Arianna Porcelli Safonov, fare ridere (e fare rabbia) per il piacere di pensare
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Raramente mi emoziono prima di fare un’intervista. Sono molti anni, ormai, che faccio questo mestiere e sono abituato un po’ a tutto. Quando mi sono trovato a intervistare Arianna Porcelli Safonov per Matrix è dentro di noi, però, ero in ansia. Come si fa, infatti, in mezz’ora e a distanza, a confrontarsi con una performer che ogni giorno pubblica video di satira un po’ su tutti i temi a me cari, con sagacia, ironia, autoironia, passione e rabbia? Che domande fare, che non risultino subito banali? Come evitare di risultare macchiettistico come i personaggi da lei dipinti? Decido di buttare il cuore oltre l’ostacolo e l’intervista comincia.
Arianna, intrattenitrice, scrittrice di libri, comica satirica, creatrice di formati TV web e live, tra le altre cose viene dalla grande città – Roma – ha vissuto all’estero e poi si è trasferita in micro-paesini tra i monti, “scappando” dalla città. Partiamo proprio da qui allora. Chiedo ad Arianna come sia questa sua “nuova vita”: «Gli svantaggi sono tutti scritti nel mio libro “Fottuta campagna”… di vantaggi ce ne sono svariati. Io tifo per l’Appennino, che inizia dalla pianura padana e si estende fino quasi all’Africa. Credo in questa terra straordinaria, rimasta pura perché abbandonata. Sono sei anni che mi privo della città per cercare di liberarmi. Credo che il male si trovi in città; forse una banalità, ma lo dico per esperienza personale. Sconsiglio sempre alle persone di andare a vivere in campagna – anche perché se no ci invadono! –, ma stare qui, soprattutto in questo periodo, mi ha salvato».
E proprio dalla città da cui Arianna è scappata arrivano molti spunti per i suoi attacchi satirici, che diventano anche un modo per fare un bilancio di vita. Prima del Covid 19 si ritrovava ad analizzare quelle che definisce le “patologie urbane”, i piccoli tic della vita ordinaria. Il SUV, il cibo biologico, le varie mode. Arianna ama smascherare l’inganno dietro un’abitudine, un progetto di vendita, una nevrosi. Tutti aspetti di cui – così afferma – è vittima anche lei. Per questo si schiera contro tutto ciò che è di tendenza, pur sapendo che tutti ne siamo attratti. Attraverso la risata, cerca di mettere in evidenza le assurdità che ci circondano. Apericene, prodotti biologici a prezzi costosissimo, affitti eccessivi per vivere in città, smartphone, like, condivisioni, follower e molto altro ancora. Un’analisi della vita in citta interrotta, in parte, dalle restrizioni dell’ultimo anno che hanno costretto anche lei a cambiare il modo di scrivere e di arrabbiarsi.
Secondo Arianna, il mondo non starebbe cambiando in meglio. «Sono tantissime le cose che mi fanno incavolare: l’ignoranza ricercata, strumentale alla volontà di non voler sapere, perché è comodo. La menzogna in tutte le circostanze. Mi indigna anche profondamente la mancanza di coalizione, soprattutto rivolta alla cittadinanza. Siamo sempre più lontani da quello che avrebbe voluto Garibaldi, anche se pure lui ha fatto un sacco di cazzate…».
La sua è una satira che crea rottura per costruire e ri-costruire. Tutti temi scottanti e fortemente provocatori, come quando parla di teatro al tempo del Covid-19. «Io non credo di far parte di una categoria più svantaggiata rispetto ad altre. Mi fanno ridere quelli che dicono “mamma mia quando riapriranno i teatri” o “mi manca il teatro”.. il teatro non mancava prima. Se chiediamo alle persone più vicine a noi, quante di queste andavano a teatro prima delle restrizioni? Perché dovrebbe mancare un settore che prima era ignorato? Tra l’altro, noi italiani siamo attratti da quello che vedono tutti, al contrario di quanto accade in Spagna, l’ultimo paese in cui ho vissuto. Il pubblico spagnolo insegue gli attori emergenti e i progetti nuovi, poco conosciuti».
Arianna attribuisce molte colpe alla stampa e al giornalismo in genere, inclusa quella di aver generato e stimolato pesantemente la paura nel corso di quest’ultimo anno. La sua missione è fare ridere per ridare forza ai sogni e alle passioni e ridare il giusto obiettivo ai bisogni sociali, che non sono solo quelli dei disperati, ma di tutte le persone. Come dichiara spesso, la sua è una risata che fa esclamare “che vita di merda!”. Un esempio su tutti, il tema della disparità di genere. «Credo che il femminismo, senza temere di offendere nessuno, debba rendersi più discreto e debba riconoscersi. Ci sono tanti femminismi e la maggior parte di essi sono nocivi».
«Il femminismo sta mettendo la donna contro gli uomini. Io sono per tutti i generi, purché abbiano senso, però mi spaventa l’indebolimento del sesso maschile di cui il femminismo non è l’unico colpevole. Fateci considerare la parola donna come un’evoluzione della parola persona, non come una condizione biologica. Qualcosa da meritarsi non con la nascita, ma col fuoco. Non sono i sostantivi maschili trasformati in femminili che a me interessano. A me interessa andare per strada tranquilla che non mi tocchino. Mi inquieta che nessuno parli di abusi sugli uomini, che ci siano molti uomini che, nel momento in cui ci si separa, non hanno più diritto sui figli, reddito e casa. Più che parità di genere, parlerei di armonia di genere».
Chiudiamo sull’informazione e il suo giudizio è spietato – ma non ve lo svelo! Dovete guardare il video incluso in questo articolo per scoprirlo! Saluto Arianna consapevole che il suo è sguardo lucido, contro ogni retorica e luogo comune. Una risata tragi-comica che ci riporta a tu per tu con noi stessi e la via che conduciamo. Poi sta a noi scegliere ogni giorno come vivere. Oltre ogni Matrix sita dentro o fuori di noi.
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