aveva creato contro la dittatura. Intorno alla sede c’erano migliaia di militanti e lui è uscito dopo un discorso memorabile, avvolto dalla folla. 

Il capitale industriale dovrebbe appoggiare Lula perché durante il suo governo c’è stata una grande espansione economica, coinvolgendo nel consumo aree sociali prima escluse attraverso programmi come Bolsa familia (un programma di welfare che fornisce aiuti finanziari alle famiglie brasiliane in stato di povertà). Eppure è una borghesia miserabile, sottomessa a quella finanziaria, ruralista e dell’informazione. Le stesse università pubbliche, pur ottime, hanno rettori controllati sempre dai governi statali o federali. Infine, gli strumenti social o di messaggistica, come Facebook e Whatsapp, sono stati determinanti per la vittoria di Bolsonaro, facilitando la diffusione di fake news con le stesse tecniche ben collaudate per Trump. La sinistra è ancora molto arretrata sulla comunicazione digitale.

Come mai i brasiliani sono passati da Lula a Bolsonaro?

Sono brasili differenti. La destra è sempre stata fortissima in tutta l’America Latina, ma in Brasile da tempo si andava affermando un cambiamento sotterraneo, ma neanche troppo, che ho percepito grazie a diversi indicatori, a partire dal cambiamento religioso. Un tempo la teologia della liberazione (corrente di pensiero teologico cattolico che mette al centro l’emancipazione sociale e politica di tutti gli esseri umani, ndr) era diffusa specie nelle aree indigene e nelle favelas, portata avanti da straordinarie figure di sacerdoti che, più che evangelizzare, volevano testimoniare la loro fede con la presenza sociale. Poi il cardinale Ratzinger, quando dirigeva la Propaganda fide (attualmente Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, ndr) ha praticamente distrutto tutte queste figure. Le periferie o favelas sono state egemonizzate da un’alleanza tra narcotrafficanti ed evangelici. La chiesa cattolica è diventata marginale o inesistente. 

amazzonia

I motivi sono complessi, ma potremmo riassumere dicendo che per le classi subalterne il successo non deriva dalla sola capacità di consumo – e qui sta l’errore “sociologico” e, ancor prima, culturale di Lula – ma dall’avere Dio con loro, il loro Dio, quello del vecchio testamento. Quando trent’anni fa feci ricerche etnografiche su queste chiese rimasi impressionato per la violenza oratoria e la partecipazione popolare. Era chiaramente una strategia vincente e avvolgente. Vi è tutt’ora una repressione sessuale che ai miei occhi era chiarissima, nonostante – e forse grazie a – un apparente permissivismo. Un odio feroce contro gay o trans, al punto che il Brasile ha il maggior numero di questi omicidi. 

Infine c’è stata una campagna tv, soprattutto da parte della rete Globo, difficile da spiegare: il Tg dura un’ora, dettagliatissimo e professionale, tutto su e contro Lula, ogni giorno, martellante, fino a chiamare masse di persone per strada contro l’ex presidente, oltraggiando la sua figura di “operaio”. Queste cose le ho viste e fotografate quando vivevo ancora là. Tutto questa situazione ha preparato il “golpe bianco” di Bolsonaro, l’emergere trionfante di una figura astuta, mediocre e demagogica. 

Quanto è democratica la democrazia brasiliana oggi?

Bella domanda. A differenza dell’Argentina, non si sono mai processati i torturatori e gli assassini dei vent’anni di dittatura. Fu una clausola che i partiti dovettero accettare per la transizione del 1983-84. Neanche Lula, che ai tempi era stato incarcerato, né Dilma, torturata, hanno tentato di iniziare questo processo, nonostante i tanti documenti pubblicati in dettaglio. 

Considerate poi che è diffuso un certo razzismo, mai del tutto esplicito, ma sotterraneo, basato su istruzione e denaro. Le telenovelas sono un esempio notissimo, nelle quali as negras sono sempre e solo domestiche o persino serve. La deputata statale Marielle Franco è stata uccisa perché donna, afro-brasiliana, gay, sociologa, nella sua favela. E pare che il figlio di Bolsonaro sia coinvolto, ancora non è chiaro fino a che punto, nell’omicidio: nonostante ciò è stato il deputato più votato nello stato di Rio de Janeiro, proprio perché ha preso a calci e distrutto la lapide in ricordo di Marielle. 

Il sistema della droga è egemonico, riproduce la diffusione senza limiti di cocaina ed erba, non di eroina, oltre che di sostanze super-tossiche che sniffano i ragazzini. Nessuna democrazia è perfetta, ma in Brasile è tutto ancora nelle mani dell’élite bianca. Il sistema scolastico si basa su un meccanismo perverso che permette agli studenti più ricchi, che hanno frequentato le scuole migliori, di accedere all’università pubblica, gratuita e di altissimo livello, mentre di fatto spinge gli studenti delle classi marginali verso le università private, carissime e scadenti. Questo sistema a forbice riproduce il classismo, ma riformare il modello è troppo complesso. Nelle tante università dove sono stato (tranne Salvador o Manaus), docenti, studenti, presidi e rettori sono bianchi, i funzionari sono misti, mentre alle pulizie sono tutti afro-discendenti. Adesso qualche “nativo” sta entrando nelle università grazie a delle borse di studio.

Il Bene e il Male esistono?
carrello

Da antropologo cosa ti affascina così tanto del Brasile e quale aspetto di questa cultura credi che sia per noi di insegnamento?

Tanto! Ho vissuto la transizione dalla dittatura alla democrazia fin dal 1984. I sincretismi culturali sono di una potenza affascinante, nelle arti e nelle musiche in particolare: mescolano stili, tonalità, ritmi. Le culture indigene, come quelle Bororo e Xavante, sono un tesoro dell’umanità da preservare e favorire: con loro ho vissuto emozioni indimenticabili. In ogni luogo mi sono sempre trovato bene, l’ho viaggiato in lungo e largo, da solo e non: mai avuto difficoltà, sapevo sempre come accedere a un’accoglienza amicale che è ancora forte e diffusa. Ho stretto amicizie profonde che durano.

Il candomblé (religione tradizionale diffusa in Africa e Brasile, dove è stata portata da sacerdoti africani e fedeli che erano stati deportati come schiavi) è una religione molto affascinante. La musica è la forma poetica brasiliana per eccellenza: straordinaria e diversificata, popolare e d’avanguardia come le migliori architettura a São Paulo, la mia seconda città. Qui ho potuto incontrare Lina Bo Bardi, architetta nata a Roma e affermatasi proprio in Brasile. 

Mi è piaciuto insegnare in tante università e fare ricerca sia nei flussi urbani che nelle culture indigene. Ho anche l’orgoglio di ricordare che il mio libro su São Paulo scritto più di vent’anni fa è ancora un testo citato e analizzato per comprendere la città. Insomma, sebbene il mito della cordialità di Gilberto Freyre sia in gran parte, appunto, un mito, ho sempre avuto la possibilità di vivere questa cordialità umanissima. Infine ci sono spazi enormi meravigliosi che porto con me. La bellezza della natura che sopravvive è un lascito che deve essere per tutti. Confesso che avevo intuito da anni che tanto, se non tutto, stava cambiando nel paese. Sarà possibile tornare in questo “mio” Brasile? Secondo me sarà molto, molto difficile.

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