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Torino - Il concetto di felicità rappresenta un elemento fondamentale nella vita delle persone. Al giorno d’oggi il ricorso a questo termine rischia però di essere abusato, al punto che non riusciamo a darne un significato univoco, proprio come succede per la parola benessere.
Così il Movimento Mezzopieno, la rete italiana della positività, in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, ha da tempo avviato un percorso di ricerca e di confronto sul tema della promozione della felicità e del benessere, con un approccio interdisciplinare che coinvolge la psicologia e la filosofia, passando per l’economia e la medicina.
A partire dal 10 febbraio, per un totale di dieci incontri, prenderà il via il corso sulla felicità, sotto forma di laboratorio pensato per studenti e studentesse iscritti al corso di laurea magistrale in Psicologia del lavoro e dell’organizzazione. Si potrà così approfondire cos’è la felicità attraverso il racconto di esperienze nel campo dell’educazione, della comunicazione, della comunità e delle organizzazioni. In questo modo gli studenti potranno sviluppare un pensiero critico riguardo le diverse forme che la felicità e il benessere possono assumere nei diversi ambiti di vita.
Come racconta Marta Casonato, psicologa e responsabile dell’ufficio studi di Mezzopieno e Semi Onlus, «l’obiettivo del laboratorio è quello di trasmettere a studenti e studentesse l’importanza di focalizzarsi non solo sul risultato delle proprie azioni e del proprio lavoro, ma anche sullo stare meglio e sul far star meglio gli altri. Un insegnamento per rimettere al centro i bisogni più autentici, sia in ambito professionale che nella vita quotidiana».
“Insegnare” a portare il buono nella propria vita e in quella degli altri
Quello con le università è un percorso che Mezzopieno ha avviato nel 2007 con la creazione della prima cattedra dedicata al filosofo Raimon Panikkar, che aveva dedicato la sua vita al dialogo interculturale e interreligioso, sull’economia della felicità presso l’Università di Torino. E proprio con l’Università si è occupato in questi anni di sviluppare nuovi strumenti di conoscenza e supporti didattici per diffondere nuovi stili di vita.
«Il pensiero positivo è quell’aspetto latente che collega fra loro la soddisfazione per la propria vita, l’ottimismo e l’autostima. Gli studi ci dimostrano che è strettamente connesso a molti indicatori di benessere come la salute, la depressione o la stabilità emotiva. Ma “pensare positivo” non significa essere irrealistici o sognare ad occhi aperti». Per questo, ci ricorda, è importante allenarsi a vedere il buono nelle proprie vite e trarre forza da quel lato “mezzopieno”, rivolgendo lo sguardo al lato “mezzovuoto” per impegnarsi a migliorare le cose.
«Ci aspettiamo che questo laboratorio possa rivelarsi un’occasione interessante e formativa per gli studenti, soprattutto in questo momento storico. In fondo anche il corso più frequentato di sempre all’Università di Yale – “Psychology of Good Life” – è nato dall’osservazione di uno stato di malessere degli studenti del campus e sulla base di questa condizione ha proposto di approfondire il tema della felicità. Parlare di questi argomenti si è rivelato e può ancora rivelarsi una scelta vincente».
Parlare di felicità e benessere in tempo di Covid
Parlare di felicità e benessere ha particolare valore in un contesto storico, epidemiologico e medico come quello che stiamo vivendo, in cui sembra difficile pensare si possano sviluppare occasioni di realizzazione personale o momenti di gioia. Risulta ora ancora più importante per ognuno di noi comprendere come mettere in moto i cambiamenti per uscire dalle situazioni di difficoltà e recuperare la cosiddetta “arte di vivere”, ovvero la capacità di uscire dalla realtà e immaginarne altre.
In riferimento alla situazione attuale, le ultime ricerche mostrano che la percezione della sostenibilità è diventata una variabile importante nello studio della felicità e del benessere. Solo se percepiamo di essere sostenibili e di poter avere un futuro sostenibile, sono possibili la felicità e il benessere. Siamo così passati da una definizione in termini di successo personale, spesso attribuita alla felicità, a una visione di successo collettivo e globale.
Come racconta la professoressa Angela Fedi «posso essere felice non solo se io riesco ad avere successo, ma anche se ho successo insieme alle persone, con il mondo addirittura. Rispetto ai contesti contano le relazioni. Ad esempio, dal punto di vista dell’economia, sappiamo quanto più contino i beni relazioni rispetto a quelli materiali, per produrre intorno a noi e dentro di noi felicità e benessere».
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